Sono andato al ristorante vegano e…sono sopravvissuto!4 min read

Avevo accettato l’invito più per cortesia che per convinzione, se qualcuno però volesse tradurla “tirchieria” sarebbe nel giusto, avendo esplicitamente messo in chiaro che la spesa “eventuale” non sarebbe rientrata nella mia diaria da Vinitaly.

 

 Dunque ho accettato la serata vegana. Mi son detto “Ci vuole più coraggio per soffrire che per agire” (questa la devo aver letta da qualche parte) e dunque ho agito.

 

Mosso dall’egoismo e dalla penuria di contante, esco dal parcheggio VIPITALY, quello per la stampa, ed entro nell’ARREMBITALY, il parcheggio della plebe in centro a Verona e adiacente il Ristorante Flora.

 

L’ingresso è bene in vista su una strada trafficata e fuori c’è anche un marciapiedi dove si può andare per fumare, o a fare petting vegano tra un piatto e l’altro (cos’è il petting vegano? Boh!). Un consiglio: se volete restare individui tridimensionali, nel marciapiede mettetevi spontaneamente attaccati al muro e di profilo, prima che vi ci spiaccichi un SUV.

 

Dunque, la serata era organizzata dal gruppo di vignaioli Bio delle Marche per presentare la seconda edizione di Terroir Marche. Una simpatica kermesse, viste le premesse direi anche enogoduriosa, che si terrà ad Ascoli dal 20 al 22 maggio.

 

Dentro di me pensavo "Resto solo per un paio di piatti e poi mi invento una scusa e telo via. Una cena vegana! Io, che se fosse vero il detto “siamo ciò che mangiamo” dovrei grufolare, non potrò di certo resistere a lungo” . Ma…c’è sempre un ma! Piano piano si insinua un altro pensiero: una cura, una terapia ecco il modo per non pensarci, un rifugio nell’immaginario, insomma.

 

Ma ho dei compagni di tavolo divertenti, solidali e curiosi, su tutti svetta Gian Paolo Gravina ed un altro ragazzone che mi sta di fronte e magna come un bufalo; un erbivoro suppongo.

 

La serata inizia bene, il clima però è teso, tutti hanno letto il menù e aleggia una certa preoccupazione. Il primo piatto, secondo il menù, dovrebbe essere “sfere di legumi croccanti con salsine speziate” ma quello che arriva in tavola non gli assomiglia. Boh, ci siamo detti, si vede che nel mondo vegano le sfere non sono sferiche. Il piatto è portion-minimal e, mio malgrado, sono costretto a difenderlo dal gigante verde che mi siede di fronte.

 

Neanche un minuto dopo, mentre stavano già per inscenare lo sciopero della fame, arriva la prima topica. Infatti ecco che ruzzola sul tavolo il piatto vero e proprio: quattro belle sfere sferiche.

 

 La spiegazione degli ingredienti, più abbondante del cibo, verte sul mondo dei legumi; proteine e ingredienti vari che coprono tutto l’alfabeto vitaminico dalla A alla Z. Sarà la fame, ma sono davvero gustose e rotolano giù che è un piacere.

 

Avete mai mangiato spaghetti raw? Beh, questi non dovreste perderli: spaghetti raw di daikon e carote al pesto morbido(l’unica cosa morbida del piatto) con pomodori secchi e noci. E’ il secondo piatto; freddo, croccante sul filo del coriaceo eppure interessante.

 

Però meglio aiutarne la discesa nell’infestino* con del vino; c’è una abbondante scelta di liquidi ottenuti da fermentazioni alcoliche generosamente messi a disposizione dai vignaioli bio. La cena prosegue e, tra un intervento ed un piatto, spassoso quello di Corrado Dottori ed il Tofu strapazzato che lo accompagna, ci si avvia verso il dessert. Sulla carta è il piatto più assonante con l’idea di dessert che coltivo nel mio intimo, Intrigo alle diverse consistenze di cioccolato con croccante di nocciole.

 

Non sono mancati richiami alla tradizione Koreana, la selezione di fermentini (tutti aspettavano quelli tronco-conici, ma niente!) era un tributo, almeno credo, alla pratica dell’hansik.

 

Che posso dire? Anche se è passato un po’ di tempo, ricordo bene tutti i piatti, cosa che non mi capita di frequente. Una parte del merito è del titolare, un signore davvero gentile e prodigo di spiegazioni, orgoglioso del suo lavoro e alquanto competente.

 

Alla fine sono passati a chiedere se avremmo gradito un caffè a base di cicoria; vicino a me qualcuno ha esclamato: cicoria? Del resto, ho pensato, dopo una cena davvero godereccia come questa,  la mazzata finale te la devi aspettare!

 

 

*infestino: l’inferno che regna nell’intestino.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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