Se Paolo e Francesca avessero prodotto Sangiovese di Romagna8 min read

"Paolooo. PAOLOOOOOO! PAAAOOLOOOOOO!!

"Amor, Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese…. Uffa! Arrivo, Madonna Francesca, arrivo! Proprio ora che mi stavano venendo dei versi carini. Arrivo, state calma.”

“Calma un paio di zebedei! Hai preparato le giare di vino per quell’oste di Rimini?”

“Ma che fretta c’è leggiadra fanciulla. Tanto il carro, condotto da quel bel moretto, passa a prenderle dopodomani. Cosa mai potrà accadermi se tosto non svolgo lo compito affidatomi, vado all’inferno?”

L’inferno te lo fa vedere tuo fratello Gianciotto. Se quando torna non l’hai preparate  prende quei rotolini  dove scrivi le tue rime da quattro soldi e li brucia insieme a te.”

“Con il sangue del mio sangue me la vedrò io, gentilissima Madonna. Piuttosto, ma voi non riposate mai, non fermate mai le bionde chiome nel rimirar un tramonto, una goccia di rugiada…”

“E chi la manda avanti l’azienda? Le tue rime?

“A proposito di rime. Sentite queste, mi sembra che abbiano a risuonar piacevoli. “Quali colombe dal disio chiamate/con l’ali alzate e ferme al dolce nido/vegnon per l’aere dal voler portate.”

“Paolino, Paolino. Te l’abbiamo detto milioni di volte. Tu per scrivere versi non sei portato! Se non la smetti di perdere tempo finisce che tuo fratello s’arrabbia  di brutto e poi non so davvero come va a finire.”

“Madonna Francesca, lo vostro disprezzo per il mio talento mi rende l’animo triste e sconsolato. Grazie a dio non conosco altre donne come voi. Vi dedicate ad un procelloso compito che ben sarebbe lasciar ai maschi."

Detto questo Paolo si girò e, mogio mogio, se ne andò a preparare il carico di Sangiovese di Romagna per l’osteria di Rimini. Come penso sappiate Paolo e il fratello Gianciotto, assieme alla moglie di quest’ultimo, Francesca, gestivano l’azienda agricola “Il Paradiso di Francesca” che produceva soprattutto Sangiovese di Romagna DOMC (Denominazione d’Origine Medievale Controllata).
In realtà l’azienda la mandava avanti Francesca, perché Gianciotto era sempre in giro a vendere e Paolo….insomma, l’avete visto, non è che desse un grande aiuto.

Però nel XIV° secolo una donna che comandava a bacchetta degli uomini non è che fosse una cosa tanto naturale. Per questo cominciavano a girare delle voci: qualcuno diceva che Paolo e Francesca erano rimasti  troppo tempo da soli in cantina, che Paolo le aveva dedicato dei versi…insomma, si sa come vanno le cose. Tutto questo non immaginando minimamente quello che voi avrete sicuramente capito: Paolo tendeva… all’altra sponda, pur mascherandosi ( a parte quando era con Francesca, di cui si fidava) dietro panni assolutamente virili.

Gianciotto era un gran brav’uomo, nonché di larghe vedute per l’epoca ma, batti un giorno, batti due, batti tre, alla fine anche lui incominciava ad avere qualche dubbio, anche perché non sospettava minimamente che il fratello…. poi Francesca era parecchio più giovane di lui e lui…beh, non è che fosse proprio un’adone. Insomma, alla fine si era quasi convinto della tresca e così aveva preparato un piano per sorprendere i due sul fatto.

Aveva finto di partire per il solito giro e invece era rimasto in zona e, sul suo cavallo stava per rientrare in azienda e scoprire (pensava) gli amanti sul fatto. Mentre cavalcava, pur essendo come detto un buon uomo e per niente incline alla violenza, era in preda a pensieri sempre più neri del tipo “Anche se non li scopro adesso non è detto che non siano amanti…..poi alla taverna tutti mi guardano e, o sorridono o girano la testa dall’altra parte…qui bisogna proprio che, amanti o no, se voglio continuare ad essere rispettato, qualcosa faccia. Qualcosa che non dia adito a dubbi”. E mentre pensava accarezzava, quasi senza volerlo, l’elsa della spada.

Insomma non è che per Paolo e Francesca le cose si stessero mettendo bene.

Paolo nel frattempo era sceso in cantina a prendere la prima delle giare da portare fuori. Volendo dimostrare di saper fare il suo lavoro senza bisogno di aiuto, purtroppo fece un casino. La Giara gli scivolò, lui riuscì comunque a tenerla ma un fianco battè su uno scalino. Si apri una crepa che in breve diventò una fessura ed il vino cominciò, piano, ad uscire.

Paolo, pensando alle conseguenze, iniziò a gridare:

“Madonna Francesca, Madonna Francesca! Presto, venite!!”

Nel frattempo però un po’ ragionava: così cerco e velocemente trovò dei vasi più piccoli e riuscì a far si che il vino non andasse quasi per niente perso. 

In quei minuti accaddero altre due cose. Francesca si precipitò in cantina e Gianciotto arrivò di nascosto in azienda e vide Francesca correre in cantina chiamata da Paolo.

Come Francesca entrò in cantina si rese conto che il danno non era poi così importante  (qualche litro di vino e una giara non sono una gran cosa) e si tranquillizzò. Però doveva farla scontare a Paolo e quindi:

“Ma guarda che casino hai fatto! Tutto per fare da solo. Ora vorresti una mano prima che arrivi Gianciotto. E io te la dovrei dare??”

Giaciotto in realtà era arrivato ma si trovava piuttosto distante. Sentendo e non sentendo captò solo “….te la dovrei dare” e gli si gelò il sangue.

Ma non gli si gelò la mano, che volò all’elsa della spada mentre si avvicinava, furtivo, alla cantina. Nel momento in cui stava per girare l’angolo e fare una strage sentì il fratello dire:

"Lo so, Madonna Francesca, è tutta colpa mia! Stavo pensando a quel bel garzone dell’oste e non ho fatto attenzione.”

“Dai dai” lo rincuorava Francesca “Può capitare a tutti e poi stai attento a come parli. Io sono una donna e posso capirti, ma se tuo fratello sapesse che….insomma, ti piacciono…. i maschietti, passeresti guai su guai.”

Gianciotto, che stava per irrompere in cantina con la spada sguainata, si bloccò come un cane da caccia nella punta al fagiano e, facendo una faccia da perfetto beota, si accorse di non averci capito niente.

Pensate come può rimanere uno che, nel 1300,  crede di avere la moglie zoccola ed invece scopre che ha il fratello gay. Gianciotto, era in preda a un gorgo di sentimenti opposti: rabbia e gioia,  frustrazione e soddisfazione, sorpresa e contentezza. Forse fu per questo che nella posizione di punta al fagiano ci rimase più di qualche minuto.

Nel frattempo in cantina il sangiovese della giara era salvo e Paolo e Francesca si stavano concedendo un po’ di riposo. Visto che attorno c’è solo vino, iniziarono a berne un goccio, poi due e insomma, in pochi minuti ne buttarono giù almeno un calice bello colmo. Francesca il vino lo reggeva, Paolo un po’ meno e così si senti autorizzato a dare libero sfogo alla sua repressa vena poetica.

“Madonna Francesca, in vostro onore reciterò dei versi. E’ la prima parte di una storia d’amore tragica, ci sto rimuginando da stanotte.” E così alzando il calice al cielo, declamò:
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
 la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
“Dovrebbe far parte di un poema più ampio, una specie di viaggio nell’aldilà dove il poeta incontra tante persone. Cosa ne dite?”

“Paolino, Paolino. Te l’ho già detto. Non ci sei portato per scrivere versi!”

In quel momento Gianciotto, sempre dietro la porta di cantina, ebbe il classico colpo di genio. “In una botta sola” pensò “Mi libero del fratello e delle sue…tendenze (non erano tempi in cui una cosa del genere non potesse avere ripercussioni in famiglia n.d.r) e faccio cessare tutte le voci sull’adulterio.”

Così  entrò in scena, pardon, in cantina; fece finta di stupirsi e di arrabbiarsi per la giara rotta, però disse al fratello che aveva ascoltato i suoi versi e forse non erano così brutti come gli aveva sempre detto.

“Sai cosa facciamo”concluse guardando negli occhi Francesca, che prima si era stupita ma ora cominciava a capire- Ti mando a studiare a Florenzia, lì è pieno di poeti. Ne conosco uno, un certo  Alighieri. Mi dicono sia bravo; se gli fai leggere quei versi e magari gli piacciono, son convinto che ti potrà aiutare.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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0 responses to “Se Paolo e Francesca avessero prodotto Sangiovese di Romagna8 min read

  1. Carlo,
    mi propongo per tradurre i versi come sarebbero stati veramente usando l’idioma locale…
    …anche se devo dire che il Riminese è distante anni luce dal Faentino/imolese che parlo io…
    Un po’ come il fiorentino e il senese basso (montalcino, montepulciano…)

    Ciao e a presto.

  2. Vai con la traduzione che leggere Dante in romagnolo mi intriga non poco!

  3. Le cose, forse non saranno andate esattamente in questo modo, quel che è certo che la versione del Macchi è veramente divertentissima.

  4. Se tu sapessi quante volte sono stato su alla rocca di Gradara (anche prima che l’ultima nobildonna concedesse un fracco di stanze alle visite pubbliche) in da bambino, quindi da 50 anni! Sarebbe stato meglio, pero’, se Paolo e Francesca avessero prodotto del buon Verdicchio, visto che al giorno d’oggi lassu’ te lo devi andare a cercare col lanternino se vuoi gustarti una piadina coi fiocchi. E’ davvero assurdo che abbiano cambiato la tradizione e servano vini bianchi di tutt’Italia ma la stragrande maggioranza non serve il Verdicchio! L’ultima volta, vicino all’ingresso principale del borgo antico, l’anziano titolare della piadineria cui avevo mostrato una foto in bianco e nero con me sbarbatello adolescente, mia madre e lui ancora giovane, anziche’ mettere in forno piadine gia’ pronte sul bancne, me ne ha impastate di persona una decina sotto il naso dei miei famigliari, me le ha cotte e servite, ma ha dovut mandare a prendere il Verdicchio ad almen un quart d’ora di distanza chissa’ da chi, perche’ mi ha detto che non puo’ piu’ tenerl, in quanto nessuno lo vuole. Di Chardonnay, anche del Veneto, ne ha invece una barca, perche’ tutti glielo pretendono! Insomma, e’ come se Paolo e Francesca li avessimo uccisi noi per la seconda volta!

  5. Caro Mario, mala tempora currunt, anche se…sulla piada….io preferisco il lambrusco.

  6. Carlo, ho appena duellato per un buon Lambrusco sul piatto nazionale polacco “bigos” (salsicce e crauti) con chi preerisce il Riesling renano (sic !), percio’ mi va benissimo anche sulla piada (e sulla piadina). Mia madre preferiva il Verdicchio, a 15 anni il primo vino che ho potuto bere in sua presenza era il Verdicchio, sia a Rimini che a Sant’Arcangelo di Romagna, con i pesciolini fritti anche in cartoccio oltre che con la piadina. Quello che volevo sottolinearti era che avevo letto negli occhi di quel piadinaro tradizionale una profonda tristezza per aver dovuto mandare una ragazza a prendere il Verdicchio a un quarto d’ora di distanza, mentre trent’anni prima ce l’aveva nel suo negozio in bella vista, soltanto perche’ ormai la gente di passaggio in uno dei piu’ famosi lughi turistici di Romagna vuole soltanto vini dal nome altisonante francese. Sono tutti cornuti e Gianciotti!!!

  7. I tempi cambiano ma i ricordi belli e profumati come quelli che da qualche tempo ci stai regalando, restano.
    Grazie!

  8. De nada, Carlo. In quanto ai “ricordi belli e profumati” il maestro pero’ sei tu. Non so quanti ti abbiano letto nella rubrica “Sapori Perduti” di Enotime, ma io ti ho letto certamente e quel tuo modo di raccontare ha avuto effetto anche su di me, percio’ te ne saro’ eternamente grato. Spero di esserlo anche a Stramou…

  9. Carlo, con un po’ di calma ti traduco tutto…versi danteschi compresi. Poi te lo mando per mail. Ciao.

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