Se i vitigni fossero serial killer3 min read

Se i vitigni fossero serial Killer………

…non riuscirebbero a sfuggirci .

L’analisi del DNA li individua senza scampo, anche dopo la spremitura e le fermentazioni.

Non è neanche una notizia, si sapeva . Me lo confermano i biotecnici  con vocazione agricola , nelle chiacchere del coffee-break.
Funziona anche con l’olio, benchè quasi tutto il DNA venga buttato via con l’ acqua di vegetazione : ci sono olii monocultivar certificati con l’ analisi del DNA .

Nel convegno “Tracciabilità e Qualificazione del vino e dell’ olio “, l’ Università di Firenze – Polo Scientifico & Tecnologico  ha proposto nuove tecniche di analisi per l’ Agricoltura . Il convegno era organizzato con Confindustria e Camera del Lavoro di Firenze .

Più che per l’ identikit degli uvaggi, le biotecnologie sono state proposte per la diagnosi delle malattie delle piante, in una fase molto precoce, quando ancora non manifestano sintomi . Il mal dell’ esca e la flavescenza dorata della vite, la rogna dell’ ulivo, possono essere individuate nel materiale di vivaio , allo stato latente e nei portatori sani . Una bella alternativa, rispetto all’ espianto dell’ intero campo, che è obbligatorio quando si manifesta anche un solo caso .
En passant ho appreso che il mal dell’ esca ormai colpisce le piante giovani, mentre , fino a qualche tempo fa , sfoltiva i vigneti vecchi .
Ho appreso anche di una pesante vertenza in corso, fra vivaisti toscani e clienti australiani, anzi fra Toscana e Australia, per una partita di pianticelle di ulivo che ha introdotto in Australia la rogna . Erano portatori del tutto asintomatici. Con le tecniche di analisi del DNA , l’ infezione sarebbe stata diagnosticata .

Mi hanno colpito le tecniche di analisi mutuate dalla …Geofisica !  si va a misurare la percentuale di certi isotopi rari e si individua l’ origine del vino o dell’olio .
E’ la stessa tecnica con cui vengono caratterizzate e datate le formazioni geologiche, analisi di routine per un laboratorio geotecnico.

Una relazione era dedicata all’ isotopo Stronzio 86 . Riportando in grafico le percentuali misurate nei vini della Campania e del Lazio ,i punti si raggruppano in due nuvolette ben distinte : la percentuale nei vini della Campania  è la stessa dell’ eruzione Vesusuviana del 79 ( Pompei, Ercolano , Plinio ), la percentuale nel Lazio è quella dell’ eruzione dei Colli Albani . La Toscana è più complicata , quindi più divertente per il ricercatore – comunque ben  distinguibile  da Campania, Puglie …e chi vuol intendere intenda .

Per l’appunto lo Stronzio…La relazione scivolava verso una sorta di effetto Trapattoni
 ( ricordate la mitica conferenza in tedesco, quando se la prendeva con l’ indisciplinatissimo Strunz ) .
Altri isotopi più decorosi permettono di individuare adulterazioni o manipolazioni . Ad esempio , l’ aggiunta di zucchero ai mosti viene individuata , perché la percentuale di isotopi rari ( Deuterio, Ossigeno 18 , Carbonio 13 …) sono diverse nello zucchero autoctono e in quello aggiunto , e non cambiano quando lo zucchero diventa alcol . La presenza di Deuterio nell’ acqua ( ovvero l’ acqua pesante ) varia a seconda delle località , e ci hanno fatto vedere una mappa dell’ Europa con le varie percentuali di Deuterio , arondissement per arondissement, provincia per provincia .

Infine,  se si vuole la tracciabilità totale , si inserisce un chip nella barbatella e si legge alla volè come un codice a barre
Dunque, se il vitigno fosse un pregiudicato in libertà vigilata, anche in questo caso non riuscirebbe a sfuggirci . 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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