Anche l’udienza del 15 dicembre sembra indicare in maniera chiara che la “Sauvignonopoli” friulana, in cui quasi una ventina di aziende sono state accusate di aver utilizzato sostante illecite nella produzione del vino, sia soltanto una bolla di sapone.
Infatti già da qualche giorno si sapeva che il responso del perito Mario Malacarne, della fondazione Mach di San Michele all’Adige, escludeva l’utilizzo di sostanze diverse da quelle naturali nei campioni analizzati.
L’avvocato Giuseppe Campeis, difensore della quasi totalità dei produttori, all’uscita dal tribunale ha affermato che “Per i produttori è andata bene. I periti hanno confermato che non esiste prova scientifica dell’ uso da parte dei produttori di vino dei prodotti dell’enologo".
L’enologo in questione è Ramon Persello, indicato dall’inchiesta della procura come la persona che avrebbe fatto usare in diverse cantine delle sostanze non consentite dalla legge.
Quindi il palco accusatorio, che tanto ha fatto parlare (e sparlare) sembra si stia sgonfiando velocemente e speriamo che a breve si possa affermare che i sauvignon dei produttori “incriminati” non hanno niente di diverso dagli altri e soprattutto niente di illecito.
Resterà comunque la macchia sul mondo del vino friulano di un’inchiesta che fin dall’inizio ci era sembrata solo, appunto, una brutta bolla di sapone.

