Sauvignonopoli in Friuli: riflettiamo prima di lapidare3 min read

Per uno che ama il Sauvignon friulano la notizia dell’incriminazione di  Ramon Persello, consulente  di diverse aziende friulane, con l’accusa di aver creato sostanze chimiche per migliorare gli aromi del sauvignon e di averle proposte e vendute alle aziende con cui collaborava, friulane e non, è di quelle che colpiscono.

 

Se poi andiamo a vedere (leggi qui) l’elenco delle cantine perquisite dai Carabinieri e quindi, in buona sostanza indagate, la cosa colpisce ancora di più.

 

Mi colpisce non solo perché in questo folto gruppo di ottimi produttori vi sono nomi di cari amici, ma anche cantine che  hanno fatto la storia recente del Sauvignon friulano.

 

Non conoscendo gli atti e le inchieste effettuate dalle forze dell’ordine non me la sento di puntare il dito a destra e a manca, ma voglio invece invitare tutti ad evitare una specialità tipicamente italiana, quella di fare di tutte le erbe un fascio.

 

Se, e ripeto se, le aziende perquisite risultassero effettivamente coinvolte, si potrebbe allora iniziare ad attribuire colpe a destra e sinistra, ma per adesso credo convenga stare alla finestra e fare alcune semplici considerazioni, che mi sento di rendere pubbliche visto che assaggio i vini di quasi tutte queste aziende oramai da molti anni.

 

Le 15 aziende friulane (lascio per un attimo da parte le due fuori regione) producono tutte sauvignon più o meno buoni, ma soprattutto  con stili enologici completamente diversi. Questo porta a vini che hanno aromi e strutture completamente diverse: da una parte ricordano molto quelli che io definisco “aromi neozelandesi” e dall’altra tonalità invece più “locali” dove le note vegetali si sposano ad altre componenti aromatiche.

 In questo grande “arco aromatico” ci sono vini che sono quasi all’opposto uno dell’altro e per questo ho qualche dubbio che la stessa “pozione magica”, se è stata usata, abbia dato risultati così diversi.

 

Qualcuno potrebbe dire che potevano esserci “pozioni” diverse, ma non credo ci voglia Mago Merlino per far sentire il peperone più o meno maturo in un sauvignon friulano.

 

Certo, l’accusa a Persello e il coinvolgimento di tante cantine è una macchia gravissima per il mondo friulano del vino, ma prima di gettare l’abito macchiato e di scagliare addosso anatemi invito tutti a vedere la situazione con un’ottica  più ampia.

 

Sono anni che in Friuli agronomi bravissimi studiano il sauvignon e cercano di svilupparne, in vigna, alcune caratteristiche. Il loro lavoro, serio e approfondito, presentato in convegni internazionali e avvalorato da migliaia di dati reali,  è sotto gli occhi di tutti e il rischio adesso potrebbe essere quello di gettare via il bimbo con l’acqua sporca, colpevolizzando ricercatori e cantine che invece andrebbe premiati per quanto stanno facendo.

 

Per questo invito tutti a riflettere, magari assaggiando un buon sauvignon friulano.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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0 responses to “Sauvignonopoli in Friuli: riflettiamo prima di lapidare3 min read

  1. sono d’accordo. si è passati da che i nomi non si facevano neanche a esito inchiesta a un’anticipazione gratuita che non può che portare danno sia ai nominati che al comparto al completo.
    Un giornale serio dovrebbe pensarci duecento volte prima di tirare solo acqua al suo mulino, quella gente paga un prezzo alto a prescindere se ha sbagliato o no, e questo non è assolutamente giusto.
    Il fatto stesso che probabilmente si tratti di una soffiata di qualche “rivale” la dice lunga sulle ombre che ci sono dietro a questa faccenda.
    Intanto Tiare ha già  dichiarato la totale estraneità  ai fatti…

  2. Invito alla cautela ed attesa per l’esito delle indagini ! Se qualcuno avrà  compiuto dei reati ( da dimostrare ) verrà  punito, ma non ho trovato corretto divulgare i nomi delle 17 aziende indagate ! Abbiamo assistito a casi ben piu’ eclatanti e non abbiamo mai saputo i nomi dei sofisticatori, in questo caso andrei con le molle ! tanto è vero che qui :
    http://www.winetaste.it/sauvignon-connection-lamarezza-dei-produttori/
    non ho ancora pubblicato i nomi !!
    Speriamo sia una bolla speculativa lanciata da qualche concorrente invidioso !

  3. Il pericolo dell’aggiunta di qualche goccia di aromi sintetici ai vini o della correzione all’origine degli aromi per via dei lieviti selezionati da altre uve era già  stato paventato dai Sommelier nel 2003 al MiWine. Ne avevamo parlato con una ventina di loro impegnati in una stupenda verticale di Verdicchio. Ma prima di sbattere il mostro in prima pagina, visto che non si tratta di avvelenare proprio nessuno, è meglio ritirare il ditino facilmente accusatorio e attendere l’esito delle indagini. Si rischia di gettare fango su aziende fiorenti che possono subirne perdite incalcolabili e poi magari si scopre che la soffiata era stata fatta ad arte. Piedi di piombo, in questi casi.

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