Per uno che ama il Sauvignon friulano la notizia dell’incriminazione di Ramon Persello, consulente di diverse aziende friulane, con l’accusa di aver creato sostanze chimiche per migliorare gli aromi del sauvignon e di averle proposte e vendute alle aziende con cui collaborava, friulane e non, è di quelle che colpiscono.
Se poi andiamo a vedere (leggi qui) l’elenco delle cantine perquisite dai Carabinieri e quindi, in buona sostanza indagate, la cosa colpisce ancora di più.
Mi colpisce non solo perché in questo folto gruppo di ottimi produttori vi sono nomi di cari amici, ma anche cantine che hanno fatto la storia recente del Sauvignon friulano.
Non conoscendo gli atti e le inchieste effettuate dalle forze dell’ordine non me la sento di puntare il dito a destra e a manca, ma voglio invece invitare tutti ad evitare una specialità tipicamente italiana, quella di fare di tutte le erbe un fascio.
Se, e ripeto se, le aziende perquisite risultassero effettivamente coinvolte, si potrebbe allora iniziare ad attribuire colpe a destra e sinistra, ma per adesso credo convenga stare alla finestra e fare alcune semplici considerazioni, che mi sento di rendere pubbliche visto che assaggio i vini di quasi tutte queste aziende oramai da molti anni.
Le 15 aziende friulane (lascio per un attimo da parte le due fuori regione) producono tutte sauvignon più o meno buoni, ma soprattutto con stili enologici completamente diversi. Questo porta a vini che hanno aromi e strutture completamente diverse: da una parte ricordano molto quelli che io definisco “aromi neozelandesi” e dall’altra tonalità invece più “locali” dove le note vegetali si sposano ad altre componenti aromatiche.
In questo grande “arco aromatico” ci sono vini che sono quasi all’opposto uno dell’altro e per questo ho qualche dubbio che la stessa “pozione magica”, se è stata usata, abbia dato risultati così diversi.
Qualcuno potrebbe dire che potevano esserci “pozioni” diverse, ma non credo ci voglia Mago Merlino per far sentire il peperone più o meno maturo in un sauvignon friulano.
Certo, l’accusa a Persello e il coinvolgimento di tante cantine è una macchia gravissima per il mondo friulano del vino, ma prima di gettare l’abito macchiato e di scagliare addosso anatemi invito tutti a vedere la situazione con un’ottica più ampia.
Sono anni che in Friuli agronomi bravissimi studiano il sauvignon e cercano di svilupparne, in vigna, alcune caratteristiche. Il loro lavoro, serio e approfondito, presentato in convegni internazionali e avvalorato da migliaia di dati reali, è sotto gli occhi di tutti e il rischio adesso potrebbe essere quello di gettare via il bimbo con l’acqua sporca, colpevolizzando ricercatori e cantine che invece andrebbe premiati per quanto stanno facendo.
Per questo invito tutti a riflettere, magari assaggiando un buon sauvignon friulano.

