Quattro salti in Australia. Terza parte: Tasmania3 min read

Dopo tanti anni di matrimonio ancora non riesco a credere che mia moglie, capace com’è di inimmaginabili slanci affettuosi nei confronti delle piante, sia poi totalmente insensibile verso la vite.
Probabilmente resterà un mistero il disinteresse coniugale per la mamma della bottiglia da vino, ma tant’è.

Sarà utile, almeno spero, prima di proseguire condensarvi qualche informazione sulle denominazioni in uso: ciò potrebbe tornare utili ai lettori di Winesurf. Beninteso, niente che non si possa trovare facendo una opportuna ricerca internettiana, ma vogliamo mettere la comodità di averla già belle che condita?

Allora iniziamo con le denominazioni: dapprima viene lo stato, poi la zona, quindi la regione ed infine la sub-regione. Esempio: Stato=Victoria, Zona=Port Phillip, Regione=Yarra Valley. Per avere diritto all’utilizzo delle G.I.(Geographical Indication) come nell’esempio precedente il vino deve essere fatto con un minimo dell’85% di uve provenienti dalla regione Yarra Valley e con la medesima percentuale della varietà che si intende utilizzare in etichetta. Tutto qui.

 

Detto questo, il nostro wine-tour ci porta in Tasmania, la splendida isoletta(tre volte la Toscana)  che si trova al largo di Melbourne. Secondo il sistema delle G.I. la si deve suddividere in tre regioni, Northern, Southern e East Coast e pochi dubbi vi sono riguardo al fatto che sia considerata tra le zone del nuovo mondo più promettenti per la realizzazione di spumanti, a base sauvignon blanc e pinot noir, grazie sopratutto al suo clima fresco. In generale sono i Pinot Nero a guadagnare un piccolo bonus di eleganza,mentre i Sauvignon Blanc hanno caratteri a volte estremizzati, pungenti ed acri, ma indiscutibilmente varietali.

Meno caratteristici i Riesling, che trovano nelle piu’ vocate Clare ed Eden Valley le migliori espressioni. Gran parte e’ dedicata al Pinot Gris e allo Chardonnay. Quest’ultimo, le rare volte che non viene fermentato in legno, evidenzia interessanti spunti esotici di rara finezza, ben lontani da certi modelli caricaturali piuttosto diffusi e proposti "by the glass" un po’ ovunque. L’azienda di riferimento, nota a molti amanti del vino italiani e’ Piper Brook Vineyard (Northern Tasmania) distribuita, mi pare, da Vino&Design. I suoi spumanti targati Kreglinger sono considerati i migliori esempi possibili nel nuovo mondo.

Attualmente la Tasmania può contare su una settantina di aziende e poco più di una dozzina sono nella parte sud, dove ho fatto qualche assaggio ed ho potuto constatare che il livello dei vini può definirsi soddisfacente.

Hobarth e’ un buon punto di partenza per iniziare a bere, nei locali si può scegliere il consumo "a bicchiere" e farsi velocemente un’idea di cosa poi andare eventualmente ad approfondire.

Purtroppo non si ha mai tempo a sufficienza, dunque mi sono giocoforza accontentato di un giretto nella Southern Coast, dove ho incontrato la simpatica Sharon Vishacki della Panorama Estate. E’ una piccola aziendina di una decina di ettari e la visita in cantina non rivela sorprese di sorta. Nessun marchingegno diabolico, ma solo presse italiane, fermentini australiani e barrique ultra vecchie francesi e americane. I vini assaggiati: uno Chardonnay 2008, lievemente tostato ma eccessivamente dolce nel frutto, un Pinot Nero 2008 dall’insolito colore rosso-viola profondo che non brillava per eleganza, un po’ troppo potente e sbilanciato sul frutto della ciliegia e addolcito dall’alcol, infine un Sauvignon Blanc 2010(ben 25 dollari australiani!!!!) dal notevole tono erbaceo che a me ha ricordato l’uva spina.

Vini a parte, la cosa più proficua e’stata lo scambio di battute con Sharon: e’venuto fuori che condividiamo parecchi problemi legati al vino. Anche quà i giovani periscono stordirsi con birre e mix di alcolici anche se i controlli sono severi, i prezzi troppo alti(se lo dice lei…) e i consumi interni in calo non controbilanciati dall’export.

Mio malgrado, proprio quando cominciavo a credere di parlare un buon inglese, e’ suonata la campanella delle 17.00 e la bella Sharon guardando l’orologio ha esclamato: sorry but i’ve two kids waiting for me! Insomma paese che vai, lamento che trovi.
Stay tuned… prossima puntata McLaren Vale, Barossa, Coonawarra e poi qualche spigolatura..

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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