Quattro salti in Australia: seconda parte4 min read

Confido nel fatto che siate arrivati sono in fondo al precedente articolo e  vi stiate annoiando a tal punto da decidere di seguire anche il secondo pezzo sull’Australia, che è essenzialmente focalizzato sull’argomento vino.

Prima di tutto devo confessare che provo una certa simpatia per come gli australiani affrontano l’universo vino. Una simpatia nata grazie ad un paio di serate che organizzai per conto di AIS Romagna; a raccontarci la storia del vino in Australia, dalla prima vite ai giorni nostri, venne Massimo Pernicone, un giovane che aveva studiato approfonditamente la materia per parecchio tempo a Adelaide, ma sopratutto aveva frequentato assiduamente l’ambiente vitivinicolo.

Una simpatia che sconfina nel pieno apprezzamento se si guarda alla loro legislazione: chiara, semplice e tutt’altro che vessatoria, e poi per le strutture di ricerca e l’approccio aperto verso le innovazioni.
Le aree interessanti per l’esplorazione enoica in Australia non sono numerosissime, ma se si osserva un Atlante ci si può rendere conto che le distanze tra loro possono essere enormi, specie se il percorso scelto è da coprire in auto nel breve periodo di un mese.

Il mio inizia proprio da Melbourne e dalla Yarra Valley, un’area di quasi 4.000 ha di vigneto, che si trova ad est di Melbourne ed alla stessa latitudine (nel nostro emisfero) di Catania. Viene considerata una tra le aree vitivinicole d’Australia dal clima più fresco, ed in effetti giriamo di giorno con le felpe anche se è piena estate; la temperatura di notte è sui 12/14 gradi, mentre di giorno sinora non ha mai superato i 24.

Il primo vigneto, l’attuale Yering Station, risale al 1838. La casa Moet & Chandon stabili in quest’area la sua base australiana nel 1986, poi sono arrivati i De Bortoli ed i Mc Williams, le grandi famiglie del vino.

Forse a noi europei non dice nulla, ma nel 1889 Chateau Yering (Yering Station) vinse il Grand Prix alla mostra di Parigi. Un fatto certo è che gli australiani danno molta importanza ai concorsi enologici. Le aziende partecipano con entusiasmo ed il pubblico, che si fida molto del giudizio "incorruttibile" degli esperti, risponde acquistando preferibilmente i vini premiati.

I suoli della Yarra,nella sua parte mediana sono di origini antiche, composti da argille sabbiose intervallate da arenaria evolute. Nelle altre parti, alta e bassa valle,sono geologicamente più giovani, friabili e colorati di rosso.  Le varietà più diffuse sono lo Chardonnay ed il Pinot Nero, ma per la serie " non ci facciamo mancare nulla" si trovano anche Sauvignon  Blanc, Gewurtztraminer, Marsanne, Roussanne,Semillon, Verdelho, Verduzzo, Viognier e Pinot Gris, e poi naturalmente Cabernet Sauvignon, Merlot, Malbec e Petit Verdot. Manca nessuno? Direi di no! Nella Yarra Valley si produce poco, il raccolto medio e’ sensibilmente più basso se paragonato ad altri stati australiani e si aggira sulle 5,3 tonnellate per ha. Il che conferma una certa vocazione a voler fare vini di qualità.

E qui il discorso si fa più complicato, o meglio più articolato. Secondo i canoni australiani, la qualità di un vino è anzitutto "pulizia" e nitidezza espressiva. Un vino deve essere il più possibile fruttato e non avere nessuna nota amara. Sui vini rossi poi entra anche in ballo la componente "tannino" e sono convinto che sia assai difficile per un bevitore australiano capire i diversi livelli di maturità, compattezza e profondità di un tannino.

Per la maggior parte dei consumatori, le ricchezze, le sfumature e le complessità espressive non sono apprezzate se non, per l’appunto, da una piccola fascia di consumatori esperti che hanno arricchito il loro gusto bevendo vini europei.

E’ un punto di vista che forse noi, con una certa superficialità, tendiamo a liquidare come "sempliciotto".  I vini della Yarra, i pochi che ho assaggiato erano tutti Pinot Nero  (Yering Station Pinot Noir 2008,Tarrawarra Estate Reserve Pinot Noir 2008, Billanook Estate Pinot Noir 2004, Seville Estate Pinot Noir 2009) e avevano il dono di farti sentire come Frate Indovino.

Ci metti il naso dentro e non puoi fare a meno di esclamare: ehi, ma questo e’ Pinot Nero! Lontano dai nostri e sideralmente opposti ai borgognoni(ma loro li descrivono come "burgundy style") i P.N. della Yarra sono esplosivi al naso, molto fruttati e ricchi di sapore. Gradevoli nella loro semplicità, quasi scenografici. Insomma, non esattamente il massimo per un Pinot Nero, non almeno per come lo intendiamo noi  e credo che sia proprio questo uno dei punti più interessanti.

Infine una precisazione obbligatoria: lungi, ma proprio lungi da me l’idea che si possano formulare giudizi attendibili sui vini australiani senza alcuni prerequisiti che io non ho: tempo a disposizione e campioni numerosi e di varie annate ed una adeguata esperienza specifica. In questi frangenti non si va oltre le semplici impressioni. Stay tuned per la prossima…Tasmania e altro….  (segue….)

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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