Quattro salti in Australia: parte quarta, Coonawarra4 min read

Da Melbourne ad Adelaide ci sono circa un migliaio di chilometri, parte dei quali si percorrono sulla Great Ocean Road.

Una volta arrivati a Mount Gambier si taglia verso l’interno per la Fleury Peninsula. E’ questa la strada che passa per Coonawarra, una delle zone vitivinicole riconosciute come pregiate del South Australia.

L’area di Coonawarra e’ estesa si e no una cinquantina di km, ma prima di arrivare a ridosso dei vigneti, si passa  per una immensa area di rimboschimento a pini, se si proviene da sud, ed un’altra,altrettanto estesa di pascoli e seminativo se si va in direzione opposta.

Come in molte altre zone vitivinicole d’Australia i produttori amano esibire con malcelato orgoglio a quando risalgono la messa a dimora della prima vite e la prima vendemmia. In questo caso,secondo gli annali del Coonawarra Wine Center, siamo rispettivamente al 1890 e 1895. Durante l’estate australe, i circa 5.500 ettari di vigneto, (7% della prod.australiana) quasi completamente irrigati, appaiono ai viaggiatori come un’oasi verde, una differente macchia di colore che interrompe le sfumature di giallo dei pascoli oramai bruciati dal sole.

Il suolo del Coonawarra e’ unico, proveniente com’è dall’evoluzione di antichissime acque lacustri. La parte argillosa che qui viene definita  "aeolian clay" (suppongo voglia significare un particolare tipo di creta ricca di elementi) e’ combinata con un’alta componente di calcare a formare una sorta di cresta pianeggiante.

Territorio vocato alla valorizzazione del Cabernet Sauvignon, che qui copre il 60% del vigneto, a Coonawarra si coltivano anche Shiraz(20%) Merlot e Chardonnay(7% cad.) con risultati meno rilevanti.

Resto sorpreso, leggendo alcune tabelle, che il clima questa regione e’ definito "fresco", perfetto per la vite e del tutto simile al clima di Bordeaux. Mi pareva un po’ azzardato e così sono andato a verificare ed e’ risultato che la media di 600mm di pioggia che cadono annualmente su Coonawarra, sono molto simili alla media della Maremma che agli 800mm di Bordeaux, senza voler considerare i sette gradi di latitudine di differenza. Nei rispettivi emisferi, logicamente.

Detto questo e sorvolando sulle differenze relative ai suoli, qui particolarmente ricchi di ossidi di ferro, mi piace sottolineare  l’estrema facilita di esplorazione della zona; la segnaletica direzionale delle Aziende abbonda sulla strada principale che da Penola, dove inizia il piatto Coonawarra, arriva fino al suo termine, la cittadina di Naracoorte. Anche sui Blocks, i singoli appezzamenti, viene indicato il proprietario e il reticolo di stradine laterali che portano alle aziende più defilate sembrano fatte seguendo i principi delle centauriazioni romane. Squadre e rettangoli dentro ai quali e’ impossibile non orientarsi alla perfezione.
Ma se orientarsi e’ facile, lo e’ meno trovare il coraggio di scendere dall’auto in questa area "fresca" dove se stai fermo al sole due minuti,dopo puoi friggerti le uova sulla testa(la mia e’ più adatta di altre) e tostare il pane sul tetto dell’auto.

Le aziende vitivinicole sono circa una trentina, anche se quelle di riferimento , tanto per fare qualche nome, sono la storica Wynns e Zema Estate, poi ci sono vigneti che appartengono ai grandi marchi tipo Penfolds e Petaluma,ma non mancano anche "piccoli" produttori come Balnaves of Coonawarra che realizza vini davvero notevoli.

Difficile poi trovare collegamenti tra i vini assaggiati e le parcelle di provenienza, anche secondo l’opinione del ristoratore che ci ha rifocillato durante l’esplorazione, e’ più corretto parlare di stili aziendali in quanto il vigneto Coonawarrense e’ assai omogeneo sia come suoli che come esposizioni, visto che trattasi di tavola piatta.

Qualche nota sui vini:  il Cabernet-Merlot 2009 (annata buona) di Balnaves e’ seducente per chi ama i toni fruttati, ha note prorompenti di cassis e more con un lieve tocco mentolato e tannini robusti che la permanenza nei legni ancora non ha arrotondato. Il Cabernet Glengyle di Wynns e’ più setoso e ha note di ribes nero sufficientemente eleganti e carezzevoli e ha un finale più teso e vibrante. Anche un marchio noto come Yalumba,dopo aver comprato per anni uva nella regione per i suoi Cabernet, recentemente e’divenuto proprietario di un vigneto da cui proviene il C.S. The Menzies 2008, un rosso dalla trama fitta e densa, al naso sorprendentemente surmaturo rispetto ad una bocca dagli accentuati toni minerali molto sfumati; finale eccessivamente tostato.
Gli unici vini che mostrano un profilo più terroso sembrano essere quelli di Zema Estate; il suo C.S. 2008 rinfresca la dolcezza del frutto grazie a qualche nota di legno di cedro nel finale. I tannini però a me sembrano polverosi, meglio il suo Shiraz che ha approccio di naso delicato, legno dosato e tannini ultra fini.

Dopo una giornata di assaggi sono convinto che nonostante sia una enclave piuttosto isolata, (rispetto alle altre zone vitivinicole del South Australia) da queste parti si facciano vini piuttosto interessanti, specie se targati Cabernet Sauvignon, anche se quasi sicuramente questo vuol dire che viene impiegato un 15% di altre uve. Fatto di cui, a giudicare dalle facce alle mie domande, non frega niente a nessuno.

Stay tuned….prossima McLaren Vale e Barossa…e poi considerazioni di un italiano in cerca di vinun australianensis.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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  1. Intanto complimenti e invidia da parte mia, proprio alcuni giorni fa mi trovavo a studiare i vini australiani a Londra, che non e’ come essere li’ dove sei tu adesso.
    Alcuni dei vini piu’ interessanti che ho assaggiato venivano da Margareth River, che certo non e’ proprio a due passi, ma se ci vai sono curioso di sapere cosa ne pensi. Buon viaggio.

  2. Grazie. Purtroppo l’area di Perth e della Margaret River non rientra nei piani. Avendo a disposizione un solo mese, ho mediato con mia moglie per la Tasmania.

  3. altra zona interessante, ma sicuramente fuori mano per te, e’ la Hunter Valley, specialmente per il Semillon, magari qualcosa in giro per bar e ristoranti riesci a trovare. Buona continuazione

  4. Decisamente dalla parte opposta o quasi rispetto ad Adelaide è l’Hunter Valley. Ci sono stato una settimana, nella Lower Hunter Valley ed un giorno, da perfetto coglione dissi alla famiglia “Visto che state sempre qui ad aspettarmi oggi facciamo un salto in Upper Hunter valley da Petaluma. Ci vorrà  una mezz’oretta”. Non avevo fatto i conti con le misure delle carte australiane. Tre ore ad andare e tre ore a tornare. infamato a turno da figli e moglie per giorni e giorni.

  5. E l’escursione termica?E l’uso di truccioli o altri aromatizzanti?
    sui ristoranti?ci sarà  qualche stellina michelin.
    Sono vini da invecchiamento?E’ tutto shiraz,merlot,cbernet,in quella zona

  6. In ordine sparso: escursioni termiche scarse, eccetto Tasmania. Ma non e’ che l’aria sia esageratamente calda, e’ il sole che brucia parecchio. Trucioli: durante le mie ispezioni non ho notato sacchi sospetti, ma molte barriques che dire esauste e’ poco. Tuttavia sono certo che vengano usati in alcuni vini. Le percentuali dei vitigni le ho scritte sopra, naturalmente ho trascurato qualche decimale. Sono da invecchiamento? Qualcuno si e qualcuno no, presumo, ma non saprei esserti più preciso. Sui ristoranti ci vorrebbe un capitolo a se, un portafoglio ben rigonfio e molto tempo da trascorrere nelle grandi città . Nella prossima cercherò di rispondere più dettagliatamente.

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