Quattro salti in Australia: Mclaren Vale5 min read

Siamo alle battute finali e il mio viaggio volge al termine; una volta lasciato Coonawarra alle spalle non resta che entrare nella McLaren Vale e quindi puntare diritti verso la destinazione ultima, la Barossa Valley.

La McLaren Vale si trova una quarantina di km sotto Adelaide e, a differenza del Coonawarra che può essere considerata un’area priva di variazioni altimetriche e dal suolo piuttosto uniforme, ha un andamento morfologico molto diverso. Già il profilo altimetrico della McLaren Vale, valutandola a sguardo dalle prime alture della Fleury Peninsula, appare decisamente più sinuoso, specie nella parte sud-orientale, laddove si innalzano le Sellicks Hill Range e, in parte, anche verso nord-est con la parte meridionale dei Lofty Ranges che ne abbozza i confini.

A est il mare, fungendo da volano termico, determina condizioni climatiche del tutto differenti da quelle della vicina Barossa Valley. Anche sui suoli non mancano elementi di forte caratterizzazione, come dimostra l’esistenza di sette differenti tipologie di terreni risultanti da un’approfondita indagine geologica promossa dalla McLaren Vale Grape, Wine and Tourism Association.

Evito di dilungarmi sull’argomento, per non mettere inutilmente alla prova la vostra soglia di attenzione. Ne fornirò comunque copia, scannerizzata in technicolor, a chi avrà il coraggio di chiedermela. Secondo l’opinione di Simon Glade-Wright, il Wine Educator (così recita il biglietto da visita) di Rosemount Estate, questa diversità di terreni è all’origine della notevole ricchezza espressiva dei vini della regione.

L’estensione dell’area, che è di quasi 8.000 ha, è per la maggior parte (6.000 ha) a uve rosse con oltre la metà a Shiraz, un migliaio a Cabernet Sauvignon, 500 a Grenache e 300 a Merlot; il resto, in parti uguali,a Matarò, Petit Verdot, Pinot Noir, Cabernet Franc, Sangiovese e Tempranillo.

La superficie bianchista è occupata da Chardonnay(750),Sauvignon Blanc e Semillon(150 cad.) e poi in quote variabili tra 15 e 100 ha, troviamo Chenin Blanc, Verdelho, Viognier,Pinot Gris, Riesling e Marsanne. La Rosemount Estate è una delle realtà di maggiori dimensioni, nonchè una delle più antiche della McLaren assieme a Hardys. Possiede vigneti in ogni parte d’Australia e sospetto che acquisti anche molta uva, infatti produce qualcosa come 3 Milioni di casse da 12 bottiglie (dozens) partendo da una proprietà di 325 ha. Per me è un ottimo punto di partenza per gli assaggi e si rivela ancor più vantaggioso per il fatto di avervi incontrato Simon, il Wine Educator.

Da lui apprendo che l’orientamento dei produttori di vino è quello di diversificare ed arricchire, con vini da “Italian grapes variety”, le proposte al consumatore. Quest’ultimi sono vini molto richiesti e apprezzati dai clienti australiani, dice Simon, ma ancora non riesco a farmi convincere ad assaggiarli.

Scelgo invece, per il primo round dalla linea Diamond Label (sui 20 AUD), Sauvignon Blanc 2011, Riesling 2010, Chardonnay 2010 e Pinot Grigio 2010, che si rivelano ben fatti, espressivi ed intensi (il Riesling sin troppo) ,  ma un po’ appiattiti sul versante assaggio. A parte la sponda sapida che offre il Sauvignon, in bocca si bruciano velocemente lasciando il dubbio di averli bevuti o meno.

Ed è un po’ questo il filo conduttore dei bianchi di altre cantine, Scarpantoni, Serafino, Oxenberry, ecc. Buoni vini, frutto di una tecnica irreprensibile,ma dai  contorni così netti e precisi che finisci presto con il perdere interesse. Li bevi punto e basta.

 

All’opposto la situazione dei rossi, su questo versante è più facile entusiasmarsi, vuoi per la vasta scelta di etichette, ma anche per un maggior dinamismo espressivo. Tra i Flagship Wines (Top di gamma), da 40 a 70 AUD, di Rosemount risalta il Balmoral Shiraz 2008 dal naso voluttuoso che mi ricorda le carnose e grosse ciliegie della Tasmania ed in bocca è talmente vellutato che ti chiedi se abbia o no i tannini.  Il GSM 2010 (Grenache/Shiraz/Mourvedre) un taglio molto popolare da queste parti è, al contrario, più stimolante, naso meno plateale e più indirizzato su note speziate e una bocca che, seppur sempre levigata, mostra di possedere una spinta più fresca.

Altro assemblaggio interessante è il Graciano-Mataro-Grenache 2011, naso letteralmente pepato e bocca più sottile e di assetto verticale con un gradevole ritorno di pepe, dovuto al contributo dell’uva Graciano.

Ben diversi i vini di Serafino: lo Shiraz Sharktooh 2008 spazia dal cioccolato amaro al cocco in una scia che ricorda la menta; l’assaggio è fresco, nervoso e il ricordo di certi vini “fruttatoni” è piuttosto lontano. Si beve d’un fiato.

Ancora diverso lo Shiraz di Scarpantoni: il suo Block 3 2008  è un effluvio di sentori dolci da legni, frammisto a note animali(un probabile contributo di una quota di Grenache) e in bocca c’è la novità di tannini “granulosi” e acidità marcata. E’ un po’ la riprova che la MCLaren Vale ha, se non altro sui rossi, una maggiore potenzialità espressiva.

Nutrita la batteria di vini da varietà italiane che la potente famiglia Serafino (ma anche molti altri, propone): un Lambrusco orribile (sembra una cagnina di romagna vecchiotta), un Lagrein che sembra un merlot dei colli bolognesi, un Sangiovese dignitoso ma inidentificabile, ed un Moscato ben fotocopiato da Asti, solo un filo meno fragrante.

Evidentemente questa generosa quantità di energia che i viticoltori mettono nel coltivare varietà italiane, e che i pochi consumatori australiani di vino  sostengono con le loro richieste, conferma quanta voglia (e necessità) di novità ci sia. Un indiscutibile indizio che il gusto in fatto di vini è in evoluzione.

Se questa è, più o meno, la fotografia del distretto meridionale di Adelaide, resta da esplorare ancora un bel po’ di aree interessanti. A partire dalle Adelaide Hills, purtroppo by-passate, pochi km a sud-est della città di Adelaide e che ingloba la piccola enclave tedesca di Hahndorf, la culla dei Riesling, dei Bratwurstel e dei Bretzel in terra australe, per continuare quindi con il distretto settentrionale di Adelaide.

Ad un’ora di auto a nord si trovano la Barossa Valley e poi, ancora più a nord la Clare Valley. Tutto ciò costituirà l’oggetto della prossima puntata, infatti, malauguratamente per voi, non c’è lo fatta a includere la parte finale quindi, stay tuned…..ultima puntata con Barossa e poi qualche considerazione.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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