Un’ altro anno è passato dal 2 giugno 2005, giorno in cui il mio caro amico Libero Masi e sua moglie Manuela Cheli vennero uccisi a colpi di mannaia nella loro casa di Nereto, in Abruzzo.
Libero, oltre ad essere una delle persone migliori che ho conosciuto era anche responsabile Slow Food e grande esperto di cibo e di vino. Molto spesso da lui ho avuto indicazioni su ottimi vini e prodotti abruzzesi e molte altre volte ho avuto quelle che potrei definire lezioni di vita.
Purtroppo queste lezioni non sono servite a lui ed a Manuela, se oggi stiamo a commemorarlo a quattro anni dal loro omicidio. Un omicidio che ha talmente tanti punti oscuri da non capire perché non sia divenuto uno di quelli più seguiti dai media. Libero faceva l’avvocato, era benestante ma non ricco. Non aveva nemici, la sua casa si trova in un paesino piccolissimo, dove di notte non vola una mosca: eppure una vera e propria mattanza come quella non è stata sentita da nessuno. Ad oggi non è spuntato ne un movente ne l’ombra di un possibile colpevole.
Con davanti agli occhi la villetta di Cogne, dove i RIS sono stati di casa per mesi, mi domando se sia stato fatto tutto quello che si poteva fare per trovare il colpevole. La casa è stata ispezionata con gli stessi metodi di Cogne? Possibile che non si siano trovate impronte digitali, di suole di scarpe o altro?
In questi quattro anni ho pensato spesso a Libero e mi sono accorto che la sua amicizia, la sua intelligenza, la sua cultura mi mancano. Scrivo per non dimenticarlo, per non farlo dimenticare a chi (e sono molti) lo ha conosciuto ed apprezzato in vita.