Quando a Cesena i vini sono brutali e pure selvaggi3 min read

E’ sin troppo facile ironizzare sul nome scelto da Fabio Venturi and friends per dare risalto al loro primo evento dedicato ai vini “naturali”. Brutale, alla ricerca del vino selvaggio: è questo il claim  utilizzato per richiamare gli appassionati alla manifestazione di Domenica 10 Marzo, presso il mercato centrale coperto di Cesena.

E difatti l’ironia non è mancata, da: “Si, dai brutalizzami finché ne hai ancora le forze declamata in falsetto” a “monta in sella alla Brutale* e vai a Cesena. Se non ci vai tu che sei un extra-brut, chi ci deve andare? Tutte le altre, per compassione verso voi lettori, le risparmio. Tuttavia, il nostro  kapo, cui non difetta una certa cultura, potrebbe non  esimersi dal prodigarsi in citazioni meno brutali pescando, probabilmente,  dal serbatoio sessantottino: “Perché le parole, questa precisione brutale che maltratta le nostre complicazioni? (Simone de Beauvoir).

Se dunque vi siete già fatti l’idea che Fabio Venturi, giovane ed autentico appassionato di vini “naturali”, volesse, sin dal nome scelto, trasmettervi l’idea , questa sì brutale, di violentare i palati, per resettare in qualche  modo l’idea di un gusto omologato, beh, siete in errore. Fabio, a specifica domanda, ci conferma di essere conscio del doppio senso suscitato scegliendo “Brutale”, nome che invece trae origine dall’omonimo movimento architettonico. Pochi sanno, architetti a parte, cos’è l’architettura brutalista: “Enormi edifici in cemento armato che negli anni Sessanta e Settanta si sono innestati con prepotenza nel cuore di tutte le città del pianeta o quasi. Molti dei quali, oggi, hanno un aspetto trascurato: segnati dallo sporco e dalla pioggia, di un grigio spudorato e privi di tutti quei piacevoli dettagli che rendono l’architettura più antica tanto a misura d’uomo. * credits: thevision.com.

Dunque, dalla 11,00 alle 19,00, una quarantina di produttori di vino, provenienti da ogni luogo italico, hanno proposto in assaggio e messo in vendita le loro bottiglie di vino. Purtroppo, e lo dico a malincuore, la prevedibile nutrita partecipazione del pubblico è stata in parte compromessa dalla bella giornata di sole; molti hanno preferito andarsene al mare a tutto vantaggio di chi è rimasto che ha cosi potuto scambiare più parole con i produttori ed assaggiare i vini con calma. Oppure partecipare al laboratorio “ il ruolo del vino naturale” condotto dal nostro collaboratore Francesco Falcone. A parte i produttori locali (romagnoli per chi legge), l’azienda Carussin, Gaspare Buscemi e Failoni, tutti gli altri mi erano ignoti, segno evidente che anche chi, come il sottoscritto, bazzica nel mondo del vino da quarant’anni, ha sempre qualcosa da imparare e da scoprire.

Credo anche che lo stesso principio valga per i produttori, molti dei quali si fanno centinaia di chilometri per farsi conoscere e magari vendere anche qualche bottiglia augurandosi almeno di recuperare le spese sostenute per il viaggio. Niente di Brutale, niente di terrificante, solo una dimensione artigianale, molto piccola, circoscritta ed indirizzata soprattutto alla Romagna sud-orientale, spontanea e schietta, specchio di un segmento che, con fatica e abnegazione cerca di farsi largo.

In generale è un movimento che riscuote un certo successo, a giudicare dal numero di eventi, dallo spazio occupato nei media, e dalla giovane età del pubblico. E ora, brutalizzatemi pure con i vostri commenti….

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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