Punteggi? Burton Anderson propone la “Rater Hater’s Revenge”4 min read

Mi lega a Burton Anderson, il giornalista che per primo ha fatto conoscere il vino italiano all’estero, un’amicizia e un rispetto reciproco di cui sono particolarmente orgoglioso.

Così quando ieri mi è arrivata una sua mail l’ho aperta immediatamente e dentro c’era quello che potrete leggere qua sotto. Per me non si tratta solo di un metodo di valutazione numerico ma una riflessione sintetica eppur profonda su quello che è diventata la critica enologica nel mondo, non fermandosi naturalmente ai soli giornalisti, più o meno specializzati ma comprendendo tutti coloro che il vino, oltre a berlo, lo giudicano pubblicamente.

Burton prende atto che oramai i voti sono un male necessario e allora prova a dire la sua, in maniera come sempre chiara e venata di quell’ironia e autoironia che lo contraddistingue.

Non vi anticipo niente altro, solo che le parole qua sotto dovrebbero far riflettere.

Il sistema che propongo non ha nulla del fascino dei giochi da 90 in su, ma potrebbe contribuire a portare sul campo un po’ di realtà, a lungo dimenticata.
Naturalmente, non sarà mai utilizzato da nessun altro oltre a me, ma se il principio ispirerà un solo rater a tornare a un po’ alla sana realtà, sarà un trionfo per me.
Da tempo mi sono rassegnato alla realtà che le parole non bastano a soddisfare i frenetici consumatori moderni di vino e che un sistema di valutazione di qualche tipo è un male necessario. La maggior parte dei degustatori sembra utilizzare il sistema dei 100 punti, anche se in pratica la gamma reale di vini bevibili per la maggior parte di loro è tra 80 e 100.

CI scusiamo ma questa è la copia ricevuta prima dell’uscita del libro e quindi ha la scritta “non in vendita”.

Inoltre ho notato che molti dei degustatori riconosciuti raggruppano i loro punteggi tra 90 e 100, quindi la maggior parte dei vini è compresa in un intervallo di 10 punti. Tenendo conto di questi fattori, la scala che propongo coprirebbe 10 punti, ma in modo flessibile, poiché i punteggi potrebbero essere espressi anche in decimali (per esempio, 5,3 o 6,9 o 9,7, anche se mi sembra inutilmente complicato).
Per fare le cose più semplici suggerirei che ogni punto possa essere aumentato con un 0.5, cioè 5.5 o 7.5 o 9.5, ma ovviamente non 10.5, che sarebbe più che perfetto… Oppure, in modo ancora più semplice, si potrebbero usare dei più o dei meno, come 5+ o 6- o 8+, forse per indicare che il vino è in evoluzione.
In ogni caso, l’idea è che la scala copra tutti i vini degni di considerazione, dal mediocre al divino.

L’ho chiamata, nella mia lingua madre, Rater Hater’s Revenge

1. Vini generalmente mediocri, ordinari o vuoti, usati al massimo per cucinare o come base per l’aceto.
2. Vini anonimi, bevibili in un attimo, per lo più provenienti da imbottigliamenti industriali, sempre a basso costo.
3. Vini di livello commerciale accettabile, ma raramente con una chiara personalità o identità: roba da supermercato e pure scontata, che dovrebbe essere venduta al dettaglio a meno di 5 euro.
4. Vini di qualità, gustosi e soddisfacenti, che potrebbero rientrare nella fascia dei 5-10 euro. In alcuni casi strettamente commerciali, ma in altri casi seconde selezioni di cantine degne di nota, in alcuni casi con origini certificate.
5. Vini molto buoni, ben fatti e con caratteristiche interessanti, provenienti da aziende o cantine di tutto rispetto, che dovrebbero costare al dettaglio tra i 10 e i 20 euro. Questa è probabilmente la fascia a cui i bevitori più esigenti sono più propensi a rivolgersi regolarmente. (Potrebbe corrispondere agli 80 punti del sistema dei 100 punti).
6. Vini di qualità ammirevole, sempre con identità specifiche e origini chiare e con un prezzo al dettaglio compreso tra 15 e 30 euro. (Potrebbe corrispondere a circa 90-94 con il sistema dei 100 punti).
7. Vini da molto buoni a eccellenti che soddisfano anche i bevitori di alto livello. (Potrebbe trattarsi di vini che non hanno ancora raggiunto i massimi livelli ma che sono promettenti).
8. Ottima qualità sotto tutti i punti di vista. Include la maggior parte dei vini di punta di denominazioni rispettabili, eventualmente corrispondenti a 93-97 da parte di valutatori generosi).
9. Eccellente, qualità assoluta raggiunta da pochissimi vini al mondo. (Questo comprende i vini che ottengono da 97 a 100 dai valutatori più accaniti).
10. Perfetto, ovvero irraggiungibile. Vini da sogno a cui forse solo pochi produttori al mondo potrebbero aspirare, anche se non otterrebbero mai un 10 da me perché, a rischio di essere ripetitivo, non credo di essere in grado di riconoscere la perfezione. (Forse un 9,5 da un capolavoro assoluto della Cote d’Or).

Burton Anderson
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