Prosekar, ovvero Golia vuol mangiarsi Davide?3 min read

La storia è emblematica del nostro tempo.

Avete presente il Consorzio del Prosecco DOC, quello che produce centinaia di milioni di bottiglie e che recentemente ha lanciato, pare con planetario successo, un vino che non è mai esistito prima, cioè il Prosecco Rosé?

Avete presente il paese di Prosecco, (Prosek in sloveno), quello che si trova nel Carso alla periferia di Trieste?

Bene, andiamo avanti.

D’ora in avanti col nome Golia mi riferirò al Consorzio del Prosecco DOC e col nome Davide ai produttori che sul Carso, partendo da Prosecco (Prosek in sloveno) vogliono tutelare il Prosekar.

Cos’è il Prosekar? E’ il vino che veniva storicamente prodotto SOLO sui terrazzamenti e sulle pietrose propaggini del Carso con glera, vitovska e malvasia istriana (cioè le uve autoctone locali). Era un vino, per farvela breve, che rifermentava in bottiglia: lo potremmo chiamare l’atavico Col fondo e non per niente oggi si dice che viene prodotto con metodo Ancestrale.

Fino a qui ci siamo? Bene, andiamo avanti.

Davide (ripeto, piccola associazione di produttori del Carso per produrre il Prosekar) si è in qualche modo scontrato, mesi fa, con Golia sul tema del Prosecco Rosé,  dovendo fare velocemente marcia indietro con la piccola coda tra le gambe.

A questo punto pare che Golia abbia fatto la pensata “Dunque, loro hanno un vino che si chiama Prosekar, nome abbastanza evocativo e che per di più si produce come il tanto famoso (ma legislativamente fumoso), metodo Col Fondo. Se noi  facciamo venire al nostro interno quel marchio e quel vino, in futuro, potremmo magari usare il nome Prosekar al posto del Col Fondo “.

Immaginate di essere un bevitore thailandese (o greco, o statunitense) di Prosecco: vi propongono un Col Fondo che non capite bene cosa voglia dire, però è torbido e la cosa non vi aggrada. Se invece vi propongono un Prosekar, praticamente lo stesso nome (il parmesan insegna!) prodotto dove e come si produce il Prosecco ma con un sistema leggermente diverso, definiamolo “storico” , voi vi ci fiondate a catapulta.

Pare che dietro questa irreprensibile pensata Golia abbia chiamato Davide è gli abbia fatto la proposta di entrare (in realtà nel comune di Prosecco, per disciplinare, si potrebbe produrre Prosecco DOC, solo che nessuno lo fa) nel Consorzio del Prosecco DOC.

A quel punto però Davide si è sentito, diciamo, una certa pressione addosso ma “in punti pericolosi” e ha provato (al loro interno non sono tutti d’accordo, perché ci potrebbero essere delle contropartite in “bòri”, come si dice in triestino) a dire una cosa semplicissima.

Il Prosekar si è sempre e solo prodotto sui terrazzamenti del Carso, con un metodo “ancestrale”. Quindi è un vino che ha un suo reale territorio, una tipologia, una definizione, una storia. Se entriamo nel Consorzio del Prosecco, visto che non esiste un disciplinare di produzione, una DOC, magari non domani ma potrebbe accadere che piano piano questo nome possa essere usato per produrre Prosekar anche fuori dalla zona storica (e unica) del Prosekar. Così noi da avere un vino unico, particolare, ci ritroveremmo a produrre qualcosa che nasce anche in molte altre parti del Triveneto, quindi un vino senza storia, tradizioni, territorio. In altre parole ci ritroveremmo con niente in mano.

Pare che Golia abbia garantito che niente di questo potrà mai accadere ma sembra che Davide non creda molto a queste promesse e cerchi di tenersi ben stretto il Prosekar.

Questo articolo nasce da informazioni ottenute da varie fonti ma volutamente senza aver intervistato ufficialmente nessuno, sia dalla parte di Golia che di Davide. Questo perché ci aspettiamo contributi e chiarimenti da entrambe le parti in modo da avere un quadro chiaro sulla situazione che si è creata.

Aspettiamo fiduciosi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE