Pian di Stio 2011: Fiano cilentano delle bufale1 min read

Il Fiano più a Sud della Campania: nasce in un paese che si chiama Stio a 450 metri di altezza, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento da agricoltura biologica.

E’ da questa proprietà, nella quale oltre alla vigna ci sono il bosco, la coltura delle patate e dei fagioli, l’ortofrutta e gli olivi, che è partita l’avventura di Peppino Pagano, imprenditore di successo del settore alberghiero che ha avuto la fortuna di un figlio capace di prendere il suo posto che gli consente di dedicarsi alle cose che gli piacciono: l’agricoltura ecocompatibile e l’allevamento delle bufale.

Così la cantina è vicina al vigneto terrazza da cui si vede anche Capri: allevamento e produzione di concime. Una filosofia di vita da cui ripartire.

E’ un Sud poco conosciuto, meraviglioso all’ombra dei templi. Sono di parte, lo confesso, perché di origine cilentana, quando il vino è sospensione del tempo.

Questo bianco è verticale, fresco, sapido, essenziale ed austero, non è gonfio di frutta come spesso accade ai Fiano prodotti fuori dall’Irpinia. L’ennesima dimostrazione delle potenzialità di uno dei vitigni bianchi più importanti d’italia.

Lo beviamo sulla pasta con i piselli, piatto di stagione, in questa curiosa mezza bottiglia (500 cl), e ce lo godiamo inserendolo d’autorità nella cambusa di Garantito Igp.

Uva: fiano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro la bottiglia da mezzo litro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Vista: 5/5. Naso 22/30. Palato: 24/30. Non omologazione 30/35

Sede a Giungano (Sa). Sede legale a Stio Cilento, Contrada Zerrilli.

Tel. 0828.1990900.

www.sansalvatore1988.it.

Enologo: Riccardo Cotarella.

Ettari: 16,50 vitati. 

Bottiglie prodotte: 70.000.

Vitigni: fiano, falanghina, aglianico

 

Questo articolo esce in contemporanea su:

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Luciano Pignataro WineBlog
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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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