Nebbiolo Prima 2012: bene! (Meglio cambiare però)7 min read

Quando sei a scrivere un articolo di compendio su Nebbiolo Prima, svoltasi la scorsa settimana (14-18 maggio) ad Alba e che ha visto almeno un centinaio tra giornalisti e broker  di tutto il mondo degustare oltre 350 vini tra Barolo, Barbaresco e Roero, ti senti un po’ come il famoso asino che morì di fame perché non sapeva decidersi su cosa mangiare prima.

In effetti la voglia di parlare subito delle due annate di Barolo (2008) e Barbaresco ( 2009) (del Roero ho già parlato in questo articolo) in degustazione è fortissima ma altrettanto forte è il desiderio di dare un proprio parere sull’organizzazione di questo evento che ha caratteristiche uniche all’interno del mondo italiano delle anteprime.

 

Lancio quindi la moneta in aria e…..parlo prima della manifestazione.

 

Aldilà dell’impeccabile organizzazione generale non si può non constatare che il format è rodato, forse “pure troppo”. Mi spiego cercando di puntualizzare  alcuni temi importanti come: selezione dei partecipanti, periodo dell’evento, partecipazione dei produttori.

La selezione/inviti dei giornalisti italiani ha creato non poche discussioni prima e credo ne creerà sempre più in futuro perché se da una parte il budget non sembra aumentare dall’altra il consiglio di Albeisa pare sempre più puntare sull’ estero, privilegiando quindi i giornalisti/broker dai quattro angoli del mondo: per esempio già quest’anno il rapporto tra italiani e stranieri era di 1 a 2.

Ora devo darmi un po’ di zappa sui piedi ma non posso non constatare che invitare i giornalisti che fanno parte delle guide vini serve al territorio (non da un punto di vista di immagine ma di effettiva validità del lavoro svolto) veramente poco. Infatti tutte le guide, a partire da noi sul web, dovranno riassaggiare tutto in un secondo momento e, nel caso di vini andati in finale, anche più di una volta. Inoltre dare dei punteggi assolutamente validi e definitivi a maggio su vini come Barolo e Barbaresco è un’operazione tra le più difficili e improbabili sulla faccia della terra.

Ma rimaniamo agli inviti: sarebbe proprio una cosa impensabile invitare i “guidaioli” in un secondo momento, mettendogli semplicemente a disposizione accoglienza vini e servizio?

Inoltre diversi giornalisti, sia italiani sia esteri, assaggiano solo una parte dei vini: non si potrebbe quindi pensare un “Nebbiolo Prima” già alla base diviso in due grandi famiglie, quella dei “degustatori seriali” e quella dei degustatori/visitatori di territori?
Capisco che è molto difficile trovare la quadra ma credo che continuando così si creino molte e sterili polemiche che bene non fanno agli organizzatori e al territorio. 

Inoltre, e qui arriviamo ad un altro punto difficile, se si vuole puntare decisamente sui giornalisti esteri bisognerà anche permettere a quest’ultimi di assaggiare i vini che poi trovano sul loro mercato! Potrà sembrare assurdo ma, pur essendo presenti quasi 180 produttori di Barolo e/o Barbaresco ne mancano oramai in maniera definitiva un discreto numero. Ho fatto un conto abbastanza preciso: siamo oltre 30 cantine veramente importanti, che in alcuni casi sfruttano comunque l’arrivo dei giornalisti invitandoli, a spese di Albeisa, a casa loro.

Queste, proprio per la loro importanza sono conosciute, riconosciute ed esportate in tutto il mondo: venendo a mancare in degustazione il rischio di fare un lavoro parziale di assaggio è quasi una certezza. Ciò vale per gli stranieri come per gli italiani. Mancando una buona parte di quei nomi che in una guida devono, bene o male, essere presenti, il lavoro di cinque giorni perde una fetta non piccola del suo valore.

Ripeto: non è facile trovare una soluzione per una manifestazione che comunque è importante, ben organizzata e molto ambita, ma se non si cerca di darle nuova linfa il rischio di involuzione è purtroppo presente.

 

Anche perché, e qui veniamo ai vini, assaggiare Barolo e Barbaresco (dei Roero ho già detto) nel mese di maggio non solo è difficile e stancante, ma spesso è anche fuorviante. Saranno i primi caldi, saranno gli imbottigliamenti recenti, saranno  sicuramente i vini stessi che dovrebbero essere degustati molto più avanti ma il rischio di penalizzarli è sempre e comunque presente. Oramai posso dirlo con una discreta cognizione di causa perché sono oramai due anni che winesurf assaggia prima a maggio e poi a ottobre gli stessi vini. A maggio i nasi di molti vini sono poco pronunciati, i tannini molto rustici e ruvidi, le sensazioni alcoliche più marcate. Se poi ci mettiamo anche l’arrivo per la prima volta quest’anno di campioni da botte (che mi sono rifiutato di degustare) il cerchio si chiude.

Comunque il nostro lavoro è in definitiva quello di valutare il futuro dei vini e quindi arriviamo al punto che gli appassionati stanno aspettando da  almeno 30 righe.

 

Barbaresco 2009

 

La frase giusta è stata oramai strausata ma non riesco a trovarne un’altra. Per i Barbaresco  2009 siamo di fronte ad un’annata a pelle di leopardo. In particolare questa situazione si è evidenziata nel comune di Barbaresco, dove le diversità tra vino e vino mi hanno veramente sorpreso: buona freschezza accanto a nasi e palati surmaturi, tannini rustici vicino a buone finezze, bouquet  ancora da formarsi al fianco di gamme aromatiche ben definite. In alcuni casi poi siamo tornati a marche eccessive di legno veramente “d’antan” che si sperava di aver perso per strada.

I vini di Treiso, pur nella loro diversità hanno  mostrato picchi qualitativi più alti e confermato alcune certezze che fanno sempre piacere.

Invece ai vini del comune di  Neive, da me spesso visti non certo al top, devo dare la palma (momentanea) della denominazione: mi hanno colpito soprattutto i vini senza menzione geografica per bella trama tannica e nasi abbastanza aperti e completi. In definitiva, volendo dare un voto adesso a questa vendemmia che non mi pare certo di quelle memorabili questo verrebbe fuori dalla media tra 6-(Barbaresco) , 7 (Treiso) e 7.5 (Neive). In definitiva non si arriva al 7 pieno ma c’è sempre l’assaggio autunnale per rialzare la media e dare giudizi definitivi.

 

Barolo 2008

Visto il buon risultato generale dei Barbaresco 2008 mi sono approcciato ai Barolo di questa vendemmia con discrete aspettative. La partenza non è stata delle migliori, anche perché sembra quasi una tradizione in questo momento la “ristrosia aromatica e la calma strutturale” dei vini del comune di Barolo. Cosa piuttosto strana vista comunque la loro relativa prontezza nella denominazione. Lasciando da parte i profumi la situazione al palato ha visto la prevalenza di vini non certamente marcati in maniera precisa dai tannini e dalla freschezza: devo comunque applicare il beneficio di inventario, ma adesso il mio giudizio medio (perché le punte ci sono, eccome!)  non va oltre la sufficienza.

Per motivi opposti, cioè per scomposta e ruvida trama tannica prendono appena la sufficienza i vini di La Morra, in particolare quelli senza menzione geografica. Salendo nei cru i voti si sono alzati, grazie ai classici accoppiamenti tra eleganza e giusta potenza.

Un passo avanti è stato fatto con i vini di Monforte, di bella grana e potenza, con nasi mai scontati anche se molto (in alcuni casi troppo) diversi tra loro specie in singole menzione geografiche, tipo Bussia.

I vini di Serralunga sono in questo momento un’altra classica incognita: difficili da definire perché…non sembrano di Serralunga: questo a causa soprattutto di una strana mancanza di potenza che è una delle loro caratteristiche attuali e che poi, come per miracolo, scompare dopo alcuni mesi. Comunque, anche i nasi devono armonizzarsi e quindi il voto medio non può andare oltre la sufficienza piena.

Chiudo con Castiglion Falletto, dove alla fine dovrò comprare un vigneto: nasi ampi e definiti, belle complessità sin da adesso, tannicità viva ma non fuori dalle righe, lunghezze e freschezze assolutamente di livello.

In definitiva tra il “6 politico” di Barolo e Serralunga, il 6.5 di La Morra, il 7.5 di Monforte e il 9 di Castiglion Falletto il voto attuale alla vendemmia 2008 si assesta su un 7 pieno  sicuramente destinato a crescere ma non credo di molto.
A questo punto non resta che rimandarvi ai nostri assaggi autunnali dove, come da tradizione faremo anche i “nomi e i cognomi”.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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