Mamma, quel vino mi guarda male!3 min read

Dopo le discussioni di questi giorni su alcune frasi di Josko Gravner, che inevitabilmente hanno coinvolto il concetto di vino cosiddetto naturale, biodinamico, biologico etc, ho sentito il bisogno, per allentare la tensione, di immaginare come potrebbe essere un mondo dove certe tipologie di vini vengano prese effettivamente moooolto sul serio.

 

 

Verona, 27 Germinale 2374

Carissimi lettori,

di ritorno da Vanitaly, la fiera dove le vanità umane vengono confessate e redente dall’occhio vigile e saggio dei molti vini presenti, come al solito mi sento più puro, leggero e felice. Non poteva essere diversamente dopo gli incontri e gli assaggi che ho avuto l’onore di fare.

Pensate! All’interno dell’immenso Monastend dei vini Diologici la mia prima visita è stata da RasputinVin, dove sono stato accolto proprio dal barbuto e affabile titolare. Dopo la benedizione di rito mi ha fatto assaggiare subito il loro vino bianco più importante, il “Tu es Petrus, Vigneto Contra Gentiles” del 2368, da uve Matrioska in purezza.

Le caratteristiche uniche di questo bianco vengono direttamente dal vitigno, famoso per produrre un solo chicco per pianta; il chicco è piuttosto grosso ed al suo interno ha un altro chicco, che a sua volta ne ha un altro all’interno e così via.

Ma veniamo al vino: il colore è rubino intenso e questo solo grazie al miracolo dovuto alle ripetute preghiere dei molti fedeli che frequentano la cantina. I profumi, intensi e profondi, vanno dal sandalo di santone alle note balsamiche dell’incenso. In bocca i tannini levigati dalla lunga macerazione e dall’ancor più lunga flagellazione sono rotondi,  fitti e armonici.

E’ un vino che ti vuole guardare dritto negli occhi prima di lasciarsi lappare, in ginocchio, dalla ciotola di terracotta messa a terra, così che il fedele possa prostrarsi  verso il Holy-Joly Altare.

Non ho invece potuto assaporare il loro rosso di punta “Il Santo Graal”, perché non avevo effettuato la notte di meditazione e preghiera obbligatoria prima di avvicinarsi a lui.

 

Mi sono rifatto però ampiamente nello stand della Templar Wines dove ho potuto gustare “Dio lo vuole!” il loro vino più famoso da uve Crusades, incrocio tra Malvàgia e Sangiovese.

L’occhio è come sempre profondo (neanche l’infantile frase di una bambina “Mamma quel vino mi guarda male!” è riuscita ad incrinare la sua ieraticità). Superato l’esame visivo, fonte per me di una certa apprensione (molti non ce la fanno e vengono immediatamente allontanati) il vino si apre a gamme aromatiche assolutamente particolari. Nel mio taccuino ho scritto: carne, carne bruciata, calore, ferro caldo, sangue, chiodo e chiodo di garofano. In bocca sembra torturare il palato tanto è potente.

Ma il massimo è stato il breve ma intenso incontro, nello stand della Ku-Klux-Vin, con Charles Manson, il guru della Diodinamica americana, che mi ha ammesso alla presenza del suo vino più conosciuto e da molti idolatrato: sto parlando addirittura del Cylicio Rosso, vino che se vuole può avvolgerti e, grazie ai suoi tannini pungenti e alla sua acidità tagliente, ti mette in una condizione molto particolare di piacere che…chi non ha mai provato non può nemmeno immaginare.

Potrei continuare per ore ma lo spazio è tiranno e quindi, a malincuore, vi devo salutare, dandovi comunque appuntamento per il prossimo Vanexpò a Santiago de Compostela.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



0 responses to “Mamma, quel vino mi guarda male!3 min read

  1. Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. Parrebbe non entrare nulla con tutta questa questione riportata da Scanzi, poi messa in risalto da quel ganzo di Fabio Rizzari ed infine qui su Winesurf. Eppure un po’ c’entra, secondo me, anche se in maniera un po’ ribaltata, per cosଠdire: Il fatto è che è palese che Gravner intendeva un’interpretazione figurata del vino che si modificava a secondo i chi si trovava di fronte. Ma perchè allora accanirsi su una frase del genere, verrebbe da domandarsi ? Perchè siamo di fronte ad un lapsus freudiano : Rizzari ed anche Carlo Macchi sembrano voler chiaramente sottintendere che Gravner è un pazzo e questa è la prova.
    Magari non è cosà¬,ma questo pezzo di oggi con le belle facce di Rasputin e Charles Manson pare a me solo ribadire un concetto espresso fin troppo chiaramente.

  2. Si e no. Certo Gravner intendeva quello che dice lei, ma va anche detto che é l’ennesimo esempio di un mondo del vino che si prende troppo, troppo sul serio. E che cavolo, d’accordo che dietro a ogni grande vino c’é un mare di lavoro e più di un pizzico di fanatismo, ma alla fin fine é tutta roba che si beve. Mica cura il cancro. Ritorniamo a giocarci sopra, riscopriamo Dioniso e una sana ilarità  e basta con tutti questi tecnicismi divinizzati! Una sana risata ci farà  solo bene.

  3. Ringrazio veramente thefoolonthehill perchè speravo che qualcuno prendesse l’argomento da quel punto di vista. Questo per poter spiegare in maniera seria quello che vuole essere (magari non ci riesce, per carità ) un modo di scherzare su un tema che dovrebbe essere preso con la giusta ironia. Nessuno pensa che Gravner sia un pazzo o altro, le due foto e la RasputinVin non si ispirano a nessuno ma solo al pensiero che a prendersi troppo sul serio, TUTTI, si rischia di cadere preda del primo santone o presunto tale; e non sto parlando solo del mondo del vino. Sono due foto forti, lo ammetto, perchè volevo che questa mia idea colpisse. Poteva succedere anche l’opposto, cioè vedere la cosa come una condanna di un produttore e di un modo di fare vino.Per questo ringrazio ancora thefoolonthehill per avermi permesso di cercare di spiegare. I Monastend mentali ce li abbiamo tutti, più o meno sviluppati e cercare di parlarne in maniera spero scherzosa (per me sicuramente lo è ) e mooooolto fuori dal reale credo possa servire a stemperare molti toni, come del resto ho scritto all’inizio del pezzo.

  4. Se il pezzo di Fabio Rizzari mi ha fatto sorridre a lungo, questo di Carlo Macchi mi ha proprio fatto ridere di gusto.
    Secondo me il Signor Gravner dovrebbe gradire tanta attenzione. In entrambi i pezzi non riscontro alcuna insinuazione di pazzia nei confronti del produttore. Solo una certa ironia per certe frasi che sembrano buttate là  per creare effetti speciali. Il fatto è che ci sono tante persone più realiste del re, il quale re rimane intoccabile, qualsiasi cosa dica.
    Se poi vogliamo giocare ad impermalosirci, personalmente mi irrito nel vedere usato il testo di una canzone cosଠbella in questo ambito.

LEGGI ANCHE