Libero Masi. Ricordo ad un anno dall’omicidio1 min read

E’ passato un anno da quando Libero Masi e sua moglie Manuela Cheli vennero trucidati nella loro casa di Nereto, in Abruzzo. Può sembrare strano che un giornale di enogastronomia parli di queste cose, ma lo facciamo per diversi motivi. Il primo è che eravamo molto amici di Libero e la sua morte mi ha lasciato un grosso vuoto nel cuore. Il secondo è che Libero amava la cultura del cibo e del vino, L’ultimo è che ancora oggi, dopo quasi 400 giorni, non siamo riusciti a sapere che l’ha ucciso. Non discuto l’impegno delle forse dell’ordine ma vorrei vedere quanto prima dietro alle sbarre quello che l’ha ammazzato. Tra qualche giorno si aprirà il Congresso di Slow Food, di cui Libero era dirigente nazionale. Spero che anche in quella sede ci si ricordi di Libero e si chieda ad alta voce un’accelerazione nelle indagini.

Una volta, durante una delle mille iniziative di Slow Food che lui gioiosamente organizzava a getto continuo, lasciando spesso in secondo piano il lavoro e la famiglia. gli chiesi perchè lo facesse. “Per non morire dentro!” fu la  risposta.  Oggi è un anno che Libero è morto fuori, ma dentro di noi rimarrà sempre vivo

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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