Letterina di fine anno.4 min read

Caro (si fa per dire; anche se per molte tasche lo sei stato) 2008,

ora che te ne vai credo proprio che pochi ti rimpiangeranno. “Anno bisesto nero e funesto” sembra perfetto per il tuo epitaffio.  Non ha ancora epitaffio (per fortuna) invece la tua vendemmia, che almeno nessuno ha avuto il coraggio di etichettare come l’ennesima “vendemmia del secolo” (vedi nostra rubrica Che tempo fa). Questo perché è andata maluccio da tante parti, male in pochi posti e bene in pochissimi. Come voto sarei disposto a dargli 5, sperando che nel secondo quadrimestre (alias vinificazione ed invecchiamento) possa impegnarsi ed arrivare alla sufficienza.

Lasciando da parte i grappoli bisogna anche dire, per chiarezza, che non avevi iniziato a lavorare nella migliore delle situazioni. Il vino italiano era già in crisi nel 2007 e tutti speravano in una ripresa che tu dovevi portare. La ripresa c’è stata, ma di boxe e con un peso massimo incazzato che ha mollato sberle un po’ a tutti. La prima grossa sberla, quasi da KO si chiamava Velenitaly ed è stata mollata ai primi di aprile.

In realtà era un bel “destro e sinistro” dove con il primo colpivi il mondo del vino di tutti i giorni e col secondo quello di qualità, grazie allo scandalo del Brunello. Posso darti atto che, almeno per quanto riguarda il Brunello, avevi cercato di tenere un basso profilo, richiamando l’attenzione generale sulle mozzarelle taroccate. Finite le mozzarelle però il Brunello si è trovato in mezzo al guado con le braghe di tela. Non so per quanto starà à a mollo (dal punto di vista commerciale); speriamo poco, anche se il modo con cui è stata gestita la cosa dal Consorzio non induce all’ottimismo. (vedi  rubriche Vinformo   Vinchiesta   Vintervista  Vinteressa).

Il termine Velenitaly era in prima pagina dell’Espresso nei giorni del Vinitaly. 10 al tempismo ed 0 agli articoli pubblicati. Nemmeno il direttore della Gazzetta di Paperopoli credo avrebbe pubblicato certa roba senza averne prove e riprove e quindi mi domando “Cui Prodest?”.  Non certo alla redazione della guida vini Espresso, che si è ritrovata nella scomodissima condizione di essere cornuta e mazziata. Se poi ci mettiamo anche che ad ottobre, nella settimana della sua presentazione (della guida) il settimanale usciva con in prima pagina un’inchiesta sull’alcolismo giovanile  dal titolo “Gioventù bevuta”,  il premio Nobel per il Tempismo Masochista ha già nome e cognome.

Nome e cognome non ha invece il nuovo proprietario del Gambero Rosso.  Dopo che Stefano Bonilli ha venduto ( a chi????) e, poco dopo, “gentilmente accompagnato” alla porta,  un certo Cuccia ha sostenuto  essere il nuovo padrone:  da visure camerali però la società risulta intestata ad una società fiduciaria di Milano, che di lavoro fa proprio quello di garantire l’anonimato del/dei proprietari. Ma al Gambero Rosso saranno contenti di non sapere per chi lavorano? Ed il nuovo (nuovo???) direttore Daniele Cernilli possibile che non senta minimamente il bisogno di fare chiarezza? Pare di no!  (vedi Gambero Rosso in scatola)
Mentre questo accadeva la crisi del vino si acuiva sempre più: del resto le notizie che arrivavano da tutte le borse mondiali non ti invogliavano certo a brindare (speculatori a parte), anzi, ti facevano passare anche la fame. Infatti il grosso calo si è avuto da settembre in poi ed ha  coinvolto in maniera quasi paritaria enoteche e ristoranti. Pare che la grossa distribuzione abbia retto il colpo…speriamo. Certo è però che tanti ristoranti vuoti e tanti rappresentanti di vino disperati come in questi ultimi 3- 4 mesi non li avevo mai incontrati in vita mia. Colpa forse dei palloncini, anche se sono più propenso a credere che la leggerezza peggiore sia quella del portafoglio.

A proposito di palloncini: non voglio passare per una Cassandra a buon mercato ma vedo nel futuro un capro espiatorio perfetto per problemi come: incidenti stradali, giovani ( vecchi no?) ed alcol, sicurezza. Si chiama mondo del vino e quando verrà toccato di brutto da alcuni decreti che faranno passare per giocoso rimbrotto quello dello 0,2%, vedremo se finalmente si mobiliterà “in toto” per difendere non solo interessi ma anche storia e cultura e per dimostrare come i problemi stiano anche e soprattutto da altre parti. (vedi  Alcol ed incidenti, ovvero il vagone verso il baratro)

Intanto caro 2008 molti stanno leccandosi le ferite; non ultimi “quelli che" fanno e stampano le guide dei vini ( vedi “Giornali e guide del futuro: addio al cane) . Pare che le vendite siano ancora in calo e che il vento del web si faccia sentire sempre più. 

Per questo lanciamo qui la nostra proposta di creare la prima guida on line ai vini italiani e vediamo se questa proposta troverà amici, sostenitori, addirittura finanziatori.

In definitiva, caro 2008, di cose sotto il tuo protettorato ne sono successe tante e noi di Winesurf ne abbiamo parlato cercando di essere obiettivi. Speriamo di riuscirci anche nel 2009.

Auguri a tutti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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