La Storia in Riserva3 min read

Può sembrare un paradosso il fatto che tutto quanto gravita attorno al mondo del vino, le vendite, il marketing, il packaging, i punteggi e le valutazioni varie, le critiche e le acritiche enologiche di ogni genere e forma, viaggino ormai ad una velocità tale che nel tempo che serve ad un grappolo per invaiare si riesca a rivoltare ogni cosa da cima a fondo e anche a fare e dire una cosa ed il suo contrario.

Un paradosso perché il vino in sé, e il mondo agricolo in generale, richiedono tempi abbondantemente più lunghi.  Sembra invece che l’orizzonte oscilli continuamente, che i punti di riferimento mutino, e che nella foga di vendere ci si dimentichi, o non si abbia tempo per il passato, pressati come si è dall’ansia da prestazione a tutti i costi.  

In condizioni come queste si corre il rischio non solo di smarrire una parte di memoria storica, ma anche di perdere la consapevolezza che per trovare buone strategie e soluzioni per il futuro sia necessario saper guardare al passato.  

Per la Romagna del vino però il passato non affonda le sue radici così lontane nel tempo, e nemmeno è così disponibile in forme accessibili. Per lo più è affidato ai ricordi degli anziani e i giovani, per fruirne, devono spesso far conto sulla tradizione orale.

Quando si parla di bottiglie poi, le cose sono ancor più complicate. Non se ne trovano perché non si sono conservate, visto che se non se sentiva la necessità e non se vedeva l’utilità.  Nasce da queste valutazioni l’esigenza di mettere in fila conoscenze ed esperienze, di gettare solide basi per le generazioni future e di raccontare i territori romagnoli attraverso i lori vini.

Così domenica 11 dicembre si è ufficialmente celebrata la nascita della Riserva Storica dei Sangiovese di Romagna.  Un evento particolare che (a parte i momenti più tradizionali e ritual-folkloristici, come la sfilata della statua del vignaiolo e del carro con il primo conferimento seguito dai Tribuni di Romagna e da varie autorità) conferma l’importanza del progetto voluto e promosso dal locale Consorzio di Viticoltori, curato da Giorgio Melandri e con l’adesione, al primo nucleo, di ben 35 cantine.

Un progetto “in progress” che, anno dopo anno, con il conferimento delle nuove annate e l’adesione di nuove cantine, vedrà realizzarsi in concreto la costruzione e la custodia della memoria del più importante tra i vini romagnoli.

La selezione delle bottiglie più rappresentative dei diversi territori romagnoli permetterà di confrontare annate e vini di zone diverse al fine di approfondire la conoscenza delle varie identità del sangiovese romagnolo.

I vini della Riserva Storica, adeguatamente conservati in sala a temperatura controllata, saranno a disposizione di esperti e giornalisti che vogliono approfondire la conoscenza del territorio romagnolo. E se è vero che l’identità si costruisce con il tempo, questo progetto altro non è che il primo passo di un lungo cammino che ogni anno sarà celebrato con il conferimento annuale e con degustazioni “ a tema”, come quella allestita con l’occasione nella sala della Cà de Bé.

Un tema proposto e svolto da Giorgio Melandri, quello di domenica pomeriggio, in 7 tappe con l’assaggio di 26 etichette storiche,  a partire dalla prima Riserva di Sangiovese nata in Romagna,Il Vigna delle Lepri 1970 della Fattoria Paradiso per terminare con alcuni vini premiati delle ultime vendemmie, passando attraverso i decenni e gli stili che si sono succeduti. 

Vini che hanno reso onorevole testimonianza del lavoro dell’uomo in vigna, dei suoi progetti, dei suoi tentativi e, perché no, dei suoi sogni.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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