La storia di Meleta e dei suoi piccioni4 min read

Dopo aver tergiversato a lungo il nostro Roberto Tonini si è deciso a mettere per iscritto la storia (con finale tragico…ma non vi anticipo niente) di quello che forse è stato il più attrezzato, organizzato e soprattutto qualitativamente elevato, allevamento di piccioni del mondo. Quello di Meleta, dove il nostro Granocchiaio era direttore.

 

 

Parte prima: Il dottor Peter Max Suter

 

Il dottor Peter Max Suter apparteneva ad una notissima famiglia svizzera di Basilea, la prima importatrice diretta di auto nella confederazione. Avevano iniziato nei primi anni del ‘900 fino a divenire un mezzo impero in questo campo.
Il giovane rampollo laureato in legge, dopo aver lavorato negli USA nei primi anni ’50 e dove aveva bruciato le tappe di una fulminante carriera nei trasporti aerei allora agli albori, rientrò in Europa negli anni ‘60 per prendere le redini della società di famiglia. Durante una sua visita a Roccamare  sulla costa maremmana capita a Meleta, un bivio stradale dalle parti di Roccatederighi, dove acquistò casa vicino a quella di chi doveva diventare la sua terza moglie. Da quel momento inizia a venire spesso su queste colline affacciate sulla splendida spianata della Maremma grossetana. Mentre la signora si bea del panorama mozzafiato che si gode dalla casa, l’irrequieto Pietro Massimiliano (Pietro per tutti i suoi amici in paese) cerca di iniziare una qualche attività che lo tenga impegnato perché dopo un giorno senza fare niente si sente come un felino rinchiuso in gabbia  o peggio subentra la noia e la voglia di ripartire. Così consigliato – si far per dire – dai paesani acquista una Mietitrebbia per fare lavoro conto terzi. Da notare che il paese è situato a circa 500 metri s.l.m. dove abbondano macchie, boschi e dirupi, e non certo campi di grano da mietere. Prova per un paio di anni ma si rende conto dell’assurdità del progetto.
Per conto suo e per amore del vino, di cui era profondo amante e conoscitore, aveva già acquistato un appezzamento di terreno, sempre in località Meleta, per impiantare una vigna. Li si muoveva  con delle idee un po’ più chiare e precise. Cosa piantare? Sangiovese, di sicuro ma poi in paese chi diceva una cosa, chi ne consigliava un’altra, alla fine decise di piantare tutta una serie di vitigni, dagli italiani ai francesi, per portarli poi a vinificazione e vedere all’atto pratico quali risultati gli avrebbero dato.
Ma per i vini e per le vigne i tempi sono lunghi e non si muovono alla velocità con cui  Pietro Massimiliano voleva realizzare qualcosa.
Chiama allora un funzionario del Consorzio Agrario di Grosseto per chiedere quale attività agricola avrebbe potuto fare in quei luoghi di alta collina. Quando arriva il signor Cencetti del CAP di Grosseto gli spiega il problema. Il Cencetti, valido tecnico e uomo di esperienza dopo aver tastato il terreno anche per capire il soggetto, ad un certo punto gli dice: “Allevare piccioni!” “Allevare piccioni?” Chiede l’esterrefatto Pietro “Per farne cosa?” “Per essere mangiati! Qui da noi sono considerati una vera specialità e ora sono entrati in commercio dei box progettati e sviluppati in California per un allevamento razionale e pratico”. A quel punto, mentre il Cencetti continua ad illustrare pregi e caratteristiche del progetto, il nostro socchiude gli occhietti furbi e intelligenti e sono convinto come già vedesse i suoi piccioni nelle migliori tavole d’Europa. Pietro Massimiliano era capace di sintesi fulminee quanto ardite e complete. Questo dovevo scoprirlo dopo quando andai a collaborare con lui. Quando gli proponevo qualcosa anche se complesso e di una certa portata, difficilmente mi faceva finire, ad un certo punto mi fermava e a bruciapelo mi chiedeva: “quanto mi costerà?” E io “Ma non so se hai capito….” “Ho capito tutto, quanto mi costerà?” “penso che ci voglia una soma tra x e y.” “Va bene vai e scegli sempre le soluzioni migliori perché io voglio produrre solo le cose ottime ed essere il numero uno in quello che faccio.”
Visti i grandi investimenti che stava facendo molti gli chiedevano se questo era per lui un gioco, un hobby. E lui abbastanza risentito rispondeva: “Io per hobby gioco a golf, non faccio attività produttive!” E poi spiegava a tutti la tutti la sua filosofia.
“Vedi” diceva “Tu puoi essere ricco quanto vuoi, ma più di tanto in un giorno non riesci e mangiare, e allora devi pensare come utilizzare meglio i tuoi denari. Io ho sempre amato l’agricoltura anche se poi mi devo occupare di finanza e commercio. In Svizzera il terreno agrario costa troppo. In sud America costa poco, ma è troppo banale. Invece qui è bello, costa il giusto ed è difficile, per cui mi piace.

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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