Rivoluzione al Domaine Bouchard Père et Fils
La rivoluzione iniziata qualche anno fa nella Maison Bouchard Pére et Fils, una delle più antiche e la più grande della Borgogna con i suoi 130 ettari di vigne, inizia una nuova fase.
Dopo la fusione dei Domaines Henriot (di cui faceva parte dal 1995) con la società Artémis di François Pinault, già proprietaria dello Château Latour, e la cessione del suo braccio chablisien, il Domaine William Fèvre, a i Domaines Baron Rothschild (Château Lafite-Rotschild), la storica Maison di Beaune sta per affrontare una ristrutturazione ben più profonda . Ne ha recentemente parlato in dettaglio il direttore generale di Artémis, Frédéric Engerer, in un’intervista alla “Revue du Vin de France”, ma la notizia non è ovviamente sfuggita a tutta la grande stampa vinicola internazionale che le ha dato grande risalto.

La prima e per me più importante novità, è che la Maison Bouchard Père et Fils abbandonerà il négoce per concentrarsi esclusivamente sul suo già consistente patrimonio viticolo. Nel 2024 Bouchard non acquisterà più uve dai vignerons e il suo vino sarà al 100% da vigne di proprietà. Un cambiamento di non scarso rilievo, se si pensa che i Bouchard, in origine mercanti di stoffe del Delfinato che occasionalmente consegnavano vino ai loro clienti della Côte de Beaune già agli inizi del ‘700, intrapresero alla metà dello stesso secolo anche un’attività di négoce vinicolo acquistando e rivendendo vini di Volnay.
Nel 1775 acquisirono le loro prime vigne a Volnay e Beaune, iniziando una convivenza tra le attività di produttore e di négociant durata due secoli e mezzo. Divenuta nel tempo, oltre che grande négoce, proprietaria del più grande patrimonio vitivinicolo della Borgogna, la Bouchard Père et Fils era solita distinguere i vini provenienti da parcelle di sua proprietà con l’indicazione “Domaine” in etichetta. Ora non più. Questa decisione mette in evidenza anche la volontà di riportare ai livelli più alti l’immagine di qualità dell’azienda, che negli ultimi anni si era un po’ appannata proprio a causa della qualità più anonima di alcune delle sue fin troppo numerose cuvée di négoce.

La seconda grande innovazione è rappresentata dall’acquisto dello Château di Puligny-Montrachet da un altro Domaine prestigioso della Côte de Beaune, il Domaine De Montille. L’affare si basa essenzialmente su uno scambio con poco meno di 7 ettari di vigna a Meursault, Beaune e Volnay. Il progetto di Artémis è quello di costruirvi una nuova cantina che va ad affiancarsi a quella attuale di Savigny-lès-Beaune, la cuverie St.Vincent, dove dal 2005 vengono effettuate tutte le vinificazioni aziendali.
Nella nuova cuverie, che sorgerà a soli 400 metri dal Montrachet e dallo Chevalier, Artémis vinificherà le cuvée più prestigiose dei suoi grands crus bianchi, mentre Savigny continuerà a lavorare le uve degli altri possedimenti. Lo sdoppiamento delle cantine (quella storica di Beaune, sotto lo Château, ormai è solo sede commerciale e ospita l’immensa riserva delle annate più antiche) consentirà, grazie agli spazi aggiuntivi e alla maggiore vicinanza alle vigne, un maggior grado di qualità e precisione.
Non vi saranno però vinificate tutte le uve dell’immenso vigneto Bouchard perché la lavorazione di alcune parcelle di Chambolle e Nuits-St.Georges e di due grands crus della Côte-de-Nuits, un quarto d’ettaro ciascuno del Bonnes-Mares e del Clos-de- Vougeot verranno aggregate ad un altro Domaine di Vosne-Romanée di proprietà Pinault-Artémis, il Domaine d’Eugenie, già Domaine René Engels, acquistato nel 2006.
Il Domaine Bouchard sarà quindi in parte ridimensionato, anche se in misura inferiore a quanto inducevano a credere le voci che parlavano di una cessione di 30 ettari: a parte i circa tre ettari, “smistati” ma non venduti, al Domaine d’Eugenie, e i 7 dello scambio con De Montille, un ulteriore ettaro di vigna dell’AOC Beaune verrà ceduto a vignerons locali, e tre ettari detenuti en fermage dalla famiglia Ropiteau (verranno ad essa restituiti in cambio di una parcella di Meursault Charmes, da tempo bersaglio della storica Maison) altro non sembra in programma.

Naturalmente questi cambiamenti non potevano non allarmare i dipendenti dell’azienda, ora in soprannumero. La fusione con la proprietà Henriot di due anni fa aveva già provocato la migrazione dei dirigenti che lavoravano per la Maison de Champagne Henriot e per il Domaine William Fèvre (tra cui il suo direttore Didier Seguier) , insieme con le aziende cedute. Con Engerer nuovo direttore generale di Artémis, anche Frédéric Weber, artefice della conversione bio dei possedimenti Bouchard è rimasto per il momento al suo posto, ma intanto Artémis gli ha affiancato il trentenne talentuoso Julien Arnaud, uno specialista di suoli ed esperto di biodinamica e agronomia.
Quanto ai collaboratori di vigne e cantine un certo ridimensionamento ci sarà certamente, anche se una parte dei posti soppressi potrà essere recuperata dal 2026, quando entrerà in funzione la nuova cuverie allo Château di Puligny.
Follia a Clos de Vougeot
Complice la consacrazione dei suoi climats da parte dell’UNESCO dnel 2015 e spinta dall’apertura della Cité de la Gastronomie di Dijon e delle tre sedi della Cité des Climats a Beaune, Chablis e Macon, la Borgogna è diventata una delle grandi capitali dell’enoturismo europeo. Lo attesta anche l’ultimo numero di “Bourgogne Aujourd’hui”, per buona parte dedicato alle proposte enoturistiche dei diversi territori della regione, alcune delle quali provenienti da alcuni dei Domaines più prestigiosi della Borgogna.
Dalle visite nei vigneti, alle degustazioni, all’offerta di cibo e di vino, fino all’ospitalità in case familiari sapientemente ristrutturate, come è il caso della Maison T della famiglia Trapet a Gevrey-Chambertin e della Maison de Jacqueline, una raffinata casa di famiglia degli anni ’30 con cinque camere denominate come i membri della Famiglia.

Ma senza alcun dubbio la proposta più affascinante è quella della Folie de Vougeot, da poco riportata in vita da due personaggi di culto del vino borgognone, Frédéric Drouhin ed Étienne De Montille. Chi abbia visitato il Clos de Vougeot e il suo Château avrà certo notato una piccola costruzione d’epoca curiosamente corredata di una torre, posta tra le vigne a poche decine di metri dallo Château.
Costruita probabilmente tra il 1891 e il 1901 da un architetto di cui si ignora il nome su richiesta di Paul Martini-Rosé, un négociant che aveva acquistato nel 1890 alcune parcelle del Clos de Vougeot dagli eredi di Julien-Jules Ouvrard. La Folie , dalla cui piccola torre è possibile dominare con lo sguardo non solo l’intero Clos, ma gran parte della Côte de Nuits con i vicini grands crus di Echezeaux e Musigny, è una piccola costruzione dallo stile indefinibile (né Belle Époque, né Art Nouveau, né regionale borgognona) i cui interni, meravigliosamente restaurati, rappresentano degli autentici gioielli architettonici, dalla tappezzeria e le preziose boiseries ai pavimenti con i mosaici originali, i velluti e le sete ricamati a mano, le modanature art nouveau, i mobili dell’epoca. Abbandonata da tempo, da corpo estraneo nel Clos (il grande Bazin ne parlava come di una “bicoque qui devrait etre démolie depuis longtemps”) La Folie è diventato un affascinante monumento, accessibile agli appassionati e ai visitatori, i più facoltosi dei quali potranno degustarvi i vini di Drouhin e di De Montille (si organizzano degustazioni per gruppi fino a 18 persone a prezzi tra i 3.500 e 5.000 euro), farvi colazione o pranzare (fino a un massimo di 12 persone) e persino pernottare nell’unica camera con bagno privato con vista sulle vigne. Uno sfizio un po’ costoso, tra 1.800 a 3.000 euro secondo i periodi, incluso il déjeuner