La stampa estera a portata di clic: Wine Spectator, vol. 41, n.8, ottobre 20162 min read

La copertina è pressoché interamente consacrata ai vini d’Israele: come recita il titolo grande, di qualità sorprendente, provenienti  da una regione emergente.

Poi ci sono la Guida di viaggio in Israele, le nuove direzioni di sviluppo dei vini spagnoli, i vini globali, la winery di Rupert Murdock a Los Angeles. Dopo l’editoriale di Shanken e Matthews, naturalmente dedicato all’affermazione dei vini israeliani, seguono il Feedback dei lettori , le rubriche di GrapeVine , con le news (in risalto l’incertezza del dopo Brexit, e naturalmente la scomparsa di Denis Dubourdieu), l’ambiente (la battaglia tra alberi e vigne),il cioccolato (il cuore del nero), gli spirits (i liquori delle mele), i perfect matches (il piccione arrosto va col Merlot), le aste (la crescita delle aste in America), lo shopper. Le pagine degli editorialisti: Laube (la fine del sogno : la morte di Orville Magoon e il vino di Lake County), Kramer (Drink or Hold? Quando  decidere di bere o di aspettare il vino).

 

Ma eccoci al vino d’Israele. A introdurlo è un articolo di Kim Marcus . I due terzi dei vini prodotti sono rossi, con una decisa preferenza per i blend bordolesi, anche se comincia a crescere il Syrah. Il resto è costituito da vini bianchi (dominano Chardonnay e Sauvignon , ma con buone riuscite anche di Roussanne e Marsanne).

 

Più di 30 vini superano i 90 punti nella gerarchia dei vini scelti da Marcus , una diecina i bianchi, prevalentemente da uve Chardonnay.  Segue un itinerario di viaggio in Israele, con la segnalazione dei migliori indirizzi per dormire e mangiare.

 

Nel servizio successivo, Alan Goldfarb parla dell’azienda vinicola del gigante dei media, Rupert Murdoch, a Los Angeles.  Cinque paesi del mondo globalizzato per i migliori vini top value: Nuova Zelanda, Portogallo (unico paese europeo), Argntina, Cile e Australia. Il punteggio più alto per uno Shiraz di Barossa (Australia): 92 punti per 20 dollari. Thomas Matthews presenta i nuovi approcci del vino spagnolo: l’attenzione principale è ovviamente per il Priorat, la Ribera del Duero e la Rioja. Al top della sua selezione è un Ribera del Duero di Pago de Los Capellanes.

 

James Molesworth ci conduce alla scoperta della Loira : non c’è che dire, Molesworth predilige il Vouvray (da lì vengono 9 dei suoi dieci migliori vini), pochi i rossi (Chinon e Bourgueuil). Sorprendono il ruolo marginale di Sancerre e Pouilly-Fumé e la totale assenza di Saumur-Champigny. Eccoci dunque arrivati alla Buying Guide, che chiude, come sempre, tutti i numeri: tre vini italiani (ancora Piemonte e Toscana) nelle categorie dei vini più pregiati, sei (cinque toscani e un friulano) in quelle dei vini col miglior rapporto qualità-prezzo. Si chiude con la pagina di Dr. Vinni, dedicata questa volta ai dolci delle feste ebraiche.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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