La stampa estera a portata di clic: Decanter vol 42, ottobre 20162 min read

 Viva il Sud America. E’ infatti pressoché interamente dedicato ai vini sudamericani questo numero di Decanter, che assegna loro il titolo grande di copertina. Appena più sotto ci sono i top wines di Malbec dell’Argentina , e ancora più sotto gli aces del vino cileno e le sorprese da Brasile e Uruguay.

 

Titoli minori sono per Barolo e Barbaresco, l’itinerario nel Rodano settentrionale e l’incontro con i raccoglitori.

Dopo una bella immagine a colori di vigne a Colomé , nella Salta argentina, si comincia con l’editoriale di Johnn Stimpfig (la scoperta dei vini di Brasile e Uruguay), le rubriche e le pagine degli editorialisti:le notizie del mese, l’obituary di Denis Dubourdieu, le lettere dei lettori, e poi Jefford (la “memoria strutturale” della vigna dopo i grandi disastri),Johnson (il tempo: l’elefante nella stanza della degustazione e in cantina),Halliday (l’Australia e i tappi metallici).

Eccoci dunque al Sud America. Si comincia con i dieci migliori terroirs dell’Argentina e le migliori etichette da Salta alla Patagonia .

A seguire é il Syrah cileno: Stimpfig sceglie i  dieci da assaggiare assolutamente. Ancora Cile e Argentina nell’articolo che segue (Crossing the Andes): sono però quasi tutti argentini (solo duei cileni) i vini scelti da Decanter.Il ritratto del produttore del mese é quello di Zorzal, nella Uco Valley,  mentre il ritratto regionale é dedicato  a Itata (500 km.a sud di Santiago, in Cile).

L’articolo che segue é intitolato l’età dell’oro  del Brasile (tra i migliori secondo Decanter c’é anche un vino ricavato dall’uva Peverella del Trentino). L’Uruguay (ne parla Amanda Barnes nel servizio che segue) ormai non é più solo Tannat. Tra i vini selezionati, una tavolozza di varietà: Chardonnay, Albarino,Petit Manseng, Viognier, Torrontés, Marsanne e Syrah.

 

Anche i Panel Tastings del mese sono dedicati al Sud America, e precisamente ai Malbec dell’Uco Valley e ai Pinot noir cileni, mentre Patricio Tapia seleziona i migliori sparklings dell’America del Sud.

 

Due articolo sul “resto del mondo” completano questo fascicolo: nel primo Stephen Brooks seleziona i suoi migliori Barolo e Barbaresco, nell’altro si celebrano i raccoglitori d’uva.

 

Che cosa resta ancora? Naturalmente le pagine di Spurrier,l’itinerario del mese (Rodano Nord), le Notes & Queries , il Market Watch con i prezzi  di Bordeaux, Porto e Champagnes, per finire, come sempre, con la leggenda , quella del Wehlener Sonnenhur Riesling Auslese Goldkapsel 1971 di J.J. Prüm.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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