InvecchiatIGP: Fiano di Avellino DOCG “Pietramara” 2003, I Favati3 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

In questo caldo periodo di vacanze italiane (mentre vi scrivo a Roma sfioriamo i 40° all’ombra) mi è venuto il dubbio se dedicare la rubrica InvecchiatIGP, all’approfondimento di un grande rosso oppure lasciare spazio a qualcosa di più “fresco” e stagionale,  descrivendo un bianco italico la cui evoluzione mi ha profondamente emozionato.

Non ho avuto dubbi, visto la calura estiva, a porre in essere la seconda alternativa e così mi è venuto in mente che qualche mese fa, ospite della FIS di Roma, mia vecchia scuola sommelier, avevo degustato all’interno di una verticale storica un grande Fiano di Avellino “Pietramara” 2003, portato in degustazione da Cantine I Favati.

Vigneto Pietramara

L’azienda irpina, nata nel 1996, inizia ad imbottigliare solo 4 anni più tardi grazie alla tenacia di Giancarlo Favati e Rosanna Petrozziello che oggi, assieme al cognato Piersabino e alle figlie Carla e Brigida, gestiscono questa bellissima realtà con il prezioso contributo dell’enologo Vincenzo Mercurio.

Oggi l’azienda conta circa 40 ettari suddivisi tra San Mango, Atripalda, Venticano e Montefredane per ben 9 etichette tra Fiano, Greco, Aglianico (prevalenza zona Taurasi DOCG) per una produzione totale di oltre 100.000 bottiglie.

All’interno di questa gamma di altissimo livello, sicuramente il Fiano di Avellino “Pietramara”, etichetta nera, è il vino bianco più iconico e storico prodotto da questa piccola azienda irpina che proprio nel 2000, a quattro anni dalla sua nascita, ha prodotto la prima annata di questo Fiano di Avellino in appena 3.600 bottiglie.

Questo vino in particolare proviene da una singola parcella di 5 ettari situata a Contrada “Pietramara”, ad Atripalda: un piccolo “anfiteatro” naturale che si apre da nord-est a nord ovest a circa 450 metri di altezza.

Come scritto in precedenza, all’interno della verticale storica, che ha previsto la degustazione delle annate 2022 – 2021 – 2020 – 2019 – 2018 – 2017 – 2016 – 2013 – 2010 – 2003, è proprio l’ultima quella che mi ha emozionato di più e sapete perché? Risposta semplice: per il motivo che spesso la 2003 viene classificata come annata molto calda in Italia e quindi, di conseguenza, legata a vini SICURAMENTE alcolici, voluminosi e dallo scarso potere evolutivo.

Il Fiano di Avellino “Pietramara” 2003 è protagonista di InvecchiatIGP perché è stato emozionante e sbalorditivo. Ciò che molti in negativo ipotizzano in teoria, è stato nella pratica demolito grazie ad un vino ancora dinamico, ricco di gioventù, certo avvolgente e strutturato, ma affatto pesante

Andrea Petrini

Andrea Petrini, il “giovin fanciullo” del gruppo. Il suo giornale online è Percorsi di vino.


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