La Campania del vino è un vero mosaico di aree e territori, ricche di grandi diversità, dal punto di vista paesaggistico, climatico e pedologico. Si tratta di una regione che in questi ultimi anni sta cercando di mettersi sempre più in gioco e in discussione cercando di far funzionare al meglio i sistemi organizzativi preposti alla valorizzazione del settore vitivinicolo, puntando sempre più ad azioni di promozione e di formazione.
Tante le azioni che si stanno mettendo in campo in ciascuna provincia, in particolare va messo in rilievo il lavoro che si sta svolgendo nella vasta provincia di Salerno, attraverso le azioni del Consorzio Vita Salernum Vites, che sta cercando di mettere in luce le tante peculiarità presenti.

Un Consorzio piuttosto giovane, nato appena dieci anni fa, oggi capitanato da Andrea Ferraioli, da sempre persona tenace e combattiva, al cui fianco si accompagnano con il ruolo di vice Paola De Conciliis e Mario Mazzitelli.
Si tratta di un’area talmente vasta e diversificata, con distanze che superano i 200 km tra il limite settentrionale e quello più a sud; un’estensione che va dalla fascia costiera alle zone più interne e confina a nord-ovest con le aree del Vesuvio e della Penisola Sorrentina (in provincia di Napoli), a nord-est con l’Irpinia (piana solofrana-montorese e monti Picentini), ad est e a sud con la Basilicata (provincia di Potenza). La superficie vitata si attesta su circa 3.500 ettari e una cinquantina di aziende imbottigliatrici, organizzate sulle tre denominazioni di origine presenti (DOC Costa d’Amalfi, DOC Cilento e Castel San Lorenzo) e le due a indicazione geografica (IGT Colli di Salerno e IGT Paestum), per un totale di oltre quaranta tipologie di vini. Seppur ampia, troveremo una grande parcellizzazione – in particolare nelle zone più impervie della Costa d’Amalfi – e una presenza di aziende quasi sempre di piccole dimensioni.
La base ampelografica è di conseguenza abbastanza ampia, e vede il rilevante patrimonio di vitigni autoctoni campani, affiancato da una serie di varietà cosiddette “nazionali”, quali barbera, sangiovese, montepulciano per la bacca rossa e trebbiano e malvasia per la bacca bianca: uve che sono retaggi delle politiche agronomiche proposte negli anni cinquanta del 1900.
Ma la maggioranza dei vini qualitativi prodotti è quasi sempre ottenuta da cultivar legate a queste aree, quali aglianico, piedirosso, tintore, aglianicone, sciascinoso per i rossi e fiano, ginestra, pepella, ripoli, fenile biancazita, biancatenera, falanghina e moscato per i bianchi.

Prima di passare al dettaglio delle azioni svolte e programmate, un veloce flash sui dati produttivi della vendemmia da poco terminata, che in questa area, vista la diversità e vastità sottolineata, ha una durata che va dagli inizi di agosto, fino alla fine del mese di ottobre.
Questi i dati ufficiali elaborati dall’Associazione Enologi Enotecnici Italiani dall’Ismea e dall’Unione Italiana Vini, che anche quest’anno hanno visto il verificarsi di eventi climatici di inusuale ed eccezionale portata. Senza dubbio il perdurare di un lungo periodo asciutto e caldo senza picchi estremi ed inattesi delle medie stagionali, fa prevedere al momento un buon millesimo (fonte Assoenologi/Ismea/U.I.V.) ma non certo eccezionale.
Sintetizzando si può affermare che l’elevata temperatura media ha causato un anticipo generalizzato sulle fasi fenologiche della pianta di 7-8 giorni, ma la buona escursione termica giorno/notte ha contribuito alla qualità delle uve. C’è stato anche un incremento dal punto di vista quantitativo, in particolare per le uve a bacca bianca.
Tornando alle azioni svolte e a quelle programmate, va sottolineato il successo di alcune buone pratiche che proprio per questo sono state riproposte per il 2023.

In primis i percorsi formativi intrapresi, sia di vigna che di cantina: tra tutti il corso di potatura invernale e quello legato alla scelta del germoglio, organizzato con la scuola preparatori d’uva, a seguire il corso di tenuta dei registri e norme per le cantine ICQRF.
Non sono mancate le partecipazioni collettive a fiere ed eventi locali e nazionali, quali il Paestumwinefestival, Merano Wine Festival e In Vino Civitas.
In definitiva un lavoro di squadra, cercando di creare unità e sinergia in un territorio complesso e diversificato, dove la crescita qualitativa si può leggere chiaramente nei vini prodotti.