La nuova frontiera del vino, un mondo inesplorato di possibilità oramai si apre solo andando sott’acqua, non necessariamente salata ma l’appeal dei fondali marini è nettamente superiore a un lago, un fiume, un torrente, una pozzanghera. A Vinitaly verranno presentati molti vini che hanno avuto affinamenti subacquei, noi vi presentiamo quelli più particolari e sicuramente più difficili da trovare.

Ventimila seghe sotto i mari
Prodotto lanciato da una grande falegnameria che ha da poco acquisito una brand importante nel mondo del vino. Si tratta di 20.000 bottiglie di un uvaggio raboso-tazzelenghe con macerazione sulle bucce di 140 giorni, 8 ore e 18 minuti: vino quindi estremamente rustico con tannini di dimensioni superiori al centimetro quadrato, bisognosi di un lungo e particolare affinamento. Da qui la scelta di metterlo a oltre mille metri di profondità nell’Oceano Atlantico per 30 mesi. Il marketing forse ha un po’ esagerato e per creare un collegamento con la casa madre ha pensato di abbinare ad ogni bottiglia una piccola sega utilizzabile, così recita la pubblicità, “Per tagliare e smussare i notevoli tannini del vino”. Pare che verrà lanciato sul mercato con il logo “Con il vino anche una bella sega!”

Vedi Napoli e poi Maori
Da un accordo tra una cantina irpina e un produttore neozelandese di origini maori nasce questo vino, uvaggio di greco irpino e sauvignon neozelandese. Per un vino così particolare serviva un invecchiamento altrettanto particolare e quindi le bottiglie sono state messe a 150 metri di profondità nel golfo di Napoli per 12 mesi. Per la presentazione alla stampa verranno a Vinitaly addirittura gli All Blacks che faranno la Haka, cantando però “Funiculì funiculà”.

Chiare fresche e dolci acque
Siamo di fronte ad un progetto che vede l’’acqua dei torrenti di montagna utilizzata per far maturare al meglio i metodo classico della neonata cantina altoatesina Petrarken. Nei torrenti sono state ricercati punti particolari, piene di trote, in modo che i pesci passando accanto alle bottiglie possano smuoverle leggermente, attivando il benefico contatto “lieviti-vino”. La permanenza nei torrenti deve essere almeno di 18 mesi per il “Chiare fresche e dolci acque” base, mentre la riserva, che staziona anche 6 mesi in piccoli allevamenti di trote, rimane in acqua per almeno 24 mesi.
Vini ad atmosfera variabile
Si stanno oramai affinando i metodi per la maturazione del vino in mare: per esempio i prodotti della cantina Atmosfera stazionano a profondità diverse durante il periodo di invecchiamento: questo perché, come sappiamo, la pressione aumenta di un atmosfera ogni 10 metri di profondità, quindi ogni vino subisce una pressione diversa, adeguata al tipo di prodotto. Per esempio un bianco giovane dal consumo quasi immediato deve riposare a profondità importanti perché ogni 10 metri si aumenta di un Bar e più Bar ci sono più bottiglie si vendono.

Ego te absolvo
Ha creato un certo subbuglio tra i fedeli trovare nelle acquasantiere di molte chiese italiane delle bottiglie da 375cc con dentro un liquido ambrato. Si tratta di un progetto che prevede il Vin santo di una famosa azienda toscana messo a maturare nel luogo più consono, cioè dove si trova un altro liquido santo, in particolare l’acqua. Oltre al fatto di essere così un vino benedetto sin da subito l’aria fresca delle cattedrali italiane tengono il prodotto ad una temperatura perfetta. Le bottiglie verranno vendute l’anno prossimo durante il Giubileo 2025, abbinate all’indulgenza plenaria, presso appositi chioschi che avranno in bella vista l’immagine di San Giovese.
Altissima, purissima, lavissima
Oramai l’Etna è uno dei luoghi più famosi del vino italiano. Anche qui però si cerca di andare oltre e studiare nuove forme di viticoltura, di vinificazione e affinamento. A tal proposito una cantina che ha vigneti oltre i 1000 metri ha deciso di far maturare i propri vini all’interno di una polla d’acqua, in una grotta dove sgorga una sorgente naturale. Così una linea intera di prodotti è stata chiamata “Altissima, purissima, lavissima”.

Lago nel pagliaio
Accanto all’invecchiamento subacqueo sono sorti dei veri e propri contest per far conoscere meglio al pubblico finale questa innovativo sistema di far evolvere i vini imbottigliati. Così accanto ai vari concorsi per sommelier è nato Lago nel pagliaio, gara aperta a tutti sommelier italiani col brevetto di sub. Questi signori, chiamati appunto submellier, devono trovare, all’interno di un lago non molto grande (diciamo delle dimensioni del Trasimeno per capirsi) una gabbia con dentro bottiglie di vino. Una volta trovata la gabbia devono prendere una bottiglia, stapparla, degustarla e dire di che vino si tratta. La cosa risulta piuttosto complessa perché il tutto deve essere fatto sott’acqua.
Si ringrazia per alcune foto
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