Il fascino segreto dell’Agontano.6 min read

Conosciuta soprattutto per le sue selezioni di Verdicchio dei Castelli di Jesi Podium e Serra Fiorese, l’azienda Garofoli è stata sempre nelle nostre corde soprattutto per la selezione di Rosso Conero, l’Agontano.
“Vino-Personaggio” nel non essere un personaggio, mai troppo esposto alle luci del jet set (persino nella sua terra natìa non è esattamente profeta), l’Agontano ha rivelato, in una degustazione verticale da noi tenuta in azienda il 7 maggio, una impressionante uniformità stilistica, un carattere territoriale esemplare, fatto di tannini abbondanti ma sempre civilizzati (grazie al terreno calcareo del Conero, ma anche alla misura e alla sensibilità di chi lo produce, crediamo), e di una struttura bella florida ma senza pesantezze (sempre relativamente a un Montepulciano in purezza, intendiamoci). Legno sempre sotto controllo, anche da giovane.
E forse questo suo stile classico e misurato, questo suo “fascino discreto”, gli ha precluso in un recente passato le luci della ribalta.
La sorpresa, almeno in parte: la capacità di miglioramento in bottiglia (sulla tenuta non dubitavamo), tanto da esserci convinti che le migliori annate necessitano di una decina di anni (e state sicuri che non abbiamo gusti necrofili – nemmeno sui vini). La conferma, e con dubbi tendenti allo zero, è che ci troviamo di fronte ad una delle 2-3 migliori espressioni della denominazione, per di più con un rapporto qualità prezzo che non è esagerato definire eccellente.
Prima di lasciarvi al resoconto della degustazione, un piccolo consiglio: nonostante l’Agontano non presenti quasi mai imprecisioni olfattive appena stappato, vi consigliamo di caraffarlo o – se come noi non amate il decanter – di dare al bicchiere il tempo necessario ad articolarsi (anche una ora per le annate più mature). Tranquilli, non si spegnerà.
Buona degustazione (e buoni acquisti), e grazie agli amici/colleghi Alessandro Morichetti e Maurizio Silvestri, che mi hanno aiutato in degustazione, e a Carletto Garofoli, squisito padrone di casa.

Rosso Conero Agontano 1988

Impeccabile, come per tutti i millesimi della degustazione, la tenuta del colore, si apre subito sui funghi e la terra bagnata. Davvero vitale al palato, dove cresce notevolmente con l’ossigenazione, ancora denso e dal finale slanciato dalla sapidità. Tannino dolcevivo. Eccellente e, se la memoria non ci inganna, pesantemente sottovalutato dalla critica di settore quando uscì. Niente da dire anche sull’espressione della tipica austerità del millesimo. Da bere.

Rosso Conero Agontano 1990

L’anno delle notti magiche (che poi, mannaggia a Caniggia, tanto magiche non furono…) conferma il carattere della annata: tanta roba, solidità, ma non tantissime sfaccettature. Floreale al naso, qualche punta di tostatura di troppo per un maggiorenne, complessità olfattiva non superiore, decisamente ricco al palato, dal finale giustamente tannico ma non duro, appena appena svuotato nel finale, appena meno succoso dell’88. Ottimo, e forse durerà ancora. Ma probabilmente tenderà ad asciugarsi.

Rosso Conero Agontano 1993

Non sappiamo quante bottiglie abbiamo bevuto in vita nostra di questo vino. Si sa, le cotte giovanili sono belle intense e, a distanza di anni, si rivelano francamente azzeccate. Questo 1993 è la prova che un Montepulciano XXL (e forse manca un’altra X…) può invecchiare benissimo anche in terra anconetana. Purchè di questo livello, ovviamente. Scoppiava di salute da giovane, e scoppia di salute a 16 anni. Ecco, magari manca del chiaroscuro del 1997 (vedi oltre), ma di fronte a tutto questo fuoco e a tutta questa gioventù…Eccellente, e forse forse non ancora all’apice. Ma probabilmente fra qualche anno andrà sul’etereo. 

Rosso Conero Agontano 1994

Sul cuoio e il cacao, di frutto un po’ limitato e intelaiatura tannica poco ampia e lievemente immatura. La buona succosità e la precisione esecutiva ne garantiscono una piacevole beva. Inutile attendere ancora. Buono e chiusa lì.

Rosso Conero Agontano 1997

Un grandissimo vino. E su questa affermazione abbiamo pochi dubbi. Era grandissimo da giovane, è stupendo adesso. Ci infili dentro il naso, poi lo assaggi, e d’improvviso “vedi” il Conero (marasca e viole in primo piano, e tutto intorno iodio, anice, noce moscata, maggiorana). Il sole e il sale. Che dite, è un pregio? La classe e la miriade di sfumature (e ovviamente la ciccia, che non manca mai) del palato soddisferanno, ne siamo convinti, anche i più accaniti fanatici delle Tre Marie (Pinot, Sangiovese e Nebbiolo). All’apice, e forse ci rimarrà a lungo.

Rosso Conero Agontano 1998

L’unica bottiglia che avevamo era imperfetta al naso. Carne fresca e fuoco a volontà al palato. Ingiudicabile.

L’unica bottiglia che avevamo era imperfetta al naso. Carne fresca e fuoco a volontà al palato. Ingiudicabile.

Rosso Conero Agontano 2000

Classico vino di annata calda ottimamente interpretato. Potente, non molto ricco di sfaccettature, con un tannino rotondo e un frutto masticabile ma un poco monolitico che garantisce una grande piacevolezza. Per chi, come me, ama i rossi che si tagliano col coltello, è eccellente. Gli altri lo considereranno presumibilmente ottimo. In beva, ma potrebbe anche migliorare.

Rosso Conero Agontano 2001

Cupo e minerale, solido nel tannino (ma, ci ripetiamo, l’Agontano non è mai duro), attualmente è un poco avaro di frutto e freschezza. Come sempre tanta roba sotto controllo. L’impressione è che sia in tempesta ormonale, dunque per ora lasciatelo stare.

Rosso Conero Agontano 2003

Classico vino di annata sahariana magnificamente interpretato. Rotondo senza essere pesante, forse un poco troppo liscio ma per nulla seduto, con questo frutto cupo e maturo (ma non troppo evoluto), dai tannini abbondanti ma incredibilmente fini per un 2003, è il vino di uno che il vino lo sa fare eccome. Niente marmellate, niente durezze, niente alcolicità per conto proprio. Adesso è eccellente, ma i dubbi sulla tenuta consigliano un consumo entro pochi anni.

Rosso Conero Agontano 2004

Una specie di 1997 in divenire, ma incupito ai profumi e con un tannino fitto come la giungla che lo fa somigliare anche al 2001. Non pensate neanche lontanamente di aprirlo.

Rosso Conero Agontano 2005

Sul frutto e i fiori al naso, di articolazione tannica non superiore. Esecuzione come sempre impeccabile, bella freschezza, legno ammandorlato a bada. Per questo motivo si beve già bene, anche se metterà su una buona complessità in 3-5 anni. Ma non è e crediamo non diventerà mai un grande.

Rosso Conero Agontano 2006

Più che Agontano, Agon-tanto! Un fruttone, sulla scia del 2000. Tanta tanta carne, un pizzico di legno esotico (rum, scorza di arancia), e tante marasche. I tannini ‘so ‘na crema. Provate a berlo al volo a 15-16° (non c’è bisogno di cacciagione scozzese cucinata da Vissani, anche un tonnetto alla brace andrà bene), oppure lasciatelo in cantina per una decina di anni. A vostra scelta.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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