Hai tre anni? Allora posso battezzarti Franciacorta!2 min read

Certe volte le buone notizie viaggiano anche per comunicato stampa. Per esempio quelle relative al rinnovo del consiglio di amministrazione del Consorzio Franciacorta.

Lasciando da parte le riconferme ed i volti nuovi nel consiglio la cosa più importante è che sono state approvate modifiche al disciplinare di produzione che definire “di grande saggezza” è il minimo. Tali modifiche avranno valore per 4 anni prima di essere, eventualmente, ridiscusse.

In primo luogo la resa in uva stata abbassata da 100 a  95 quintali (più il solito 20% in annate “particolarmente favorevoli”) e quella in vino è passata dal 65% al 60%. Quindi un’ulteriore limatura che non potrà che fare bene, specie in momenti di mercato come questi.

La cosa però più importante e su cui voglio soffermarmi e congratularmi con il presidente Zanella è la regola che prevede nei nuovi vigneti,  per il primo e per il secondo anno, l’impossibilita di trasformare l’uva prodotta in Franciacorta. Il terzo e il quarto anno se ne trasformeranno solo 40 q.li/ha, mentre dal quinto anno in avanti si potrà arrivare a 95. In precedenza il disciplinare obbligava a non trasformare uva solo il primo anno, mentre il secondo si poteva arrivare a 40 q.li/ha e dal terzo si entrava a regime con 100.

Un bel cambiamento quindi, che avrà dei costi e delle ripercussioni  in diverse cantine, le quali  dovranno convertire una parte della produzione a vini fermi oppure vendere le uve.

Intendiamoci: non è che in una vite l’uva di terza foglia sia obbligatoriamente peggiore di quelle del quinto o sesto anno ma l’importanza del messaggio è un’altra.  Credo si sia voluto fortemente sottolineare che sono finiti i tempi in cui si poteva (specie in alcuni terreni e magari da parte di agricoltori inesperti di viticoltura) scegliere di non piantare granturco ma un vigneto e ritrovarsi l’anno dopo con uve adatte per un vino come il Franciacorta DOCG.

Se, vista una reale mancanza di spazi, la corsa alla moltiplicazione degli ettari si stava naturalmente rallentando, adesso chi vorrà piantare per seguire l’onda del successo di questo vino ci penserà su due volte.

Solo una cosa non mi è chiara: ci si riferisce a vigneti che dovranno essere piantati dal 2011 in poi o la norma è applicata a tutte le giovani vigne piantate negli ultimi 3-4 anni? Se così non fosse la norma è certamente e comunque valida ma solo la introduzione definitiva nel disciplinare farà capire che la strada intrapresa è, per fortuna, senza ritorno.

La palla passa adesso all’antagonista principe del Franciacorta, quel Trento DOC che mi pare abbia come resa massima per ettaro addirittura 150 quintali….

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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0 responses to “Hai tre anni? Allora posso battezzarti Franciacorta!2 min read

  1. Esemplare, davvero esemplare. Addirittura meglio del disciplinare dello Champagne. La via giusta anche per gli altri…. sp…., sp…. (porca sidella!), per le altre boll….., le altre boll….., oh cazzo! Ma che cavolo si deve dire, eh?
    Insomma, finalmente un Consorzio da applaudire per le idee molto chiare, lungimiranti. E ora attendiamo fiduciosamente gli altri metodo classico, oh!.

  2. Il mio Ugo ci tiene a far sapere che anche lui vuol essere chiamato per nome, basta con i riferimenti generici alle altre terze gambe oppure alla tipologia, specialmente in caso di imprecazione.

  3. Caro Mario mi hai fatto proprio ridere!
    Ti meriteresti una bella bottiglia di sp….volevo dire di Franciacorta. In realtà  non so se ho Franciacorta da darti, eventualmente un altro vino sp…..ero di trovarlo.
    Comunque mi hai dato lo spunto per un articolo di quelli veramente folli. grazie!

  4. E io mi sento di ringraziare Milito, che ieri sera ha detto sicuramente occazzo tre volte. Occazzo e’ un termine generico, non DOCG come il mio Ugo, ma essendo di provenienza straniera glielo si puo’ perdonare. La quarta ciliegina era un bel pezzo che all’altra squadra di Milano (come si chiama?) non gliela imboccavamo, eh? Spumanti, ecco, ieri sera erano spumanti, anzi bollicine, i rossoneri (rossi dalla vergogna e neri dalla rabbia).

  5. Un mito,eh? Beh, un mito direi che lo sta per diventare il Franciacorta, con queste scelte stupende, azzeccate, lungimiranti, che sul piano normativo lo rendono superiore certamente allo Champagne, che ha regole e rese diverse. E nn si puo’ dire che qui ci son men teste da mettere d’accordo, perche’ se ne conoscete qualcuna saprete certamente che qualche caratteraccio e bastian contrario c’e’ pure qui, ma hanno raggiunto lo stesso un’intesa davvero esemplare, nobilitando la denominazione ad un livello che sinceramente non mi aspettavo. Tu te lo aspettavi? Io sinceramente no. Bravi. Bravissimi! Se anche gli altri facessero in questo modo, non dico uguale ma almeno su quella strada là¬, penso che in pochi anni ci ritroveremmo delle stupende reazioni di mercato.
    Sono davvero contento di constatare che e’ giurata la ruota: i Consorzi (alcuni dei quali prima erano capaci soltanto di rovinare ad ogni modifica le proprie denominazioni) stanno trovando una strada qualitativa da incoraggiare, e non c’e’ soltanto questo del Franciacorta a dimstrarlo. Vuol dire che si puo’. Il giorno che anche quelli del Chianti capissero il valore del coraggioso esempio del Franciacorta, smettendola di proteggere le schifezze a un euro e mezzo e mettendosi di buzzo buono sulla strada della qualita’ anche dei prodotti piu’ economici, l’enologia italiana sara’ tornata in paradiso.

  6. Buongiorno Carlo e Mario, come parte dei “nuovi volti” del Consiglio, sono felice di leggere l’apprezzamento per la nostra scelta, difficile, discussa ma alla fine condivisa. Implica certamente un innegabile sacrificio da parte di tutti ma sicuramente ripagato nel tempo.
    Per rispondere alla domanda sull’età  dei vigneti la modifica si applica a tutti quelli iscritti all’albo dal 2009, quindi…ancora meglio: retroattiva!

  7. sono scelte ragionevoli anche se mi appaiono più ispirate alla necessità  di un controllo dell’offerta (e quindi a limitare stock in cantina, il che potrebbe voler dire che il mercato non è cresciuto come si sperava e che non si vuole sbracare sul prezzo) che al miglioramento della qualità , essendo molto dubbio che in un clima come quello della Franciacorta, dove la vendemmie sono molto precoci, una riduzione di rese migliori la qualità . Comunque sia sono scelte coraggiose e vanno apprezzate. Molto più dell’anatema contro la parola spumante che trovo abbastanza ridicolo, anche se ne capisco lo spirito.

  8. Tilli, ovviamente, e’ la fatina di Peter Pan, quella deliziosa, minuscola creatura che distribuisce a piene mani la polverina magica per librarsi in volo e vive nella misura in cui la gente crede nelle favole. Ebbene sà¬, io ci credo, adesso, in quella del Franciacorta. Ci credevo anche prima, fin dal 1978 con Monterossa, il primo amore che non si scorda mai, ma adesso ancora di piu’. Sono fiero che il 50esimo anniversario del Franciacorta sia stato festeggiato nel Paese che mi ospita, ma queste decisioni mi riaprono una prospettiva che credevo chiusa. Sà¬, posso dire di credere nelle belle favole, Tilli, adesso.

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