Guida vini. Valpolicella: la riscossa del Valpolicella Superiore e il “dimagrimento” dell’Amarone, ma non delle bottiglie!!3 min read

La notizia sicuramente più interessante dei nostri assaggi in Valpolicella è un piccolo ma importante cambiamento nel considerare una tipologia fino a poco tempo fa vista quasi come “secondaria”. Per la prima volta infatti abbiamo sentito sia produttori che esponenti del consorzio spendere parole di elogio per  il Valpolicella Superiore, che fino a poco tempo fa era surclassato, nei numeri e nella considerazione generale, dal Ripasso.

Non è che adesso i numeri si siano invertiti e il mercato tiri in maniera forte per il Superiore, ma l’aria sembra stia cambiando e forse piano piano in Valpolicella si sta ritornando a vini meno spinti e eccessivamente rotondi. Questo portava a dei Ripasso che in realtà sembravano dei piccoli Amarone, dotati però di meno corpo ma non meno legno giovane  e a degli Amarone completamente soverchiati dal legno nuovo e con importanti alcolicità e zuccheri residui, che risultavano chiusi e difficilmente godibili per almeno per 8-9 anni dalla vendemmia.

Corvina messa ad appassire

Capiamo che “la strada di ritorno” verso vini più equilibrati è sicuramente lunga ma nelle giornate passate in Valpolicella ci è sembrato di vedere un “ripensamento”. Vedremo a cosa porterà negli anni a venire.

Intanto abbiamo degustato un bel numero di Superiore dove il frutto è ben presente ma non è mai eccessivamente maturo, con un buon equilibrio del legno e una struttura abbastanza importante e in diversi casi fresca e dinamica.

Vi bastino due dati: ben tre  Valpolicella Superiore sono tra i Vini TOP (nessun Top invece tra i Ripasso) e  tra i primi 10 vini del nostro assaggio solo tre sono Ripasso. Qualcuno potrebbe dire che a noi i Superiore Ripasso di oggi sono sempre piaciuti poco, ma la differenza che abbiamo trovato quest’anno è che i Valpolicella Superiore mostravano corpo e vivacità tannica, mentre i Ripasso si limitavano spesso a presentare solo una rotonda dolcezza che non riusciva  a coprire una certa carenza di corpo e struttura.

Sul fronte Amarone i possibili cambiamenti di mentalità si possono riassumere in un leggero “dimagrimento” di diversi vini. Meno potenza e concentrazione e maggiore eleganza, forse anche qualche grammo in meno di zucchero o comunque corpi dove l’acidità e gli zuccheri si trovano maggiormente in equilibrio. Tutto questo però si scontra adesso con l’impossibilità per un Amarone di essere godibile prima di 7-8 anni dalla vendemmia: non per niente i nostri Vini Top ci portano come minimo al 2016, con puntate nel 2015 e addirittura 2014.

Se gli Amarone della Valpolicella ci sono sembrati un po’ “dimagriti” sicuramente non hanno perso peso le loro bottiglie. Continuiamo a domandarci come sia possibile che una denominazione che esporta quasi tutto il suo vino non solo non rifletta sul enorme produzione di CO2 causata da queste bottiglie inutilmente pesanti, ma nemmeno cominci a domandarsi cosa accadrà tra qualche anno quando praticamente tutti i paesi del Nord Europa, il Canada e alcune zone degli Stati Uniti richiederanno bottiglie sotto ai 550 grammi.

 E’ mai possibile che fior di aziende, anche  biologiche e addirittura biodinamiche continuino tranquillamente ad utilizzare vetri pesantissimi, che immettono nell’atmosfera più del doppio della CO2 di una bottiglia leggera: senza considerare i costi superiori per spedizioni e riciclaggio?

Solo un Amarone era in una bottiglia al di sotto dei 500 grammi e questo deve essere visto come una sconfitta per tutta la denominazione, considerando che anche molte bottiglie di Superiore e Ripasso non erano certo da meno.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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