La Val di Cornia me la ricordo bene agli inizi degli anni ’90, quando il patrimonio vitato era completamente diverso da adesso, come del resto il clima.
In 30 anni di cambiamenti ce ne sono stati moltissimi, sia dal punto di vista della vigna che, in particolare negli ultimi 10 anni, del clima.
L’esempio me lo sono trovato davanti girando per le vigne, ancora in piena attività vegetativa alla fine di ottobre, “grazie” a un autunno neanche accennato. Il tutto dopo un’annata con un risveglio precoce, una primavera quasi senza precipitazioni e un’estate siccitosa e molto calda. E la 2022 non è certo stata la prima annata con queste caratteristiche.

La vite è una pianta che riesce a adattarsi al caldo e alla siccità ma quando “i tempi di recupero” sono sempre più stretti non è che si possano chiedere miracoli. In queste situazioni mi ricordo sempre quanto mi disse l’indimenticabile Marco de Bartoli quasi 30 anni fa, parlando di un’ ottima vendemmia a Pantelleria “Sai perché quest’annata è così buona? Perché d’inverno è nevicato!” A parte l’immagine meravigliosa di Pantelleria sotto una coltre bianca quella frase mi fece capire che la vite, come l’uomo, ha bisogno di riposare per dare il meglio di sé.
In Val di Cornia, come in molte altre zone della Toscana e d’Italia, la vite riposa sempre meno ed è sempre più sottoposta “da sveglia” a andamenti stagionali che la mettono a dura prova, specie se, come in molte vigne della Val di Cornia, si è piantato con importanti densità per ettaro.

La degustazione ha rispecchiato un po’ questo quadro, presentandoci diversi vini a cui non difettano alcol o tannini, ma mancano di equilibrio generale e di un po’ di freschezza. Equilibrio è freschezza non sono facili da ottenere ma forse alcuni produttori locali dovrebbero rivedere almeno in parte i loro interventi nel vigneto, magari diradando meno e lasciando completamente coperti i grappoli. Anche perché tra gli oltre 50 vini degustati gli esempi di buon equilibrio e freschezza non mancano assolutamente, specie se ci troviamo di fronte a vini dove il cabernet franc è presente, in tutto o in parte.
La Val di Cornia, nata sulla spinta “di potenza” degli anni ’90 del secolo scorso e della prima decade di questo, quando i vini sembrava si dovessero quasi tagliare colo coltello, credo oggi dovrebbe e sicuramente potrà, “alleggerire” certe visioni enologiche a favore di vini dove le componenti “calde” possano essere ben armonizzate. I tre vini Top del nostro assaggio stanno a dimostrare che è possibile farlo sin da subito.
In conclusione un doveroso ringraziamento al Consorzio Suvereto Wine per averci ospitato e organizzato l’assaggio.
