Tra Serole e Moncestino, il comune più a sud e a nord della denominazione Barbera d’Asti DOCG ci sono circa 100 chilometri, percorribili in quasi due ore. Serole è molto più vicina a Savona e Moncestino è a nord di Torino
Questo dato più di altri secondo noi riesce a spiegare la caratteristica più evidente dei nostri assaggi di Barbera d’Asti, cioè la diversità non solo stilistica tra molti di questi vini. Un territorio così ampio non è facile da tenere assieme e soprattutto non è facile da far quagliare, da riunire attorno a dei concetti e idee precise. Inoltre vi convivono molte denominazioni e così è possibile che, in qualche caso, la Barbera d’Asti venga vista quasi come un denominazione di ricaduta.

Ma quello che ci stupisce è la difficoltà, per la Barberad’Asti DOCG,di stabilire una graduatoria di merito che però rimanga abbastanza simile a se stessa negli anni. A parte alcuni casi infatti è abbastanza difficile che il produttore X produca qualità anno dopo anno. Magari un anno fa un’ottima Barbera d’Asti ma l’anno dopo presenta un vino nettamente inferiore alle aspettative. Nel mondo della Barbera d’Asti questo è purtroppo una caratteristica che si ripete, come si ripete quello che potremmo definire “salto di tipologia”: la barbera è un vino immediato, da bere giovane, fresco, senza orpelli tecnici, ma ormai diverse aziende producono Barbera d’Asti in legno, da invecchiamento, creando ancora più confusione nella denominazione.
Detto questo, abbastanza a sorpresa affermiamo che gli assaggi di Barbera d’Asti sono andati piuttosto bene, con una bella fetta di vini che comunque incarna l’idea della Barbera, di quel vino “sanguigno” e leggermente rustico, che però è perfetto per infiniti abbinamenti. I problemi di base rimangono ma, forse per il numero non importante dei campioni degustati, abbiamo trovato molte meno problematiche tecniche rispetto al recente passato.
La stessa cosa è accaduta per la Barbera d’Asti Superiore, con un fattore positivo in più: la netta diminuzione dell’uso (in alcuni casi era proprio scriteriato) del legno. Sarà che le barrique costano sempre di più, sarà che il vento è cambiato ma alla fine le abbiamo trovate meno ingessate, più puntate sul frutto, più immediate e aperte.

Anche nei Nizza l’uso del legno è diminuito, ma qui si partiva da più lontano e soprattutto si punta a qualcosa di diverso, cioè ad una “Superbarbera”, per cui spesso siamo su rese molto basse che portano in diversi casi a vini imponenti, alcolici, con lunghi tempi di maturazione.
Tempi di maturazione brevissimi sono invece quelli per i Grignolino che abbiamo degustato e che ci hanno confermato quanto di buono avevamo intravisto l’anno scorso. Finalmente tannini vini ma equilibrati, buon frutto e una freschezza generale sono tutte belle caratteristiche per un vino che sta veramente rinascendo.
In chiusura dobbiamo ringraziare il Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato per la solita impeccabile accoglienza: la loro gentilezza e disponibilità non ha uguali in Italia.