Erano anni che speravo di scrivere un articolo del genere sul Roero, su questo nebbiolo che per anni si è sentito succube dei cugini langaroli, che ha causa di questa sudditanza ha cercato per anni di fare vini che “sembrassero” Barolo, fallendo spesso miseramente, che sempre per correre dietro ad un mercato “di potenza” ha lasciato indietro i grandi profumi e le sobrie finezze di tanti “nebbioli delle sabbie”.
Se ci mettiamo anche una certa distanza tecnica/agronomica/enologica dovuta magari a mancanza di fondi per crescere bene, alla fine dei salmi mi trovavo sempre a parlare di vini con tannini duri, non perfetti aromaticamente, anche esagerati nell’estrazione.
Questa volta invece, grazie all’assaggio organizzatoci dal Consorzio del Roero (che ringraziamo), ci siamo trovati di fronte a vini molto diversi dal passato e naturalmente diversi in meglio.
Vediamo la cosa punto per punto.
Le due annate più prese in esame sono state la 2018 e la 2019, indubbiamente diverse tra loro: ebbene nella più “leggera” 2018 abbiamo trovato sostanza e frutto, con un equilibrio tannico invidiabile. Vini non solo piacevoli ma anche di struttura, però con tannini molto eleganti. Nella più potente 2019 la forza tannica è ben presente senza però portare alle “classiche” ruvidezze del passato. Inoltre l’alcol è quasi sempre sotto controllo e anche il legno è ben dosato, sia nei vini annata che nelle Riserva.
Insomma, in un anno i Roero hanno fatto passi da gigante e sicuramente gli hanno dato una mano due vendemmie importanti e particolari.
Tanto per farvi capire vi sottopongo un dato numerico: lasciando da parte le degustazioni di molti anni fa, in quella fatta lo scorso anno più del 43% dei vini non raggiungevano gli 80 punti, mentre in quella di quest’anno la percentuale è scesa drasticamente al 24%.
In altre parole nella degustazione che potete consultare qui a fianco 3 Roero su 4 sono buoni o ottimi (e magari anche gli altri, se li facciamo maturare…) , mentre lo scorso anno quasi uno su due non era proprio al top. Mettiamoci anche annate diverse e più difficili se vogliamo essere oggettivi, ma il cambio di passo nei vini è netto e bisogna, se dio vuole, prenderne atto.
Per l’amore che mi lega a una bella fetta dei vini di questa terra, dotati di succosa finezza e aromi indimenticabili, sono proprio felice, anzi siamo proprio felici (eravamo in tre a degustare) di come sono andati gli assaggi.
Complimenti e avanti così!