Guida vini 2025. Verdicchio dei Castelli di Jesi, Superiore e Riserva: la certezza, anno dopo anno5 min read

Da quando IMT (Istituto Marchigiano di Tutela vini) non ci supporta più sia nella raccolta dei campioni che tantomeno, come in passato, ospitandoci e organizzandoci le degustazioni nella loro sede di Jesi, pensavano che il numero dei campioni per gli assaggi della guida diminuissero in maniera drastica. Invece non solo questo non è successo ma da una parte ogni anno  si aggiungono nuovi produttori ( alcuni, specie quest’anno, con vini veramente sorprendenti!) e dall’altra i grandi nomi della denominazione ci onorano sempre più della loro fiducia. Certo andare in zona ci manca e per questo stiamo pensando a qualcosa per 2026.

Comunque anche per la guida 2025-2026 siamo  particolarmente felici dell’esito delle degustazioni, che mostrano un panorama dove il Verdicchio e i suoi produttori non solo riescono a porre rimedio ad un deciso cambio climatico, ma in molti casi interpretano con coraggio e perizia le nuove situazione che si trovano a gestire, presentando vini di livello ancora più alto. Una parte del merito va indubbiamente anche  al verdicchio, un vitigno che sembra fatto apposta per portare finezza quando il clima lo permette, mentre nelle annate calde riesce ad unire a potenza e concentrazione un’incredibile  eleganza aromatica e questo senza arrivare mai a situazioni ridondanti al naso o al palato.

San Paolo di Jesi

Siamo di fronte al classico vitigno che ha trovato casa in un territorio preciso e lì si esprime al massimo. Noi consumatori dovremmo essere grati al verdicchio e ai Verdicchio dei Castelli di Jesi, perché a cifre spesso vergognosamente basse riusciamo a bere bianchi di assoluto valore internazionale: buoni da giovani ma con grandi possibilità di invecchiamento. Ormai lo diciamo da anni ma continuiamo a farlo perché il Verdicchio dei Castelli di Jesi, in particolar modo la tipologia superiore, raggiunge livelli qualitativi che mettono questo vino/vitigno in “pole position” quando si parla di bere un grande bianco.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore

 Non crediamo esista territorio italiano di bianchi dove non solo ci sono almeno 20 grandi nomi che ogni anno sfornano qualità, ma dove anche gli altri produttori  hanno un livello qualità/ prezzo da genuflessione. Anche quest’anno, sia nell’annata 2023 che con la 2024, abbiamo trovato vini che riescono a unire potenza a finezza mantenendo sempre in prima vista la riconoscibilità del vitigno. Questa categoria, che dovrebbe prossimamente divenire DOCG, è un esempio di come un territorio esalta il suo vino “base” (scusate il termine) senza creare prodotti che puntano solo a concentrazione e potenza allontanandosi però dalle caratteristiche del vitigno. Ben 9 Vino Top e oltre il 90% di  vini che hanno raggiunto e superato i nostri 80 punti (che, ripetiamo per l’ennesima volta, non sono pochi perché noi non spariamo punteggi come mortaretti) sono dati che pongono il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore al primo posto tra le denominazioni in bianco. Ancora dobbiamo degustare e pubblicare molti vini ma pensiamo che questo risultato verrà confermato quando, a settembre, parleremo di Oscar. Anche quest’anno dobbiamo sottolineare che diversi Vino Top hanno prezzi poco superiori ai 15 euro, cosa che ci lascia letteralmente di stucco e rappresenta forse il maggior “mistero meraviglioso” ( meraviglioso per gli appassionati, non per i produttori…) del mondo del vino italiano.

Verdicchio

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico

Se volessimo fare le pulci a questo  territorio del potremmo dire che l’annata 2024 del Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico (e non) ci è sembrata meno convincente che in passato. Ma siamo sempre con oltre il 65% dei vini che raggiungono o superano gli 80 punti e comunque parliamo di vini che si comprano tra i 5-6 e i 9-10 euro. Quindi vini quotidiani, che magari hanno pagato imbottigliamenti recenti: infatti quello che ci ha convinto meno sono le gamme aromatiche, meno toniche e presenti che in passato. Poi andiamo a controllare, appunto, il passato, e notiamo che lo scorso anno era andata leggermente peggio e ci “rincuoriamo”. In effetti siamo di fronte ad un vino che, nella stragrande maggioranza dei casi, viene bevuto tra maggio e settembre dell’anno successivo alla produzione ma che sarebbe meglio bere dopo almeno 6-8 mesi da adesso: per questo siamo convinti che se rifacessimo gli assaggi a dicembre i risultati sarebbero nettamente superiori. Per questo vi consigliamo di sfruttare al massimo questa tipologia, acquistando qualche bottiglia adesso ma mettendola da parte e bevendola almeno a dicembre prossimo: siamo convinti che vi ritroverete di fronte ad un vino diverso, nettamente migliore e, last but not least, pagato pochissimo. Un’ultima annotazione riguarda i pochissimi Verdicchio di Matelica arrivati in redazione: come sempre sono molto buoni ma, per motivi redazionali, abbiamo dovuto inserirli nella degustazione dei “cugini” di Jesi.

Zona del Verdicchio di Jesi, panorama

Castelli di Jesi Verdicchio Riserva

Anche se tanti grandi nomi producono Riserva, anche se abbiamo trovato 2 Vino Top, anche se abbiamo una media sopra gli 80 punti che supera il 66% torniamo a dire che questa tipologia è quella che ci convince meno: non per l’uso del legno ormai  ben assimilato e non ridondante come in passato ma semplicemente perché troviamo sempre tra i Superiore vini nettamente migliori e quasi sempre a prezzi molto più competitivi. Capiamo che siamo di fronte a una tipologia da invecchiamento (ma anche i Superiore lo sono) e nata anche per la giusta causa di alzare i prezzi dei vini, ma ora come ora ci sembra una categoria superata a destra e a sinistra dai Superiore e soprattutto dalle selezioni che lì si trovano. Ripetiamo, i vini sono buoni ma ci sembrano un ancoraggio al passato più che una finestra aperta sul futuro.

In conclusione

Assaggiamo Verdicchio dei Castelli di Jesi da quasi 35 anni e ogni anno rimaniamo stupiti sia dalla qualità media che dalle eccellenze che troviamo. E’ una denominazione che consigliamo senza se e senza ma!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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