Finalmente si è alzato il velo sul mistero che da tempo aleggiava attorno ai Brix, i vini al centro del progetto dell’Associazione brisighellese Anima dei Tre Colli.
Ma, vi chiederete, cosa sono i Brix? Il marchio Brix, nome mutuato dalla antica radice celtica di Brisighella si riferisce ai vini fatti con l’albana e si propongono di ridefinire, o di aggiungere se vogliamo, un altro stile alle Albana esistenti, partendo da un protocollo condiviso. Marchio che solo i soci dell’associazione possono utilizzare, sebbene l’ingresso al club sia aperto.
Il sipario si è alzato nella giornata di sabato 31 agosto durante il secondo evento organizzato dai produttori di Brisighella nella “sacrale” cornice del Convento Emiliani di Fognano di Brisighella. Nel medesimo luogo benedetto l’Associazione ha offerto una cena di gala invero strepitosa, con lo chef stellato Gianluca Gorini ai fornelli. Tralascio la descrizione del menù per rispetto a fegato e bile dei lettori.
La prima apparizione del progetto Brix e dei Brisighella bianco doc, (quest’ultima è una tipologia che prevede un minimo del 70% di trebbiano) fu l’anno scorso, quando venne presentata al pubblico e alla stampa la neonata associazione e furono dichiarati gli scopi che Anima dei Tre colli intendeva perseguire; aggregare una comunità di vignaioli attorno ad un’idea di vino e comunicare all’esterno che tale idea si fonda sul carattere di assoluta originalità che questo territorio può imprimere ai vini.
Ma in cosa consiste esattamente questa originalità e questo carattere specifico? Soprattutto, per ora, freschezze e sapidità, ed energia a profusione con una lieve tannicità non sempre stemperata da porzioni di frutto. Nulla che sia del tutto nuovo, salvo nel protocollo di vinificazione che prevede un diverso e obbligatorio rapporto con il tempo. I Brix devono testimoniare la capacità di complessarsi e di evolversi nel tempo e valorizzare il giusto rapporto con le bucce e con l’ossigeno, il nemico più temibile dell’Albana. E devono portare il messaggio che se vuoi bere un bianco originale ed energico, e che funzioni bene a tavola, puoi aggiungere un Brix al tuo carnet di scelta.
Da qui la scelta di un disciplinare autodeterminato che prevede la raccolta delle uve non oltre i 14° potenziali, uve provenienti dalla zona identificata come sottozona Brisighella, macerazione sulle bucce massimo 24 ore, non più di 3 gr. di zucchero residuo, uscita in commercio in un unico giorno a settembre del secondo anno dopo la vendemmia, 2 anni di affinamento di cui 6 mesi in bottiglia, chiusura in sughero monopezzo, bottiglie bordolesi verdi alleggerite, consigliata la fermentazione e l’affinamento in legni a tostatura leggera.
A tutti gli effetti, questa va annoverata negli annali come la prima uscita in pubblico dei Brix. In sostanza il progetto di Anima dei Tre Colli è un altro tassello nel complesso mosaico della viticoltura di collina e si va ad aggiungere a Modigliana e Castrocaro nella valorizzazione dei singoli territori ma, a differenza di Modigliana e Castrocaro, il serbatoio potenziale cui attingere in termini di vigne e aziende è parecchio più ampio. Nel brisighellese si coltiva circa il 20% di tutta l’albana romagnola, e cioè più o meno 200 ettari.
Brisighella è un territorio complesso, le vigne sono dislocate su terreni ed altitudini molto diverse come si evince dalle carte geologiche e dalle unità di paesaggio che sono state illustrate dal vice presidente Paolo Babini. La prima prova alla quale sono stati chiamati i viticoltori è stata quella di interpretare le differenze dei tre suoli presenti nell’areale produttivo, (corrispondente grosso modo alla sottozona Brisighella definita per il sangiovese), e cioè terreni di argille e calanchi su cui insistono 8 aziende, terreni a matrice gessosa con 5 aziende e la formazione marnoso-arenacea con 6 aziende, con quest’ultima a quote altimetriche maggiori.
La degustazione dei primi vini Brix, in totale 8 campioni tutti dell’annata 2022, è stata proposta da Federica Randazzo seguendo questo criterio. E così tutti hanno avuto la possibilità, guidati da Federica, di cogliere qualche elemento di differenziazione e di ricondurlo poi alle singole zone. Un altro criterio è stato adottato nella Masterclass condotta da Fabio Rizzari, che poneva il tema del confronto con alcuni Chenin Blanc della Loira. Confronto basato su alcuni elementi in comune dei due vitigni: mantenimento acidità, capacità di produrre zuccheri e plasticità in vinificazione.
La riconoscibilità della provenienza di un Brix da un territorio specifico non credo fosse lo scopo delle due degustazioni proposte, invece è stato più facile riconoscere la mano del produttore. Credo che giustamente si siano imposti di mostrare la ricchezza, la complessità e le abilità nel proporre versioni più ricche e sontuose delle loro Albana. I Brix sono infatti realizzati in numeri esigui (per ora più o meno una barrique per produttore) e destinati ad un pubblico specifico. Quale che sia questo pubblico non sarà certo un consumatore comune, visto che l’Albana e i Brix non sono vini per tutti.
Prova superata? Dal punto di vista del progetto, che è stato aggiustato nel corso di quest’anno, tanto di cappello per la forza, la voglia e la capacità dei produttori di mostrare al mondo che Brisighella può dare vini di alto livello artigianale, niente affatto scontati e capaci di risaltare a tavola come pochi. Dal mero punto di vista dell’assaggiatore/giornalista credo che gli 8 campioni presentati abbiano evidenziato che questo territorio può dare una materia prima eccellente ma anche che bisogna mettere meglio a fuoco il protocollo sul contatto con le bucce. Su questo versante in otto campioni c’era un po’ di tutto e sarebbe utile protocollare che svinare “ad alzata di cappello” non basta, specie se il cappello poi si alza al terzo giorno.
In conclusione il primo promettente passo è compiuto e la sfida lanciata, ora staremo a vedere cosa combineranno questi cavalieri dell’Albana di Brisighella. Per la cronaca gli otto Brix erano: (divisi per territori)
MARNOSO-ARENACEA: Monterè 2022 di Vigne dei Boschi, Fiorile 2022 di Fondo San Giuseppe, Na 2022 di La Collina, Montesiepe 2022 di Vigne di San Lorenzo
MATRICE GESSOSA: Albagnese 2022 di Casadio.
ARGILLE-CALCAREE: Farfarello 2022 di Poggio della Dogana, Scorzonera 2022 di Bulzaga, Corallo Oro 2022 di Gallegati
La foto di copertina è di Giorgio Melandri, che ringraziamo.