Gavi 2009: montagne più basse e pianure più alte3 min read

Per scrivere questo articolo sono dovuto ricorrere ad una materia che, sin dai tempi della scuola, mi era ostica: la matematica. Niente di particolarmente complicato per carità; mi sono messo a confrontare  le medie stelle delle ultime 5 annate di Gavi (2005-2009) e ho avuto questi riscontri.

Al primo posto si è piazzato il 2008 con una media di 2.52 stelle, al secondo il 2007 con 2.36, al terzo il 2006 con 2.28, al quarto il 2009 con 2.24 ed al quinto il 2005 con 2.09.  

Prima di commentare il dato voglio premettere che dal 2009 abbiamo inserito le mezze stelle e quindi, per quanto riguarda quest’ultima annata la media potrebbe essere non confrontabile. Ci siamo però aiutati andando a vedere, per esempio, quanti vini erano al di sopra delle tre o delle due stelle e abbiamo visto che anche questi controlli ci portavano agli stessi risultati.

Quindi, a guardare i nostri punteggi,  la vendemmia 2009 a Gavi  è stata fra le peggiori dell’ultimo quinquennio . Questo lo si sarebbe potuto dire anche senza scomodare la matematica , ma spulciare tra i numeri ci ha permesso di accorgersi anche che, rispetto a tutte le altre annate, nel 2009 mancano i vini da 4 o più stelle. Per esempio nel 2005 (unica annata mediamente peggiore del 2009) i vini a 4-5 stelle erano sette. Nel 2009 solo uno. Questo a casa nostra vuol dire che di fronte ad una vendemmia difficile nel 2005 ci sono state diverse cantine che hanno lavorato benissimo, mentre in una vendemmia come quella del 2009 questi picchi sono mancati.

L’avvocato difensore di questa vendemmia potrebbe (giustamente) far notare che sono diminuiti anche i vini ad una stella e quindi sostenere che la qualità sta comunque salendo. Anche questo è vero ed in effetti  la vendemmia 2009 potrebbe essere catalogata come quella in cui la forbice qualitativa tra le cantine si è ristretta, quella in cui (per dirla in senso pseudo biblico) le montagne si sono abbassate e le pianure alzate.

In questa specie di terremoto ci piace mettere in evidenza il dato positivo della diminuzione degli zuccheri residui che, in particolare nel 2008, si era presentato come un fattore preoccupante. Nel 2009 invece abbiamo vini non certo di grande struttura ma giocati più sulla freschezza, con  nasi  che puntano sul floreale e sul minerale  a cui qualche mese di bottiglia in più non potrà fare che bene. Sulla longevità, una delle caratteristiche dei buoni Gavi, non mi sento di andare mediamente oltre i 4-5 anni.

Ma di quali Gavi stiamo parlando? Infatti i vini  delle oltre quaranta cantine da noi assaggiate copriranno a malapena il 35% dell’imbottigliato totale: tutto il resto viene venduto sfuso ( a prezzi che partono da 1-1.20 € al litro) e imbottigliato fuori zona per poi prendere la via della grande distribuzione italiana ed estera. Questo può far capire come nell’universo mondo l’immagine del Gavi sia completamente diversa a seconda del tipo di mercato: se per noi (diciamo appassionati, enoteche e horeca) è un vino quasi di nicchia, di discreta finezza, freschezza, complessità  e con buone possibilità di invecchiamento, nel mondo della grande distribuzione è un vino semplice, poco costoso, da bere giovane. Queste due facce del Gavi, sono il vero problema della denominazione in una prospettiva di crescita. Problema non certamente risolvibile a breve, visto gli andamenti generali del mercato vino.

Ma torniamo ai Gavi che ci interessano, quelli che invecchiano bene tanto per capirsi. Quest’anno si è ristretta leggermente anche la forbice delle differenze territoriali,  da me detta anche “voce del terroir”. Probabilmente l’annata non eccelsa ha “calmierato” questa bella caratteristica. Speriamo che col 2010 si ritorni alle belle diversità che mi hanno fatto amare questo bianco.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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