Gambero Rosso: lo dicevo io…2 min read

Sul Fatto di ieri 24 febbraio il bravo Gian Luca Mazzella intervista Stefano Bonilli. Piatto forte dell’intervista è l’ammissione da parte dell’ex direttore e fondatore della rivista di aver venduto il Gambero Rosso….indovinate a chi……. nientepopodimenoche……  a Paolo Panerai, editore di Class ma soprattutto famoso produttore di vino.

Bonilli ci spiega anche i meccanismi che hanno portato al suo licenziamento, che riassunti possono suonare così “dopo la vendita Panerai assieme a Cernilli mi hanno fatto le scarpe e adesso la stessa sorte è capitata al mio ex amico Daniele”. Tutto questo con Paolo Cuccia a fare da “testa di legno” cioè da prestanome.

Si spiegherebbe così il nascondere le azioni del gruppo dietro la muraglia della Compagnia Fiduciaria Nazionale ed il voler continuare a tenercele nonostante il costo evidente dell’operazione.

Sul fronte opposto Panerai naturalmente smentisce.

A questo punto ricordiamo, neanche tanto di sfuggita, che quasi tre anni fa noi dicevamo qui  le stesse cose che adesso afferma Bonilli. Le dicevamo, non perchè fossimo particolarmente bravi,  ma perché nel mondo del vino la nuova proprietà del Gambero Rosso era visto come il segreto di Pulcinella. In più noi ci abbiamo messo solo la ricerca e la presentazione del “muro” Compagnia Fiduciaria Nazionale.

Viene però da chiedersi perché Stefano Bonilli abbia parlato solo adesso e anche perché Panerai, pur smentendolo seccamente,   non lo abbia citato in giudizio. Se si volesse dimostrare a tutti che nessun rapporto esiste tra il Gambero Rosso e Panerai questa sarebbe la cosa che l’editore di Class dovrebbe fare. Se non lo fa….avrà i suoi motivi.

Ma anche un Bonilli che parla solo adesso, quando avrebbe potuto farlo il giorno stesso del suo licenziamento mi fa pensare. Non è che tra le clausole della vendita c’era anche il silenzio, garantito e vincolato su alcune rate da riscuotere negli anni successivi?

Non è che in questi giorni è scaduta l’ultima rata e quindi è tornato di moda il detto che “la verità non ha prezzo?”.
Comunque mi sembra veramente che tutto questo adesso abbia poca importanza se non per quei dipendenti del Gambero Rosso che sono stati buttati fuori dalla nuova proprietà e soprattutto per quelli attuali che non sanno bene in quali mani si trovano (o forse lo sanno ma non lo dicono, pubblicamente almeno).

Forse potremmo chiedere a quel Carlo Ottaviano che negli ultimi due-tre anni ha fatto una carriera inarrestabile, diventando praticamente il “deus ex machina” del giornale. Chissà come mai potrebbe dirci……

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



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  1. Sulla questione del Fatto quotidiano, che trovo molto triste, posso solo
    dire di non avere mai voluto il posto di Bonilli e ci sono due fatti a
    confermarlo. Il primo è che quando RaiSat chiese la testa di Bonilli per
    rinnovare il contratto con Gambero Rosso nel marzo del 2008, io mi
    autosospesi dal canale per solidarietà , rinunciando ad un contratto da
    20mila euro l’anno. Guido Barendson può confermare la veridicità  di quanto
    dico. Secondo. Quando Bonilli venne licenziato, il 12 settembre del 2008,
    dopo avere fatto causa alla Compagnia Fiduciaria Nazionale per la non
    accettazione del suo “put”, io accettai di prendere il suo posto senza
    chiedere un euro in più e solo perché se me ne fossi andato avrei messo a
    repentaglio in quel momento l’esistenza stessa del Gambero Rosso e circa 90
    posti di lavoro. In seguito sono riuscito ad ottenere la Cassa Integrazione
    a rotazione per i giornalisti, mi sono autoridotto lo stipendio del 10% ed
    ho rinunciato agli emolumenti previsti per la partecipazione al Cda. Se
    Stefano dichiara di essere stato un pollo credo che io sia stato più pollo
    di lui, prendendomi pesanti responsabilità  senza alcun tipo di ritorno, né
    economico né d’immagine. Personalmente ne avrei fatto volentieri a meno, se
    solo avessi sapito cosa aveva in mente Stefano e quali fossero le reali
    condizioni economiche nelle quali si trovava la società . Ricordo solo che
    fino a tutto il 2007 lui era Presidente del Consiglio d’Amministrazione e
    sua moglie Marinella Viglione Amministratore Delegato. Io ero socio della
    società  di controllo al 10% e non facevo parte di alcun cda. Per di più
    Stefano ha esercitato il “put” nel maggio del 2008 senza dirmelo prima,
    avvertendomi solo a cose fatte. Ho ancora nell’archivio del mio computer il
    messaggio con il quale mi dava la notizia. Per ricordare a me stesso ed ora
    anche a lui chi è stato amico di chi. Ultima cosa. Io non sono stato
    costretto ad andarmene dal Gambero, anzi, Paolo Cuccia ha tentato di tenermi
    finio all’ultimo, del che lo ringrazio. Io me ne sono andato perché ho
    voluto cambiare lavoro e solo dopo avere contribuito al risanamento
    dell’azienda. Ho fatto ciò che mi sarei aspettato facesse Bonilli, ma mi
    sbagliavo. Di Panerai so solo che ci aiutò ad uscire da un momento
    difficile, quando Cazzola, ex Motor Show e socio di minoranza del Gambero,
    tentò di prendere il comando delle operazioni in seguito a bilanci non
    proprio esaltanti, ed eravamo nel giugno del 2006. Tutti i rapporti
    successivi li ha portati avanti Bonilli, come era peraltro ovvio, in
    collaborazione con Luigi Salerno, direttore generale allora come anche oggi.
    Cosa sia avvenuto io non lo so di preciso e non posso perciò dirlo. So solo
    di non avere mai ricevuto alcuna pressione da Panerai, che considero un
    amico e un ottimo produttore di vini, e che ha sempre smentito, anche a me
    personalmente, di avere qualcosa a che vedere con la proprietà  del Gambero
    Rosso.

    Daniele Cernilli

  2. Credo che Carlo abbia colto il problema. Quella della clausola di riservatezza è una possibilità  molto concreta. Sennò come si spiegherebbe un cosଠlungo silenzio ? Di contro c’è da dire che potrebbe essere una vendetta postuma del nostro magari in cerca di una rinnovata verginità …. chi lo conosce però e sa come si comporta, difficilmente ci casca. Fonti di cui mi fido però, dicono che al GR avrebbero affidato ad un avvocato il compito di studiare la possibilità  di querelare B. Non sarebbero proprietà  di Panerai. Intanto Cernilli con una mail a Scatti di Gusto ha smentito una serie di illazioni sul suo conto e ha affermata che Panerai, di cui è amico, gli ha sempre detto di non essere il proprietario del GR. Auguro ai miei amici che lavorano al Gambero Rosso, giornate migliori.

  3. Ringrazio Andrea Gabbrielli per il suo intervento. Aggiungo, inoltre, che l’autore dell’intervista a Bonilli è tale Gianluca Mazzella, un signore che io non feci più collaborare con il Gambero Rosso alcuni anni fa e che non posso certo annoverare fra i miei simpatizzanti. Non credo, infine, che sia venuta meno alcuna clausola di riservatezza. La causa fra Gambero e Bonilli, a quanto mi risulta, è ancora in essere, e questo fa apparire ancor più assurdo riprendere fatti vecchi di oltre due anni senza peraltro fornire prove regine di quanto si afferma. Vorrei solo sottolineare, in conclusione, che io ho fornito nomi, date e circostanze del tutto controllabili a fronte di interpretazioni e supposizioni. Spero che questo non sia lo stile consueto del Fatto Quotidiano e della cosa penso che se ne debba occupare il direttore Padellaro. Oppure de minimis non curat praetor?

  4. Ringrazio Daniele Cernilli per le precisazioni molto circostanziate e per aver scelto (anche) winesurf per renderle pubbliche.
    Da quello che mi sembra di aver capito il fatto e Gian Luca Mazzella hanno altre carte in mano e forse le pubblicheranno. Restano comunque due stranezze: la prima è che solo ora Bonilli senta il bisogno di esternare e la seconda è l’ennesima smentita di Panerai che però non cità  in giudizio nè Bonilli nè Il Fatto. A questo punto, se uno volesse togliere ogni ragionevole dubbio alle affermazioni sul possesso del pacchetto azionario del Gambero Rosso dovrebbe giocoforza citare in giudizio e sbugiardare chi sostiene la cosa. Se non lo farà  i dubbi e le illazioni non solo potranno rimanere ma avranno linfa su cui crescere.

  5. Ma quali carte vuoi che abbiano in mano, Carlo. La “prova regina” sarebbe quella di svelare la composizione del capitale del Gambero Rosso violando il muro costituito dalla CFN. Cioè commettendo un reato. E poi magari scoprire, come credo, che non ci sia nulla di strano. Paolo Cuccia ripete di essere lui il proprietario, Panerai smentisce di esserlo e conferma quanto dice Cuccia, i collaboratori della guida e della rivista non hanno mai ricevuto pressioni, ed io stesso non ne ho ricevute.Tutto questo non vuol dire nulla? E poi, che senso ha ricominciare con questa storia dopo quasi tre anni?

  6. La storia non l’ho ritirata fuoti io ma Bonilli e Il Fatto. Credo anche di aver espresso dubbi sul perchè Bonilli se ne esca proprio ora, dopo lunga e penosa malattia del silenzio. Fatto sta che, ora come ora, non vedrei niente di male se si venisse a sapere in maniera definitiva (quindi contratti alla mano) di chi sia il Gambero e si chiudesse questo tormentone. Farebbe sicuramente molto bene alla rivista ed a tutti quelli che ci lavorano, anche se fosse del produttore X o Y, perchè sono sicuro che un imprenditore intelligente non ha bisogno di comprare il Gambero per prendere 3 bicchieri, specie uno che il vino l’ha sempre fatto molto buono. Però sarai d’accordo con me che fino a quando non ci sarà  completa chiarezza il prurito rimane…

  7. Mi preme ribattere a Cernilli, e non al “tale” Cernilli: in quanto non è educato dare del “tale” a persone con cui si è divisa più volte la bottiglia. Ed è ancor meno educato ostentarne la storpiatura del nome.
    Ma comprendo, e mi spiace tanto, che Cernilli non sia sereno: avendo dovuto negare per oltre due anni ciò che Bonilli ha affermato, smentendolo.
    Ad ogni modo vorrei tranquillare Cernilli; io ho ottenuto il plauso del direttore de Il Fatto Quotidiano, ché altrimenti non avrebbe pubblicato. Del resto ho anche avuto i complimenti personali di Peter Gomez, noto come giornalista e non come critico col tesserino da giornalista, che è direttore del fattoquotidiano.it
    Difatti, ho l’abitudine di verificare quello che scrivo e non solo riportare chiacchiere fumose: come i lettori hanno già  saggiato quando si è parlato di affare Brunello e di Casanova di Neri, che il Cernilli s’ostinava a dire non avesse mai patteggiato con la Procura di Siena, e a pontificare minacciando scomuniche o querele, riportando le parole dello stesso produttore, senza svolgere alcuna attività  giornalistica. Pur fregiandosi di aver un annoso tesserino. Ma affermando colte e magistrali inesattezze, che io ho prontamente smentito riportando numeri di sentenza del tribunale di Siena.
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/12/disinformazione-l%E2%80%99affare-brunello-i-parte/71194/

    Trovo poi ingrato, per Cernilli stesso, annoverarmi fra i suoi “non simpatizzanti”. Forse è meno inopportuno dire che non sono, non proprio mestamente, fra i suoi commensali. Quanto alla fine della mia collaborazione col Gambero, mi riprometto di parlarne più diffusamente altrove col rischio di tediare, occorre però ricordare che io no ho mai accettato di fare la guida.
    Comunque io non ho fatto un’inchiesta ma un’intervista al fondatore del gruppo Gambero Rosso Holding, che ha spiegato perché e a chi ha venduto il gruppo anni addietro. Ci sono nomi e date, che non sono state affatto smentite da Cernilli in questa occasione, e anzi dice “cosa sia avvenuto non lo so di preciso e non posso perciò dirlo”.
    E dunque smentisce sé stesso e le dichiarazioni che ha fatto in passato. Ma del resto, come si è visto, lui si sforza di riportare (giornalista?) le parole di qualcun altro, Panerai, come per due anni aveva fatto con Giacomo Neri. E però mette in dubbio la professionalità  altrui. Come conciliare tutto ciò col fatto che Cernilli, e non solo, per due anni ha affermato categoricamente che la proprietà  del gruppo non fosse di Panerai?

    L’intervista non è affatto vecchia e anacronistica se, come dice Bonilli,lui stesso ha venduto il gruppo a Panerai. Giacché Cernili ha co-diretto il gruppo fino a dicembre, e dunque risponde del fatto che, ad esempio, la guida de vini 2010 abbia premiato ben tre aziende dello stesso Panerai.
    Forse Cernilli ha dimenticato? Memoria minuitur nisi eam exerceas
    Quanto alle affermazioni di Cernili, vorrei far notare: “Di Panerai so solo che ci aiutò ad uscire da un momento difficile, quando Cazzola, ex Motor Show e socio di minoranza del Gambero, tentò di prendere il comando delle operazioni in seguito a bilanci non proprio esaltanti, ed eravamo nel giugno del 2006”
    Tale affermazione pare contraddire quanto ha affermato Bonilli: “I nuovi soci, ossia Promotor e Interbanca, non erano infatti disposti a ripianare il disavanzo. Perciò nel 2006 io mi sono recato da chi aveva due milioni per ripianare il disavanzo, ossia colui che è diventato il nuovo proprietario del Gambero Rosso e lo è tutt’oggi, si chiama Paolo Panerai”¦ Potevo vendere a Cazzolla, è vero, ma ho pensato che Panerai fosse già  un editore di successo, dati i risultati ottenuti con Class Editori, che spazia dalla carta stampata alla radio e alla tv. Inoltre Panerai già  si occupava di vino. Infine mi sono fidato di chi lo sosteneva, cioè Daniele Cernilli, che stimavo un vero amico, avendoci lavorato per tanti anni: dato che, da insegnante delle medie ai Castelli Romani, l’ho fatto diventare un critico di vino noto nel mondo”¦”
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/27/dietro-il-gambero-rosso-ce-panerai/94321/

  8. Mazzella continua a dire cose inesatte. Io ho sempre scritto che Giacomo Neri ha sempre negato di avere patteggiato con la Procura di Siena e non che non l’abbia fatto. C’è una certa differenza che evidentemente lui non riesce proprio a cogliere. Cosଠcome non coglie il fatto che se ai vini di Panerai, che a me non risulta essere il proprietario del Gambero Rosso, sono stati dati dei premi, questo è avvenuto senza alcuna pressione da parte sua o di chi per lui, e questo lo posso testimoniare io come qualunque alreo collaboratore della guida. I premi li ha presi, peraltro, anche quando il direttore era Bonilli e la guida si faceva con Slow Food. Basta questo a Gomez per capire quale sia il livello di professionalità  del “tale” Mazzella? Altra storia. Interbanca di Cazzola avrebbe ripianato eccome, ma voleva il controllo della società , cosa alla quale sia Bonilli sia il sottoscritto si sono opposti. Abbiamo trovato, insieme, delle possibili soluzioni che poi ha gestito in toto lui, in quanto azionista di maggioranza, presidente del cda e con sua moglie amministratore delegato. Quindi proprietario del Gambero Rosso a tutti gli effetti. Io ho replicato per quanto mi riguarda facendo nomi, citando date e circostanze. E quello che ho detto è documentabile. Il resto sono chiacchiere senza senso. E di certo i “critici con il tesserino” se il tesserino ce l’hanno sono giornalisti, e come tali devono rispettare il codice deontologico dell’Ordine. Io lo faccio, lei Mazzella, controlla solo le fonti che le arrivano da una sola parte. Fa un pessimo lavoro, perciò.

  9. Aggiungo poi, visto che ricita la cosa, che se Bonilli da insegnante delle medie mi ha fatto diventare grande critico, io da giornalista disoccupato, con l’ideazione della guida dei vini, l’ho fatto diventare grande editore, e se fosse stato anche un bravo amministratore oggi sarebbe anche ricco. Da dire poi ci sarebbe un piccolo fatto. Io nel 1986 scrivevo di vino da sette anni, ero docente nazionale ai corsi Ais e passavo giò allora per essere uno dei migliori allievi di Veronelli. Bonilli era un ottimo giornalista del Manifesto, poi del Globo, e si occupava di economia, di politica e di sindacato. Fece Di Tasca Nostra in tv, è vero, ma non era certo un esperto di cibo o di vino.

  10. Mi trovo costretto a citare Cernilli: “Su Giacomo Neri io invece non sorvolo. Non è stato trovato nulla di irregolare nei suoi vini ed il Cerretalto 2004 è buonissimo. Perciò chi dice che Neri ha qualcosa a che fare con Brunellopoli, o lo insinua, dice sciocchezze e forse incorre nel reato di calunnia.Fate un po’ voi, perciò.”

    http://www.gamberorosso.it/grforum3/viewtopic.php?f=13&t=62259&p=584394&hilit=+neri#p584394

    “Io li ho visti i dati sugli acetilati nei Brunello del 2003, Neri è fra quelli con le percentuali a posto. Molti altri
    sembrerebbe di no, e vi assicuro che alcuni nomi sono sorprendenti. Per ora non fanno testo, però. e quindi non si possono fare nomi… dei Brunelli assolutamente modernisti, bollati da qualcuno come “atipici” erano perfettamente in regola, Neri su tutti”

    Forse verrà  voglia di dare un senso al tesserino…

  11. Ed io ripeto. I dati sugli acetilati li ho visti e Neri era a posto. La situazione di Neri era identica a quella di Biondi Santi, aveva circa un terzo di ettaro di uve bianche in un vigneto che sarebbe dovuto essere di solo sangiovese, Per Biondi Santi si trattava di canaiolo. La questione era in questi termini. Neri dice che non ha patteggiato per questo, ha espiantato i ceppi e basta.

  12. “L’azienda Casanova di Neri (il cui Brunello Tenuta Nuova 2001 è stato stimato miglior vino del mondo da una delle più famose riviste vinicole degli Stati Uniti), ha patteggiato con la Procura di Siena quasi un anno fa, secondo sentenza numero 253 del 24-11-2009 ”“ Tribunale di Siena ”“ giudice indagini preliminari”

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/12/disinfo
    rmazione-l%E2%80%99affare-brunello-i-parte/71194/

    E io ripeto che occorre dare un senso al tesserino, altrimenti s’impolvera.

    Ad ogni modo, per interrompere l’ozioso battibecco a due, vorrei soffermarmi sulle indagini della Procura di Siena: mi domando se potrebbe essere interessante riportare i contenuti delle intercettazioni dell’affare Brunello e del nuovo affare Chianti. Magari si fa ancora più chiarezza…

  13. Ed io continuo a chierà¬dermi se lei sa leggere, Mazzella. Non è stato trovato nulla di irregolare nei vini di Neri, lei deve anche citare il perché del patteggiamento, che riguardava duemila piante di uve bianche, e non il taroccamento dei vini con vitigni
    non consentiti. E dica anche quando io scrivevo certe cose, se prima o dopo la data del 24 novembre 2009. Di certo io non ho l’accesso ai verbali della Procura e neanche alle intercettazioni, cosa peraltro illegale.

  14. Il patteggiamento di Neri non riguarda nessuna pianta. Dia senso al suo tesserino. E al suo palato.

  15. Intervengo semplicemente per cercare di tacitare gli animi perchè non vorrei si arrivasse oltre quel limitie che le persone educate, come sono Daniele e Gian Luca, sono sicuro non supereranno.

  16. Le sta per rispondere l’avvocato di Giacomo Neri. Io do senso al mio palato ed al mio tesserino, tanto è vero che lei non ha più scritto sul Gambero Rosso. Le ricordo inoltre che nel n+mese di ottobre del 2007, all’atto della presentazione della guida dei vini al Teatro Olimpico di Roma, Stefano Bonilli affermò dal palco e davanti a un migliaio di persone di non avere venduto il Gambero Rosso “ad un produttore di vini”. Se lo ricordano in molti, ma lei queste cose non le cita e non gliele ha neanche chieste, facendo un’intervista genuflessa, cosa che le riesce bene, mi pare, visti i trascorsi.

  17. Avvocato di Neri? Non bastava lei?

    Tipica intervista genuflessa…dal mio articolo, io: “Lei ha venduto il Gambero Rosso, che fa critica vinicola e pubblica le guide più note d’Italia, a Paolo Panerai? Lo stesso che possiede diverse aziende vinicole in Italia, quale Castellare di Castellina, Rocca di Frassinello o Feudi del Pisciotto, tutte premiate coi Tre Bicchieri nell’ultima edizione della guida? Non le è parso un conflitto di interessi?

    Bonilli. “Tutte le mie scelte, mi creda, sono state fatte per cercare di tutelare il gruppo e salvare il posto ai dipendenti. Potevo vendere a Cazzolla, è vero, ma ho pensato che Panerai fosse già  un editore di successo, dati i risultati ottenuti con Class Editori, che spazia dalla carta stampata alla radio e alla tv. Inoltre Panerai già  si occupava di vino. Infine mi sono fidato di chi lo sosteneva, cioè Daniele Cernilli, che stimavo un vero amico, avendoci lavorato per tanti anni: dato che, da insegnante delle medie ai Castelli Romani, l’ho fatto diventare un critico di vino noto nel mondo”¦

  18. A lei i magistrati, a Neri gli avvocati, oppure ha qualcosa contro la difesa? Poi, lei accusa me di avere taciuto o smentito che la proprietà  fosse di Panerai? Bonilli lo ha detto pubblicamente che non aveva venduto a Panerai, e lei non gli ha neanche chiesto come mai. Ora la colpa sarebbe mia? Poi, mi scusi, Bonilli racconta anche che dopo un anno, e quindi più o meno alla fine del 2007, Panerai avrebbe passato tutto a Cuccia. Io non facevo neanche parte del cda a quell’epoca, ed avrei dovuto sapere tutto? Io mi sono fidato di ciò che mi è stato detto, perché avrei dovuto dubitarne? Bonilli smentiva, Panerai smentiva, Cuccia diceva che la proprietà  è sua. Qual è la controprova? Qualcuno sa che le cose erano e sono diverse avendo una prova regina in mano? La risposta è no. Allo stato attuale a me xontinua a non risultare che Panerai sia il proprietario del Gambero e continua a risultare che i suoi premi se li è conquistati nell’ambito di assaggi coperti e fatti da una commissione, senza che io abbia minimamente interferito. Questi sono i fatti, Lei fa solo illazioni, ma provi a trovare qualcuno che possa smentire quello che dico con delle prove, e non con chiacchiere come sono le sue.

  19. Guardi lei mi ha tediato. Io non ho fatto chiacchiere, a differenza di lei, ma un’intervista a Bonilli: che le piaccia o no, non m’interessa. Non doveva di certo piacere a lei. Si tenga pure l’ultima parola su questo blog.

  20. Complimenti, “tediato” non lo sentivo dire da quando il professore di lettere del liceo declamava “il” Manzoni. Un romantico genuflesso anche lui, ma con un sano spessore giansenista, non giacobino.

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