Gaglioppo Gaglioppo, arrivano i calabresi2 min read

La verifica più sicura per capire se ci troviamo in un territorio vitivinicolo recente o di tradizione è inseguire il profilo aromatico e gustativo delle bottiglie.

Nel Cirò, quando è fatto solo con Gaglioppo, c’è sempre. Direi a cominciare dal profilo visivo, con il colore rubino scarico, quasi stanco, temutissimo dai produttori negli anni ’90 e, ora, da quelli che ancora non hanno capito che l’era del bicchiere scuro e impentrabile come la cioccolata è finita per sempre. E per fortuna.

Il Cirò ha subìto una modifica nel disciplinare: sono state autorizzate anche le uve internazionali perché così, pensa la maggioranza, sia più facile conquistare nuovi mercati. Sarebbe molto bello iniziare in primo luogo a conquistare il mercato italiano, disorientato per molto tempo.

Io sono invece convinto che si fanno vini uguali agli altri per i nostri ci saranno sempre meno possibilità. 

La foto che vedete è la speranza, concreta, che le cose stiano cambiando. Con Giovanni Gagliardi di Vinoccalabrese.it che troneggia seduto, ci sono alcuni dei migliori porduttori di Gaglioppo in purezza: Ippolito, ‘A Vita, Cote De Franze e Sergio Arcuri. Non sono i soli: voglio ricordare Librandi e Calabretta, alla sua prima vendemmia.

Si tratta di vini austeri, precisi, da inseguire con il naso e da aspettare con pazienza. Salati, secchi, lunghi e soprattutto dalla capacità infinita di invecchiare.

Questò è il Ciro che ci piace della Calabria che ci piace: quello che non insegue modo ma che resta fedele a se stesso come unica possibilità per mantenere il proprio profilo identitario nel mondo in cui tutti vogliono essere qualcos’altro.

 

 

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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