Enologica a Faenza: the day after7 min read

Cronaca Semiseria (tanto per riderci un po’ sopra) da un salone rinato.

Il giorno uno (e trino)

Infine si è chiusa. Enologica naturalmente. Per effetto di un accordo sindacale la mia metà ha trascorso una settimana sul Mar Rosso ma io,  trovando rifugio nei padiglioni di Faenza Fiere, ho evitato l’arresto per vagabondaggio. E meno male che è durata solo quattro giorni perché, oltre alla numerose personalità che hanno animato Enologica, iniziava a farsi notare in modo allarmante, anche uno strano personaggio dall’aspetto equivoco.

Alla 3+1 giorni dedicata al vino e ai prodotti tipici si è visto di tutto. Immancabile il taglio del nastro (chissà poi perché sempre un nastro e mai una ciocca di capelli o un ramo di vite) operato dall’assessore Rabboni aiutato dal vicesindaco Isola. Per la cronaca nessuno si è fatto male, così si è potuto procedere senza ricorrere alle ambulanze. La prima esibizione al “Teatro dei cuochi” è stata di tre chef: Bartolini (Buca-Cesenatico), Esposito(Eataly-Bologna) e Agostini(Piastrino-Pennabilli). Questa me la sono persa, non sono riuscito a imbucarmi e quindi vi dovrete accontentare di immaginare la scena, oppure aprire un link e esplorare tramite ueb. Mentre nei padiglioni A e B compariva lo scrittore Graziano Pozzetto rilasciando interviste esplosive su quanto sia bello vedere la gioventù che si avvicina al vino, nell’area dei laboratori (no, non quelli dove si fanno le analisi, quelli dove si svolgono le degustazioni alla Jimi Hendrix che infatti si chiamano “Are you experienced?) iniziava il viaggio nello Champagne in otto tappe: quattro in salita, (G.P. della Montagna de Reims) due in pianura (Trofeo Còte de Blancs) e due in convento (Premio speciale Clos du Mesnil). Alla guida del gruppo due grandi esperti: lo scalatore Andrea Grignaffini e il velocista Marco Tonelli. Ma il vero “topic” della serata è stato quello de “I vini naturali, la frontiera delle idee”, guidato da Giovanni Bietti. Anche qui ho toppato ma sono riuscito ad agguantare i due preziosi volumi sul far-west del vino. Non sono però riuscito a sottrarmi all’assaggio “a latere”.

Devo quindi ringraziare, o maledire a seconda dei vini, i miei cari amici sommeliers. Confesso di non conoscere gli animatori del salotto chiamato “Caravanserraglio”, vale a dire Max Bergami e Alessandro Bocchetti impegnati in una sfida mortale sul tema “Tra il passaparola e l’ipad”. L’uno lanciava improperi e l’altro rispondeva scagliando le tavolette della Apple. Salvo per miracolo. A “Toccata e fuga”, invece lo chef Stefano Bartolini ha proposto “L’Adriatico secondo Bartolini”. Purtroppo ha cannato anche lui: il tema infatti era “ L’oceano indiano secondo Ravi Shankar”.

Il giorno due, tre e poi anche quattro.

Non è greco-romano, non è camuso e nemmeno aquilino, tantomeno alla francese, è invece il miglior naso del mondo quello che ha onorato il giorno due. Appartiene a Marialuisa Tonielli e, come i lettori più cattivelli avranno già intuito, non ho potuto avvicinarmi più di tanto per avere l’intervista che, invece, ha realizzato Tonelli, giornalista di Spirito di Vino. Si è visto anche Daniele Cernilli (non dico chi è perché lo sanno tutti, anche quelli del Consorzio dei Colli Bolognesi) purtroppo, prima di me, lo ha agguantato Carlo Bozzo e quindi la domanda su chi fosse l’assaggiatore di vini, il protagonista del libro Memorie di un assaggiatore di vini, non ho potuto rivolgergliela, quindi resterà un mistero anche per voi.
Nel “Teatro dei cuochi”, cucina in diretta con le Mariette (le sorelle dei Mariachi) di Casa Artusi, tallonate ai fornelli da Giuliana Saragoni, chef del Gambero Rosso di San Piero in Bagno e da Maria Salcuni e Silvano Santandrea del Ristorate La Tenda Rossa, un locale artico di proprietà di un certo Umberto Nobile, successivamente rilevato da Roald Amundsen.
Da segnalare nella sezione Jimi Hendrix “i” (o gli?) Chablis illustrati a mano da Gianni Fabrizio e Dario Cappelloni. A seguire Antonio Boco alle prese con un’esperimento unico al mondo, “Macerate l’autore”, una tecnica che permette al pubblico di macerare gli autori e non, come avviene di solito, di farseli macerare.
Alle 18,00 iniziava il vero tour de force dei laboratori: dagli Aglianico al Gewurtztraminer per finire ai vini dell’Etna. Vini interessanti ma con qualche EverGreen (sempreverde…nei tannini) di troppo. Addio al pubblico,domenica si chiude. Ma alla grande però, infatti nel salotto culturale “Caravanserraglio”, si presenta il Consorzio “Giove”, assenti il fratello “San” e la sorella “Ese”. Moderatore Maurizio Magni, giornalista direttore della Guida “Emilia Romagna da Bere”.
E’ la volta quindi di “Storie di storie” con Nerio Raccagni che conversa con Gian Matteo Baldi. Ai presenti è stata servita, a titolo di prevenzione, una tisana a base di Guaranà.
Finalmente è arrivato il turno del navigatore di gastriti (è così che si traduce il termine Gastronauta, no?) Davide Paolini, in attesa sulla rampa di lancio assieme a Antonio Boco, suo compagno dei viaggi nel futuro. Chiudono il tutto Carla Scotti e Francesco Bordini che dialogano su “Terre!”, il vero significato del grido lanciato da una delle tre caravelle di Colombo. E finalmente è il turno che aspettavo; quel gran pezzo di figliola di Natascha Lusenti, intervista qualcuno. Chi? Boh, e chi se ne frega!
Al “Teatro dei Cuochi” sfilano tutti oggi: Stefano Ciotti del ristorante Vicolo Santa Lucia di Cattolica, Aurora Mazzucchelli del Ristorante Marconi di Sasso Marconi, Gino Fabbri dell’omonima pasticceria a Cadriano (Bologna), Filippo Chiappini Dattilo dell’Antica Osteria del Teatro di Piacenza, e Giovanna Guidetti dell’Osteria La Fefa di Finale Emilia (Modena).

Lo spazio “Toccata & Fuga”,(mangia e scappa senza pagare?) vede Roberto Olmeti de La Baita di Faenza proporre un piatto a base di lepre, mentre “Ricordate la cotoletta” , è di Daniele Minarelli dell’osteria Bottega di Bologna. Chiudono Alessandra Bazzocchi e Roberto Casamenti de La Campanara di Panetto di Galeata, con “Maltagliati in zuppa di castagne e ceci”.
Poi, sotto a chi tocca, nelle degustazioni con Giuseppe Carrus(il cognome suggerisce una chiara provenienza  altoatesino) di “Carignano del Sulcis da vigne secolari”. Di seguito Dario Cappelloni ci racconta il viaggio della grenache attraverso i continenti.
Poteva mancare il “Supertuscans, la Toscana è un’invenzione”? Qui Paolo Baracchino e Filippo Volpi, hanno efficacemente dimostrato che il Supertuscans è un’invenzione, ma che forse è in buona compagnia. Chiude, con improperi dei sommeliers, Giovanni Solaroli, alias il sottoscritto, che addormenta gli intervenuti sui vini del continente australiano. L’ultimo giorno, riservato agli operatori, al gossip e alla tessitura di trame eversive, ha visto arrivare il Morichetti, di Intravino. Sfavorito dall’altezza, non ha potuto passare inosservato. Ho tralasciato di dire che si è esibito anche Massimo Bottura. Me lo perdonerà mai? E se un giorno, dopo aver risparmiato sulla pensione, riuscissi a prenotarmi per un lunch, si ricorderà ancora che mi sono dimenticato di lui? Quali conclusioni trarre? Nessuna, salvo che mi sono divertito (spero anche voi leggendo) un sacco, come tutti quelli che ho visto aggirarsi nei paraggi. Vi lascio con l’unica vera grande novità di questa Enologica, i vini “sovranaturali” (altro che naturali) di  Leone Conti il vulcanico (mica dell’Etna) romagnolo che ha trovato la sua ricetta anticrisi. Il che rende ancor più vere le parole di Jim Morrison: "La felicità è fatta di un niente che al momento in cui lo viviamo ci sembra tutto."  

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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