Edoardo Valentini, o della miseria dell’enologia2 min read

Domenica 30 Aprile se n’è andato Edoardo Valentini, padre spirituale dell’enologia abruzzese, e produttore di riferimento dell’intero panorama nazionale. Alcune sue bottiglie, come il Trebbiano d’Abruzzo 1977, 1992, 1996 ed il Montepulciano d’Abruzzo 1977, 1988 e 1990 sono entrate nella storia del vino italiano.

La scomparsa di Edoardo Valentini lascia nel cuore degli appassionati – verrebbe da dire paradossalmente – un grande pieno.

Di ricordi, di bottiglie innanzitutto, di idee, e – in chi lo conosceva meglio –  di provocazioni, anche se penso non volute.

Produttore borgognone fino al midollo, non tanto e non solo nella connotazione più nobile dell’aggettivo, ovvero in quanto convinto militante della funzione e della peculiarità del vino come espressione di un territorio, ma anche in quella più critica e controversa, ovvero come scarsamente interessato – almeno per quel che lasciava intendere – al lato enologico del mondo del vino.

Gli appassionati più appassionati sanno che lui non forniva alcuna indicazione enologica riguardo alla produzione dei suoi vini. Di più: chi gliela avesse richiesta si sarebbe messo in cattiva luce di fronte al suo giudizio.

“Non la porto giù in cantina perché non c’è nulla che la possa interessare” mi disse in occasione della mia prima visita, primavera 2001.E infatti andammo con il fuoristrada a vedere i vigneti a tendone da cui ricavava la sua uva, mi spiegò i venti, la luce, la terra.Ed è altrettanto noto l’aneddoto secondo cui a un produttore che voleva consigli sul come fare bene il vino aveva suggerito, con arguzia e ironia, la lettura dei filosofi presocratici.

Il messaggio era chiaro: un vino deve rispecchiare – addirittura metaforicamente – il luogo da cui proviene, ed il modo in cui ciò si ottiene è di importanza secondaria. Addirittura: chi sta troppo attento al modo di solito non raggiunge i picchi ricercati.

Qualche mese fa Carlo Macchi mi disse che dopo tanti anni di frequantazioni enoiche non aveva ancora completamente capito che cosa fosse e soprattutto a cosa servisse l’enologia.

La sua riflessione mi spiazzò, illuminandomi, anche se non glielo feci capire.E mi venne in mente proprio Edoardo Valentini.Il quale, ne sono convinto, sarebbe (stato) d’accordo con Carlo.

Magari sorridendo con gli occhi, con gentilezza, come faceva con tutti gli ospiti della villa di Loreto Aprutino.

Redazione

La squadra direbbe Groucho Marx che è composta da “Persone che non vorrebbero far parte di un club che accetti tipi come loro”. In altre parole: giornalisti, esperti ed appassionati perfetti per fare un lavoro serio ma non serioso. Altri si aggiungeranno a breve, specialmente dall’estero, con l’obbiettivo di creare un gruppo su cui “Non tramonti mai il sole”.


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