Eccovi i bianchi 2010 (e 2009)del Friuli Venezia Giulia4 min read

Ai nostri assaggi dei bianchi friulani di quest’anno si addice il vecchio detto Se Maometto non va alla montagna la montagna va da Maometto. In effetti, non avendo trovato appoggi consortili, abbiamo deciso di chiedere i campioni direttamente alle aziende, facendoceli spedire in Toscana. 

Così la nostra sede è stata letteralmente sommersa da vini friulani e le nostre degustazioni hanno potuto spaziare su oltre 200 vini bianchi, delle varie denominazioni  (con alcuni IGT non richiesti m comunque ben accetti).  Ci sembra quindi doveroso ringraziare di cuore i produttori che hanno inviato loro prodotti.

Prima di parlare di quello che è emerso dagli assaggi  (che potrete leggere anche qui, nell’articolo della nostra Simona Migliore) due parole per spiegarvi come sono stati divisi i vini. Abbiamo pensato fosse meglio , invece che per vitigni,  suddividerli per denominazioni. Così vi troverete di fronte a quattro gruppi. Uno con i bianchi dei Colli Orientali del Friuli, uno con quelli del Collio, uno dedicato all’ Isonzo ed uno alle altre denominazioni del  Friuli Venezia Giulia (Carso, Grave) rimpolpato da molti degli IGT degustati. Quindi un “poker “ in cui troverete una bella e nutrita rappresentanza furlana.

Detto questo passiamo a parlare di annata. Quella del 2010 non è stata certo una bella vendemmia: le piogge, anche nel periodo di vendemmia, si sono sentite e, anche se i produttori sono riusciti in vari casi a correre ai ripari, la coperta si è rivelata in diversi casi troppo corta. O mancava potenza (nel Friulano soprattutto) o mancavano profumi e quelli che c’erano non spiccavano certo per finezza( nel Sauvignon) o mancava equilibrio generale.

Interessante constatare come zone praticamente contigue abbiano risultati viticoli molto diversi: se nei COF,  nonostante l’annata, il Friulano riesce comunque a spiccare, nel Collio  il Friulano in purezza (pur con alcune eccezioni) non tocca grandi vette se non in uvaggio con gli altri vitigni simbolo del territorio (Ribolla e Malvasia su tutti).  L’Isonzo è invece un territorio più “laico” dove non abbiamo trovato un vitigno sopra agli altri (uno sotto però si, il Pinot grigio) e dove i vini di annate precedenti (soprattutto 2009) si  sono mischiati quasi alla pari con l’ultima vendemmia.

Fermiamoci un attimo sul Pinot Grigio che, se non è andato bene nell’Isonzo non ha certo brillato nelle altre zone. Forse saremo noi che non riusciamo ad entrarci in sintonia (qui come in Trentino, come  in Alto Adige) ma forse il merito è anche di questo vitigno che riesce a nasconderci bene il suo “sex appeal”. Nei Colli orientali qualcuno propone la versione “ramata” con tonalità rosate, ma alla fine dei salmi i risultati non sono mai eclatanti.

Torniamo al Collio ed ai suoi vini. Una discreta dose di grassezza non manca praticamente mai anche se da alcuni vitigni ci saremmo aspettati di più, sauvignon in primis, mentre  Ribolla e Malvasia, pur figlie di una vendemmia non felice, riescono a dare comunque un risultato più che sufficiente. 

Del COF e del buon risultato complessivo dei suoi Friulani già abbiamo detto. Vini di bella freschezza a cui l’annata ha tolto un po’ di grasso e di profondità. Ai Sauvignon il 2010 ha tolto invece un po’ di finezza aromatica ma indubbiamente è il territorio in cui questo vitigno si è espresso meglio.

Sulle altre denominazioni è difficile fare un punto perché i vini non hanno raggiunto la “massa critica” delle tre zone principali, mentre gli IGT (la maggioranza da monovitigno) hanno fornito i generale una prova sufficiente ma non certo esaltante, pur basandosi su molti vini della vendemmia 2009, sicuramente migliore della 2010.

Se proprio vogliamo metterci a “dare i numeri” il territorio uscito meglio dai nostri assaggi è stato l’Isonzo con una media stelle di 2.64, seguito dal Collio con 2.48  e dal Colli Orientali del Friuli con 2.44. medie punti non certo basse ma su cui si può certamente lavorare per migliorare.

A proposito di migliorare…..chiudiamo con  una notizia fresca:  la richiesta ufficiale (come da comunicato stampa arrivato da poco in redazione) della nuova DOC Friuli o Friuli Venezia Giulia.  Siamo di fronte alla più classica delle DOC  a ombrello, con una resa per ettaro assurda per una Denominazione che vuole fare qualità (150 quintali più il solito 20%) e che si ispira a denominazioni (Tipo Piemonte DOC) che non stanno certo brillando per successi commerciali e di immagine. Non è certo questo l’articolo per commentare in profondità:  ci torneremo sicuramente sopra ma intanto “Cui prodest”?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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