Asti, Barbaresco, Bardolino Superiore, Barolo, Brachetto d’Acqui, Brunello di Montalcino, Chianti, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, Dolcetto d’Alba, Franciacorta, Montepulciano d’Abruzzo, Soave, Toscana (IGT) e Vino Nobile di Montepulciano.
Queste sono le denominazioni che sul mercato cinese, a partire dal 2021, otterranno protezione contro le falsificazioni. Nel testo dell’accordo si legge “Contro l’uso nella designazione o nella presentazione di qualsiasi elemento che indichi o suggerisca che il prodotto in questione è originario di un’area geografica diversa dal vero luogo d’origine, in modo tale da indurre in errore il pubblico sull’origine geografica del prodotto”.
Questi vini rientrano nell’accordo EU-Cina che prevede la tutela di 100 prodotti europei in Cina in cambio della tutela di cento prodotti cinesi nell’Unione Europea. Per l’Italia non ci sono solo vini ma altri prodotti alimentari come il Parmigiano Reggiano, il Pecorino Sardo, il Prosciutto di Parma e il Prosciutto di San Daniele, per un totale di 26 marchi.
Sicuramente un passo avanti per la tutela dei prodotti italiani e del vino italiano in particolare ma alcuni dubbi mi vengono e li espongo.
Il primo riguarda la falsificazione delle etichette, che ha da sempre riguardato vini famosi e costosi, quindi mi chiedo quale protezione serva a vini che (pur di qualità) non spuntano certo cifre con due o tre zeri. Inoltre i falsi hanno sempre riguardato la veste grafica, proponendo vini con etichette quasi uguali a quelle originali ma con nomi di fantasia simili al vero nome di fantasia del vino e lasciando in secondo piano la denominazione, un concetto che per i neofiti bevitori cinesi è trascurabile.
Dall’elenco mancano poi vini importantissimi come il Chianti Classico e l’Amarone della Valpolicella. Il perché non si conosce ma pare che faranno parte della “seconda ondata” di 175 prodotti che entro quattro anni dovrebbe seguire i primi 100.
Inoltre, spesso e volentieri i falsi arrivano proprio dal nostro paese e non vengono per niente “prodotti in loco”.
In definitiva credo che questo accordo possa servire soprattutto ai prodotti alimentari come il Parmigiano Reggiano, che ha un “brand” praticamente unico, più che ai vini italiani di quelle denominazioni, dove l’enorme numero di etichette rende molto difficile circoscrivere la frode.
Per capirci: di Sassitaia, Sassitalia, Sassimito oppure di etichette famose rivisitate di Brunello (che non si chiamano Brunello) sono piene le fiere cinesi, mentre non credo ci sia un proliferare di “Tardolino Superiore” o di “Folcetto d’Alba”.
Staremo a vedere.