Sono tempi tragici e la morte per un problema cardiaco di Gianni Mura all’ospedale di Senigallia lo testimonia. Una scomparsa che mi colpisce in maniera particolare perché una penna come la sua nasce una volta ogni cento anni e un uomo come lui sarà difficile da ritrovare. Penso a sua moglie Paola a cui vanno le mie condoglianze e quelle di tutta la redazione
Gianni era più che una firma storica del giornalismo italiano, era un faro a cui molti, io per prim,o mi ispiravo. Aveva cultura di altri tempi ed era un uomo di altri tempi.
Allievo, poi amico di Gianni Brera riusciva sempre a presentare grandi storie condite di sapienza e ironia. I suoi resoconti dal Giro d’Italia o dal Tour de France erano da soli il motivo per acquistare Repubblica. Lo stesso per quanto riguardava la rubrica “Cattivi Pensieri” che la domenica mattina dava un senso a sonnecchiose giornate di festa.
Amava la poesia, forse come ultimo rifugio dove poter dare il giusto peso alle parole e ai silenzi. L’ultima mail che ci siamo scambiati sarà di due mesi fa e si parlava dell’uso smodato e fuori posto della tecnologia. Chiudeva la sua mail scrivendo “Si tratta di resistere, ciascuno come può. Altra via non vedo.”
Purtroppo caro Gianni, quella via non la vedrai più, almeno su questa terra.
Da oggi mi sento più povero. Brinderò a te e a un futuro sicuramente peggiore senza le tue parole.