E’ morto Erwin Stricker!3 min read

Mi scuso con i lettori ma ci sono certe notizie che noi amanti del cibo ma anche della montagna ed  in particolare dello sci, non possiamo non dare.

E’ morto stamani all’ospedale di Bolzano, all’età di 60 anni,  Erwin Stricker.

Non l’ho mai conosciuto di persona ma per me, sciatore folle e follemente innamorato di qualsiasi pendenza con sopra della neve Erwin era il maestro, l’uomo a cui ispirarsi. Faceva parte della Valanga Azzurra, ne era uno dei trascinatori. Non avendo mai vinto una gara in Coppa del mondo ed in più avendo buttato alle ortiche un titolo mondiale in combinata a Saint Moritz nel 1974, si era cucito addosso l’abito del perdente di lusso.

Ma Erwin era tanto, tanto di più: era molto del genio (in quel gruppo era difficile esserne l’unico depositario) e tutta la sregolatezza della Valanga Azzurra. Era un tedesco con l’animo del toscano burlone e sarebbe stato bene accanto al Conte Mascetti in Amici Miei. Accanto a nomi come Thoeni, Gros, Schmalzl il “soldatino” Pietragiovanna, Anzi, Besson, Varallo, Radici, De Chiesa,  Erwin era l’ideale di noi giovani amanti di quello sport che l’Italia “di massa” aveva conosciuto da poco.

Erano i tempi in cui andavi in montagna per sciare di giorno e fare tardi la notte, ben sapendo che così non saresti mai diventato un grande campione. Erano anche i tempi però in cui per allenarti, qui in Toscana, dovevi fare salti mortali ed in cui le mamme (la mia in particolare) si sorbivano centinaia di chilometri in auto la settimana per farti allenare. Erano i tempi in cui la montagna per te era l’unico mondo, un mondo pulito, giusto, dove c’erano delle regole e andavano rispettate. Si, perché potevi scegliere di fare tardi, ma se c’era la gara il giorno dopo o volevi fare le cose per bene, con serietà, alle 9 eri a letto ed in alcuni rifugi, alle 10, levavano anche la luce. In questo mondo di rigore, voglia di sfondare e pure di divertirsi Erwin era il nostro nume tutelare. Lui per noi, Cavallo Pazzo per tutti, riusciva nell’impresa di allenarsi, gareggiare alla pari con i migliori del mondo e divertirsi. Tifavamo per lui grazie alla radio ed uno dei momenti più belli dei migliori anni della mia vita fu quando, seduto in seggiovia con gli sci ai piedi ascoltai, nel 1974, l’ordine d’arrivo dello slalom gigante di Berchtesgaden. Me lo ricordo ancora l’altoparlante gracchiante che sembrò schiarirsi la voce per l’occasione, recitare “Gros, Thoeni, Stricker, Schmalzl, Pietragiovanna” . Praticamente mi buttai dalla seggiovia per andare ad abbracciare gli altri del mio gruppo. Eravamo felici come se fossimo stati noi a classificarci. Forse  dopo Italia-Germania  4 a 3 quello fu il momento in cui capimmo che nello sport (e non solo) non eravamo inferiori a nessuno.

Oggi Erwin hai portato con te quel ricordo, quegli anni, quel sognare, quel vivere con la felicità che ti usciva da tutti i pori senza che te ne accorgessi.

Che la terra sia la più leggera possibile e che la neve arrivi presto per portarti su quei monti che ti hanno voluto bene.

Ciao Erwin

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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