E’ arrivato il vino di Banana IGT (IGT?) e io devo stare con le mani in mano?2 min read

La notizia è di quelle che se scritta su un cartellone pubblicitario ti fa tornare indietro, incredulo, per  rileggerla. Dalle Canarie è arrivato in Italia Platè, il primo vino di Banana IGT.

Se uno riesce prima a crederci e poi a non sorridere pensando magari alla forma che potrebbe avere la bottiglia (in realtà non è a forma di banana, sarebbe troppo) è interessante cercare di capire come si possa ottenere un vino dalle banane. Da quello che ci dicono si procede nello stesso modo dell’uva: si raccolgono mature, si sbucciano (non si diraspano) e poi (cito dal comunicato stampa) “La polpa, tritata finemente viene fermenta a freddo in contenitori di acciaio inox grazie all’aggiunta dei lieviti.”

Se di notte tutti i gatti sono neri e se ogni salmo finisce in gloria anche ogni frutto può fermentare, basta ci siano zuccheri e un minimo di parte liquida, che però nella banana non è certo in primo piano.

Comunque il vino c’è, come detto si chiama Platé ed esiste addirittura in due versioni, fruttato e semisecco. La bottiglia non è a forma di banana e quasi sicuramente il vino avrà il profumo e il gusto di banana e, ci dicono, anche di frutto della passione (che ci sia dentro del sauvignon neozelandese?)

In un mondo che cambia forse ci toccherà anche assaggiarlo: il semisecco per esempio pare abbia “una leggera dolcezza, ben bilanciata con l’acidità presente e  sia ottimo per accompagnare aperitivi, carne bianche, risotti o pesci alla griglia”. Se lo dicono loro… Niente sappiamo sui dati tecnici come grado alcolico, acidità, pH ma forse sulle banane tutto è un po’ “arrotondato” (m’è scappata).

La cosa che non riesco a capire è perché il vino sia IGT: vuol dire che alle Canarie, anzi a Fuerteventura, esiste un disciplinare di produzione del vino di banana?

L’unica cosa veramente seria che conferisce un senso al prodotto è il fatto che milioni di quintali di banane vanno regolarmente al macero per mancanza di acquirenti e quindi questo prodotto può dare un introito ai coltivatori.

Che dire? Speriamo solo che con il continuo aumento di temperatura,tra alcuni anni, in qualche zona dello stivale non venga creata la MGA Ciquita.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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