Mentre a giugno ero nei Colli Tortonesi e giravo per vigne sentii qualcuno parlare ma non capivo da dove provenissero le voci. Curioso come un gatto curioso, mi misi comunque ad ascoltare.
Voce A: “Non è giusto! Noi siamo qui da sempre mentre lui è arrivato da poco ma ormai si parla solo di quello lì”
Voce B: “Pensa che vent’anni fa era praticamente sparito, morto. L’hanno ripreso per il picciolo altrimenti non se ne sarebbe sentito più parlare”.
Voce A: “Poi è bianco! Noi invece siamo belli rossi, diamo colore alla vita ma siamo considerati sempre meno”.
Voce B: “Bravo, noi abbiamo freschezza, profumi e vitalità da vendere. Dobbiamo dirlo forte.”
In quel momento capii che il dialogo si svolgeva tra due grappoli di barbera e… mi svegliai.
Scusate se ho utilizzato il sogno per presentare una mia fantasia, ma mi sembrava giusto iniziare così quest’articolo sulla Barbera dei Colli Tortonesi, territorio dove oramai il vitigno principe è diventato il Timorasso, relegando quest’uva rossa al ruolo, mediatico, di comprimario. Eppure tutti i produttori locali di Timorasso producono anche Barbera, vitigno che da sempre si trova in zona.
In realtà i produttori le danno la logica e giusta importanza, tanto che è stata creata anche la sottozona Monleale e naturalmente il disciplinare comprende sia La Barbera Superiore che la Barbera Riserva.
Il nostro assaggio ha visto in campo una trentina di Barbera: una delle cose che ci interessava di più era capire le particolarità di questo vino in questo territorio, cosa avesse di simile o di diverso dalle altre Barbera famose, soprattutto rispetto alla Barbera d’Asti e alla Barbera D’Alba. Avendo assaggiato varie tipologie, dalla fresca e giovanissima alle Monleale di qualche anno passate in legno non è facile creare un filo conduttore, specie se vogliamo confrontarci con altri, ma alla fine una linea l’abbiamo trovata.
La prima cosa che abbiamo notato è che le Barbera dei Colli Tortonesi hanno innata una “resistenza all’invecchiamento”, che porta da una parte i vini giovani a mantenere intatto il frutto per almeno 2-3 anni e dall’altra quelle in legno a conservare la classica acidità che riesce quasi sempre a vincere il confronto con la barrique o con la botte grande.
Anche se le nostre preferenze vanno, come sempre, verso la Barbera giovane dobbiamo ammettere che alcune espressioni in legno, anche con qualche anno sulle spalle, ci hanno sorpreso per giovinezza, freschezza e equilibrio.
Quindi siamo di fronte a delle Barbera molto tipiche dal punto di vista aromatico, con una buona freschezza anche in anni caldi e che invecchiano bene, mantenendo le caratteristiche aromatiche in bella evidenza. Sono quindi vini piacevoli e, specie quelle giovani non in legno, si avvicinano tanto al nostro ideale di vino da tutti i giorni.
Tornando al confronto con le altre Barbera sicuramente hanno più freschezza ma un po’ meno corpo rispetto alle Barbera d’Alba, mentre sono un po’ più equilibrate rispetto a quelle d’Asti, anche nel digerire il legno.
Insomma, alla fine i discorsi di quei grappoli non erano campati in aria!