Coda di Volpe, bianco irpino sconosciuto per Garantito IGP2 min read

 C’è un bianco gentile e potente, discreto ed efficace, che ancora deve farsi largo tra gli appassionati nonostante sia assolutamente tipico e capace di regalare sensazioni incredibili con il passare degli anni. Si tratta della Coda di Volpe, usata in passato per tagliare il Fiano e il Greco perché parte con una base meno acida.

La cultura del vitigno unico in bottiglia in questo caso ha avuto il grande merito di far scoprire le meraviglie di questa uva diffusa in Irpinia e nel Sannio oltre che confusa con il Pallagrello Bianco a Caserta.
Secondo me è il vero vino da intenditori in Campania e molti produttori producono bottiglie eccellenti.

La migliore in questo momento è la Coda di Volpe 2010 di Michele Perillo a Castelfranci, che esce con quattro anni di ritardo rispetto alla vendemmia e regala emozioni e sfumature davvero eccezionali.
Molto buona quella di Tenuta del Cavalier Pepe: il vino si chiama Bianco di Bellona e regala soddisfazioni agli appassionati oltre che mostrare una particolare propensione all’invecchiamento.

Fresca e minerale la Coda di Volpe di Traerte, la nuova azienda di Raffaele Troisi, ex Vadiaperti il cui padre Tonino è stato il primo ad imbottigliarla.

Sempre in Irpinia, notevole la Coda di Volpe di Donnachiara a Montefalcione, ricca e suadente.
La storia di questo vitigno è a Masseria Murata a Mercogliano, l’azienda sotto l’abbazia che produce un ottimo prodotto ben resistente agli anni.

Ancora, a Candida c’è la Coda di Volpe di Contrada mentre a Salza Irpina è storica quella di Di Meo.
Nel Sannio due sono quelle da incorniciare: la Coda di Volpe di Fattoria La Rivolta, da sempre a nostro giudizio il miglior vino aziendale, e la Coda di Volpe della Fattoria Ciabrelli a Castelvenere, davvero fresca e di buon corpo.
Cosa si può fare con la Coda di Volpe? Praticamente tutto: dal pesce alle carni bianche, dalle paste con i legumi o con le patate alla mozzarella di bufala e ai formaggi freschi. Un bianco poliedrico, da sostenere decisi in questo periodo perché presenta sempre un incredibile rapporto tra qualità e prezzo, decisamente vantaggioso per chi stappa più che per chi tappa:-)

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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