Carlo Pigini Campanari forse non era molto conosciuto fuori dai confini enoici delle Marche e quindi la sua morte potrebbe essere ascritta a un “lutto regionale”, passandola quasi sotto silenzio.
In realtà Carlo, che ho avuto la fortuna di conoscere quasi 30 anni fa, è stato un “tranquillo rivoluzionario” per il mondo del vino marchigiano e italiano perchè molto prima che se ne parlasse ha fatto conoscere agli appassionati italiani una realtà oggi incontrovertibile: i vini bianchi possono invecchiare!
Iniziò a dimostrarlo a metà degli anni ’80 con un vino che è ancora un’icona dei bianchi italiani, il Verdicchio dei Castelli di Jesi Cuprese, divenuto poi insegnamento per tutti quelli che successivamente hanno proposto vini bianchi da invecchiamento.
Un vino da invecchiamento che non ha mai visto un centimetro di legno, un qualcosa di assolutamente rivoluzionario che si “scontrava” con la pacata bonomia del carattere di Carlo, persona gentilissima, decisa e precisa nel suo lavoro.
L’ultima volta che ci ho parlato è stato lo scorso anno, quando abbiamo premiato il Cuprese come miglior bianco italiano e anche se lui non aveva più in mano le redini del vino mi era sembrato giusto farlo partecipe del riconoscimento. Da quell’intervista estrapolo queste poche righe che sembrano adesso un testamento enoico dell’uomo che ha creato uno dei più grandi bianchi italiani.

“Intanto per capire come nasce il Cuprese bisogna pensare all’enologia di quegli anni, quando c’era la vinificazione in “semirosso” del Verdicchio e poi molti interventi di tipo chimico-fisico, come l’uso del carbone decolorante. Il Verdicchio nasceva con una grande quantità di polifenoli che poi venivano tolti con chiarifiche e trattamenti vari. Volevo uscire da quel meccanismo e seguire la filosofia che “il vino meno lo tocchi e meglio è”. Il Cuprese nasce anche da viaggi in Francia alla ricerca di lieviti adatti. Nel 1985, venendo dall’esperienza avuta con i vini spumanti, introdussi la pressatura soffice usando le prima Vaslin arrivata nelle Marche e utilizzando solo il mosto di sgrondo e non di pressature più importanti. Il Primo Cuprese nacque da una selezione di vigneti praticamente solo del territorio del comune di Cupramontana, erano circa una ventina di vigneti.”
Carlo ci ha lasciati oggi, a 79 anni, ma 40 anni prima era stato il primo nelle Marche è uno dei primi in Italia a pensare in grande. Questo gli verrà sempre riconosciuto e io sono il primo a ringraziarlo per averci insegnato tanto nonchè per avermi onorato con la sua amicizia.
Chiunque apprezzi i grandi bianchi che possono maturare per molti anni dovrebbe ringraziare Carlo stappando almeno una bottiglia, magari di Cuprese.
Ciao Carlo, che la terra ti sia lieve