Che bello assaggiare Verdicchio “d’antan”5 min read

Lo abbiamo sempre sostenuto che il Verdicchio è un vino che invecchia bene e allora quest’anno in occasione dei nostri assaggi annuali, abbiamo pensato anche di dimostrarlo “dati alla mano”.
Per  questo abbiamo chiesto ai produttori marchigiani almeno una bottiglia di un loro verdicchio di un’annata precedente al 2004. Come risultato ecco una trentina di vini dal 2003 al 1992 per una degustazione che non solo ci ha confermato l’assunto ma ci ha fatto incontrare dei gran bei vini.

Per prima cosa devo ringraziare tutte le cantine che hanno aderito al nostro invito. In ordine assolutamente sparso: Mancinelli, Mecella, Fazi Battaglia, Colonnara, Belisario, Moncaro, Fattoria San Lorenzo, Bonci, Umani Ronchi,, Bucci, Ceci, Brunori, Garofoli, Santa Barbara, Pievalta-Barone Pizzini, Monteschiavo, Andrea Felici (a fine articolo troverete l’elenco completo dei vini).

Quasi tutti nomi molto famosi, conosciuti da chi è appassionato di Verdicchio. Da notare due aziende di Matelica (Belisario e Enzo Mecella) che hanno presentato alcune delle bottiglie più vecchie, precisamente un 1993 ed un 2000 (Mecella) ed un 1994 (Belisario). Partiamo da questi: nel 1993 di Mecella ci siamo scontrati subito in una caratteristica aromatica molto particolare, dei sentori di idrocarburo che, accanto a note metalliche ci riportavano diretti ai riesling renani. Le stesse note le abbiamo ritrovate in due bottiglie di Ceci e  Brunori del 2000 e nel San Michele 2001 di Bonci. IL 1994 di Belisario era invece ancora molto fresco con un naso dove le note mandorlate imperavano.

Bisogna dire che in una degustazione bendata di vecchi verdicchi le differenze tra Matelica e Jesi sfumano. Per esempio il Cuprese 1994 di Colonnara poteva passare tranquillamente per un (gran) Verdicchio di Matelica, mentre Mecella 2000 giocava le sue carte più sul corpo che sulla freschezza.

A proposito di freschezza e di acidità. Anche se questa non è una delle caratteristiche principali del verdicchio le nostre note di degustazione  riportano spessissimo la voce “freschezza”, in alcuni casi per significare anche una perfetta tenuta nel tempo.

Ed il tempo, essendo galantuomo, ha smussato anche le eccessive note di legno, presentandoci vini equilibrati adesso ma probabilmente fortemente legnosi appena entrati in commercio. È il caso del San Sisto 1993 di Fazi Battaglia, con un legno ancora ben presente ma ora perfettamente fuso ad un vino ancora giovanissimo. Probabilmente il dosaggio del legno veniva calibrato anno dopo anno ed infatti se ne trova molto meno nel San Sisto 1995 che ha mostrato, come il cugino, una invidiabile giovinezza.
Chiudiamo l’argomento legno affermando che in questa degustazione non è mai stato un problema, anche in vini più giovani e notoriamente passati in barrique come lo Stefano Antonucci del 2002.

Ma il verdicchio è anche e soprattutto un vino bianco con corpo e struttura ed i vini classificabili in questa categoria sono stati molti: partiamo dal 1998 di Moncaro e Fattoria San Lorenzo per passare ai 2001 di Moncaro, Garofoli, Bucci e Bonci  ed al 2003 di Monteschiavo. Tutti questi vini non erano solo  giovani, erano giovani, cicciuti strutturati e con possibilità di miglioramento, quindi non ancora destinati ad un dorato viale del tramonto.

E stiamo parlando di bottiglie che hanno mediamente 10 anni. Ora vorrei sapere da voi in quanti ristoranti avete trovato verdicchi di 8-10 anni in carta. Il nostro consiglio quindi è questo: quando vi capita (trovandole magari a prezzi “classicamente” bassi) non perdete l’occasione. Diciamo che adesso il limite oltre il quale il rischio può essere alto  è la vendemmia 1998. Da lì in avanti, se si parla di aziende serie ed importanti,  stappate tranquillamente.

Infatti anche i vini di Andrea Felici, Mancinelli, Umani Ronchi e Barone Pizzini, pur non essendo eccelsi, hanno mostrato belle complessità aromatiche e strutture per niente cedevoli.

In definitiva quello che pensavamo di ottenere l’abbiamo ottenuto: adesso siamo sicuri che il Verdicchio è un bianco che può invecchiare bene. I nostri assaggi hanno riguardato essenzialmente i superiori e le riserve ed indubbiamente, a partire dal 1998-2000 le migliori uve sono andate in questi vini. Però negli anni pionieristici (1995 e precedenti) questa differenziazione decade  e, per gli appassionati “cercatori di tesori”, trovare ancora oggi ottimi verdicchi “base” di quegli anni non è impossibile.

Bisogna adesso convincere di questo in primo luogo i produttori, perché si tengano in casa un discreto numero di bottiglie e successivamente i ristoratori, perché non considerino più questo bianco marchigiano alla stregua di uno dei tanti biancucci d’annata che costellano (purtroppo) il nostro stivale.

Vini degustati  in ordine di annata (quelli con problemi di tappo sono segnalati)

Mancinelli , Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Podere Santa Maria del Fiore 1992/ tappo
Mecella,  Verdicchio di  Matelica  Casa Fosca  Sotto le Querce 1993   
Fazi Battaglia, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico  San Sisto 1993  
Colonnara,  Verdicchio dei Castelli di Jesi classico  Riserva Cuprese  1994  
Belisario, verdicchio di Matelica 1994  
Fazi Battaglia, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva  San Sisto 1995
Moncaro,   Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Vigna Novali 1998
Fattoria San Lorenzo, Marche IGt  Il San Lorenzo   1998
Bonci, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore  San Michele  1999/ tappo
Umani Ronchi, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Plenio 1999
Mecella,  Verdicchio di  Matelica  Casa Fosca  Sotto le Querce 2000
Bucci, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci  2000
Ceci, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico  Santa Maria d’ Arco 2000
Brunori , Verdicchio dei Castelli di jesi Classico Superiore  Vigneto San Niccolò 2000
Ceci, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Santa Maria d’ Arco 2001
Moncaro, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva  Vigna Novali 2001
Garofoli, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Podium 2001
Colonnara, verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Cuprese 2001/tappo
Bucci, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci  2001
Bonci, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore  San Michele  2001
Santa Barbara Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico  Stefano Antonucci 2002
Ceci, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Santa Maria d’ Arco 2002
Pievalta -Barone Pizzini, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore San Paolo 2003
Moncaro, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva  Vigna Novali 2003
Ceci, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Santa Maria d’ Arco 2003
Monteschiavo, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva  Le giuncare 2003
Andrea Felici, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Il Cantico  2003
Mancinelli, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore  Podere Santa Maria del Fiore 2003,

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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