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Il vignaiolo universale. La cultura nel bicchiere
La crisi provocata dallo scandalo al metanolo nel 1986 ha prodotto numerosi cambiamenti nel vino italiano, anzi, una vera e propria rivoluzione
La crisi provocata dallo scandalo al metanolo nel 1986 ha prodotto numerosi cambiamenti nel vino italiano, anzi, una vera e propria rivoluzione
il vignaiolo dei Colli Berici Andrea Mattiello possiede nella sua azienda un bellissimo vigneto di carmenère, vitigno confuso per anni con il cabernet franc, grazie al quale da vita a questo vino che riesce a coniugare egregiamente la speziatura e la nota vegetale tipica della varietà con l’anima schietta e sincera del territorio veneto.
La storia dei Tissot inizia nel 1962 quando André e Mireille decidono di iniziare a produrre vini in Jura, esattamente a Montigny les Arsures (pochi chilometri da Arbois), con l’obiettivo di produrre vini di qualità che valorizzassero al massimo le specificità del territorio.
Non c’è dubbio che Moron sia uno dei cru del comune di Negrar, nella Valpolicella Classica, e che da lì venga uno dei vini più “classici” della zona, ossia il Recioto che fa la Cantina Valpolicella.
Chiamasi “alla pilota” il risotto che nel Mantovano si fa sgranato, non mantecato, e condito con il pistume, ossia la carne di maiale tagliata a coltello nella medesima maniera con la quale si prepara per il confezionamento del salame. Chiamasi invece “col puntèl” il risotto alla pilota rinforzato con una braciola o con delle costine di maiale cotte a parte e poi posate sopra al riso direttamente nel piatto.
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Questo 109 con la sua freschezza, sapidità, note vegetali e agrumate che rimandano al pompelmo, unite ad accenni tannici e con un fin di bocca piacevolmente amarognolo, ben rappresenta la tipologia.
Del Torcolato abbiamo più volte scritto, è un vino prodotto dalle uve appassite di vespaiola e si può presentare con stili assai differenti.
Vai alla cena per la giuria del premio Gambelli 2018 (premiazione 15/2 all’anteprima del Nobile) e a tavola ti imbatti quasi per caso in questo pulito, fresco e fruttato sangiovese.
Quello dell’extravergine, in Italia, è un argomento delicatissimo: quando se ne parla, spesso corrono lunghi brividi. Brividi che si moltiplicano quando si discetta di classificazioni e di tipologie.
Una formula easy nel quartiere Trieste che da un anno a questa parte sta incontrando il favore degli appassionati che possono stappare quello che vogliono senza problemi, compresi i grandi Bordeaux o i costosi Borgogna.