Tutte le agenzie e tutti i siti legati al vino stanno battendo la notizia che sarebbe un ex dipendente il responsabile della distruzione dei 600 ettolitri di Brunello a Case Basse.
L’uomo, Andrea Diggisi, avrebbe compiuto l’atto vandalico per vendetta o per essere stato licenziato o perché non avrebbe avuto l’assegnazione di un alloggio aziendale.
E’ in corso a Siena una conferenza stampa per chiarire almeno i motivi dell’arresto, mentre sui perché e percome dovremo aspettare.
A questo punto vorrei comunque ricordare una cosa e cioè che per la legge italiana uno è innocente fino a quando non risulta, a fine processo, colpevole. Detto questo, se effettivamente le indagini avessero centrato il bersaglio (anche in tempi non certo biblici, quindi un bravo alle forse dell’ordine e doveroso) quella cappa nera, composta da sospetti, da mezze frasi e pure da frasi intere, che gravava sopra a Montalcino, al suo vino ed ai suoi produttori andrà diradandosi velocemente.
Occorre ricordare che i produttori di Montalcino assieme al consorzio si erano già mossi per dimostrare la loro reale vicinanza alla famiglia Soldera e per far capire al mondo che Montalcino non è un covo di delinquenti o un luogo di malaffare.
Adesso credo occorra continuare su questa strada, quella dell’unione, della solidarietà, del “gruppo”, che penso abbia permesso anche alle forze dell’ordine di lavorare in tranquillità e di centrare velocemente l’obiettivo.
Dopo che Gianfranco ha rifiutato l’idea di un “Brunello per Soldera”, credo sia comunque giusto continuare la strada iniziata e portare avanti l’idea di una gigantesca asta (dove tutti produttori metteranno i loro vini) che possa far raccogliere fondi per un progetto di valenza sociale per Montalcino. Quest’idea, di cui hanno parlato da alcuni giorni giornalisti come Franco Ziliani, sarebbe il modo migliore per far capire che Montalcino non dimentica ma è accanto ora e sempre a chi subisce una cosa terribile come quella occorsa a Case Basse.